Bando Erp, Pierri (UI): “Evitare il rischio di impugnazione per incostituzionalità”

Firenze – Il problema dell’emergenza abitativa? Complesso, immenso, che accompagna da anni Firenze e il Paese, e che si ripropone in tutta la sua drammaticità a giugno, quando si interromperà il blocco degli sfratti.

All’interno della questione tuttavia si pone un altro nodo, questa volta a livello comunale. Infatti, come hanno spiegato in un incontro con la stampa stamattina Pietro Pierri, segretario fiorentino dell’Unione Inquilini, Sandro Targetti della Rete Antisfratto Fiorentina e Sportello Solidale per la Casa, Marzia Mecocci, del Movimento di Lotta per la Casa, il nuovo bando Erp che dovrebbe uscire a breve, a distanza di 5 anni dall’ultimo (le ultime esternazioni dell’amministrazione lo davano per fine marzo, ma secondo alcune voci si potrebbe slittare ancora di qualche ulteriore settimana) potrebbe essere un bando con varie criticità, che mostra il fianco a fondate contestazioni.

Le ragioni le spiega il segretario dell’Unione Inquilini Firenze Pietro Pierri. “Due volte la corte Costituzionale è intervenuta per cassare due norme che riguardano le leggi regionali sull’Erp: quella lombarda, nel 2020, e quella dell’Abruzzo, nel 2021, su istanza dell’Unione Inquilini dell’Abruzzo. In buona sostanza, la norma su cui è caduta la pronuncia di incostituzionalità della Corte è la stessa, vale a dire la norma che pone come requisito per l’accesso al bando, i 5 anni di residenza nel territorio o i 5 anni di lavoro nel Comune. Questo è stato considerato dalla Corte Costituzionale irragionevole, in quanto non ha nessuna connessione con il bisogno. Il bisogno è bisogno, come si può legare a un criterio che intanto non è oggettivo (si può passare da 5 anni, a 7, a 10, l’opzione è tutta politica) ma che parrebbe condizionare un diritto fondamentale come quello alla casa”. Ma in che modo le sentenze 44/2020 e 9/2021 della Corte Costituzionale condizionano la legge toscana e i bandi Erp in uscita?

“L’art.2 allegato A della legge 2/2020, vale a dire la legge regionale sull’Erp, contiene una norma del tutto assimilabile a quelle sanzionate dalla Corte, introducendo un limite cronologico all’accesso al bando, vale a dire i 5 anni di residenza sul territorio regionale. Un requisito di storicità di presenza che, come dimostrato dalle sentenze citate, viene considerato incostituzionale dalla Suprema Corte”.

“La conseguenza, se il bando non risultasse allineato alle indicazioni della Suprema Corte, sarebbe – continua Pierri – l’uscita di un nuovo bando comunale che vacilla. Allora, i problemi sono: in primo luogo non è giusto; in secondo luogo, se la Corte Costituzionale pone un principio, una ragione di tipo ordinamentale, impone l’adeguamento a questo; terza questione, la più importante a livello concreto, è il rischio che si butti all’aria un bando che ha richiesto svariati anni per uscire e su cui si appuntano fortissime speranze da parte di migliaia di persone. Il rischio, in altre parole, è che si invalidi il bando così faticosamente raggiunto, magari se anche solo uno, trovandosi nella giusta casella, avanza un’impugnativa mettendo nel nulla le attese e le speranze di 3-4mila famiglie (solo su Firenze)”.

Tirando le fila,  ecco in prima battuta le richieste: “In primo luogo la Regione disponga un tavolo negoziale per una radicale revisione di una legge che presenta diversi aspetti critici e svariate incongruenze, in particolare circa la norma di cui si è parlato, o in subordine il Comune di Firenze, in via di autotutela, pensi all’opportunità non inserire in maniera formale nell’avviso di bando questa previsione”.

Insomma, il requisito per l’accesso definito dalla residenza in cinque anni, “rischia di tagliare fuori fette significative di utenza, fra le più bisognose o perlomeno bisognose quanto gli altri. E’ necessario escludere, come dice la stessa Corte, normative non inclusive -dice il segretario dell’UI – un punto importante anche perché nella previsione attuale di un aumento vertiginoso degli sfratti, si unisce a un’altra domanda: quali strumenti abbiamo per fronteggiarli?  I fondi di contributo per l’affitto in pratica non sono quasi rifinanziati e in ogni caso non sono, come dimostrato, sufficienti. Perciò, la domanda è:  come si stanno organizzando le amministrazioni per predisporre un piano, anche emergenziale, di risposta?”. Ci sono alloggi volano? Ci sono delle convenzioni con qualche privato? Son stati messi a disposizione degli spazi pubblici con la celerità che occorre laddove dovesse scatenarsi il fenomeno, come è successo con l’emergenza covid, ad esempio, per la quale sono stati trovati con efficienza degli spazi pubblici da destinare, senza ricorrere ai tendoni? “Siccome di tutto ciò non c’è traccia – conclude Pierri – siamo senz’altro molto preoccupati che si arrivi al punto in cui ci si deve arrangiare”. Per quanto riguarda gli spazi vuoti, che esistono, dagli 800 alloggi vuoti del patrimonio Erp solo a Firenze, agli spazi pubblici non utilizzati, “sono anni – dice Pierri – che ne chiediamo l’utilizzazione. L’emergenza richiede risposte emergenziali. Tante volte ci siamo trovati di fronte a bizantinismi burocratici, come lo stop per le famiglie che potrebbero e vorrebbero mettere a norma esse stesse un’eventuale alloggio da assegnazione. Un problema facilmente superabile, quello della certificazione per la correttezza dei lavori con cui si bloccano le richieste di autoriqualificazione delle famiglie, in quanto si potrebbe richiedere agli inquilini di presentare una ditta certificata che operi con la conformità dei lavori”. Oppure, qualcuno suggerisce un controllo successivo.

“Se è necessario e urgente allineare il bando Erp con le sentenze della Corte Costituzionale – dice Targetti, della Raf –  c’è anche un problema più generale, che è: che succede il 30 giugno, giorno in cui cade il blocco degli sfratti, ma già da ora con le finite locazioni, se non c’è un piano straordinario per la casa, nazionale in primis ma anche locale? Come viene chiesta la proroga dei licenziamenti fino a quando non esista un piano o di riconversione produttiva o di garanzia affinché la gente non rimanga senza reddito, altrettanto, in mancanza di un piano casa che dia una risposta da casa a casa, gli sfratti non si possono fare”. Quindi: nuova proroga. E se questa non ci sarà, la previsione è tempestosa, perché il bisogno non scompare. Senza considerare che da fine marzo sono già in essere i primi sfratti del dopo covid per finita locazione: sono quelli non prorogati dalla norma. E, fra quelli presentati agli sportelli dell’Unione Inquilini, quelli del Sunia, qualcuno al Movimento e agli sportelli solidali, considerando che non sono stati tutti intercettati, l’ipotesi è che si parta con una tranche, da marzo a giugno, di almeno un centinio di famiglie.

Bisogno, necessità di alloggi volano e conseguenze sociali, una limpida disanima di ciò che si rischia in assenza di strumenti capaci di dare risposte, anche limitate, anche provvisorie, viene offerta dal segretario dell’Unione Inquilini. “Ricordiamo intanto un punto importante: la Toscana ha un triste primato nazionale, quello della maggiore incidenza dei provvedimenti di sfratto e della loro esecuzione rispetto al numero delle famiglie, che vedono una famiglia sotto sfratto ogni 700 in Toscana, mentre a livello nazionale si parla di una famiglia ogni mille – dice Pierri – a questi numeri si aggiungeranno nella sola Firenze circa un migliaio di ulteriori sfratti. Ora, è necessario prevedere alloggi anche “volano”, con buona pace di chi teme la precarietà di queste situazioni. Il motivo è che, se si pensa a tutte le famiglie che hanno ragazzi, figlioli, se l’alternativa deve essere la macchina, il freddo, ben vengano gli alloggi volano, in cui almeno non viene compromessa quella dignità fondamentale che riguarda l’essere umano e che accompagni progressivamente all’alloggio stabile la famiglia, sottraendola nel contempo a situazioni davvero inumane. Sul punto, vorrei spendere due parole sulle occupazioni. Conoscete una famiglia che si diverte a farle? E’ un atto che ripugna, che sei costretto a compiere. Allora, non si può da un lato criminalizzare le occupazioni con un malinteso concetto di legalità quando la prima illegalità viene da un ordinamento che deve garantire diritti e predisporre strumenti e interventi, mentre non lo fa. C’è uno sfasamento dei piani, e la conclusione è la necessità, assoluta e non più rinviabile, di un piano organico per la casa”.

Inoltre, sempre dall’Unione Inquilini, giunge anche un richiamo “ai fondi che giacerebbero alla Cdp (Cassa depositi e prestiti) per l’Erp”, come ricordano dal sindacato. “Si tratta di circa un miliardo di euro per l’edilizia popolare, ad ora inutilizzati a causa dei veti incrociati delle Regioni sulle ripartizioni”. Fondo che giacerebbe “inutilizzato da venti anni”. Inoltre, il richiamo è anche al famoso annuncio del piano casa annunciato da Nardella. “Un piano da 400 milioni di euro – dicono da UI – realizzabile in 5 anni. Siamo già a metà mandato del sindaco. Vorremmo chiedere a Nardella le risultanze”.

Fra le varie questioni toccate, un riaggancio al problema delle famiglie in stato di necessità secondo la gestione attuale viene fatto da Marzia Mecocci, del Movimento di lotta per la Casa. “L’accento è da mettere anche sulle condizioni delle famiglie nelle strutture. Spesso, nelle soluzioni caritative, ciò che le famiglie perdono è un profilo importantissimo, quello dell’autonomia. Infatti, spesso le famiglie che si trovano nelle strutture devono soggiacere a una quotidianità di attesa e puro assistenzialismo, dall’attesa del pasto,  all’organizzazione dei bisogni. Il problema è il costo, che è altissimo per l’ente pubblico, senza dare futuro. Si parla di un costo di 500 euro a persona, che per una famiglia di 3 persone è già di 1500 euro. Perché non cercare affitti da  7-800 euro con la possibilità per il nucleo famigliare di provvedere con quel poco che hanno ai propri bisogni in modo autonomo, con risparmio da parte degli enti pubblici? Serve un cambio di passo”.

Conclude Pierri: “Si parte da una necessità immediata concreta, cui dare risposta subito, poi si procede a piani di medio  elungo temrine, insomma a un piano orgnico. Quando si sente la necessità da parte dell’amministrazione di lanciare un piano casa da 400milioni di euro significa che il problema è ben compreso, ma il passaggio successivo è procedere a una convocazione di tavolo allargato di confronto, con un’esposizione delle linee di massima, compresi gli affidamenti e poi, si operi. Altrimenti, si vive in una continua reality a livello locale. E’ necessaria una pianificazione per non avere un effetto sorpresa. La disorganizzazione cade inevitabilmente sui più deboli. E questo non ce lo possiamo più permettere”.

Intanto, il dato degli sfratti per morosità incolpevole che aumenta a dismisura, i numeri altissimi del disagio abitativo in Regione (più di 80 mila famiglie soffrono le problematiche legate alla casa), inducono i sindacati degli inquilini oltre a Cgil, Cisl e Uil a chiedere al Governo un’ulteriore proroga del blocco degli sfratti e a lanciare alla Regione la richiesta di aprire quanto prima un un Tavolo per il Disagio Abitativo, che coinvolga Prefetti, Sindaci ed Assessori delle aree ad alta tensione abitativa e le organizzazioni sindacali legata alla necessità di trovarsi preparati alla riapertura delle esecuzioni con Forza pubblica a partire dal 1 luglio e per avere una omogeneità di procedure nei vari territori. Ai Comuni, la richiesta è quella di attivare prima possibile le Commissioni per il passaggio da casa a casa, previste dalla Legge regionale 2/2019, che “offrono l’unica modalità operativa per governare e graduare le esecuzioni con forze pubbliche, senza creare tensioni sociali”.

“Di fronte a prese di posizione durissime contro questa norma (proroga del blocco degli sfratti, ndr) da parte di chi vorrebbe una immediata ripresa delle esecuzioni degli sfratti abbiamo, con fermezza, richiesto ai gruppi parlamentari di confermare questa norma che, se cancellata, determinerebbe una situazione insostenibile per le nostre città colpite oltre che dagli effetti molteplici e le restrizioni della pandemia, dal dilagare di un crescente numero di famiglie che rischiano di essere messe “in mezzo alla strada” senza una alternativa alloggiativa. Da parte nostra riteniamo urgente che nel periodo di sospensione degli sfratti si lavori intorno a un progetto che scongiuri il rischio di nuove proroghe e fornisca ristori, esenzioni e agevolazioni fiscali alla proprietà che subisce l’ulteriore ritardo nel rilascio dell’immobile”. La richiesta è firmata CGIL Toscana Maurizio Brotini – Simone Porzio; CISL Toscana e SICET Francesca Ricci; UIL Toscana Triestina Maiolo; SUNIA Laura Grandi; UNIAT Rodolfo Zanieri; Unione Inquilini Pietro Pierri. 

 

 

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