Firenze – “Vogliamo costruire un luogo dove non solo si trovano servizi, ma si coopera con la pubblica amministrazione. C’è sicuramente ancora molto da lavorare, ma per la prima volta c’è un contesto, anche nazionale, in cui le aspettative e le linee di indirizzo di tutti coincidono”. Così Vittorio Bugli, assessore ai sistemi informativi della Regione al convegno che ha fatto il punto su Toscanadigitale: il progetto triennale della Regione (2017/2019) destinato alla Pa, enti locali e sanità, basato su banda larga, ultralarga e migrazione di tutti i servizi informatici sul cloud (l’attuale data center della Regione). Un piano infrastrutturale triennale connetterà il 99% della popolazione con la banda ultralarga. Mentre la piattaforma digitale, assicura la Regione, si svilupperà di pari passo con la semplificazione amministrativa e prevede l’erogazione di servizi a cittadini e imprese mirati sui loro specifici bisogni. Del resto il progetto regionale dialoga e si muove in stretto accordo con il Piano triennale del Governo che, secondo il premier Paolo Gentiloni, “dovrebbe rendere la vita più facile ai cittadini”.
Uno dei progetti di punta della Regione, per cui la Toscana si distingue anche a livello nazionale, è sicuramente quello di cittadinanza digitale. In nuce il suo progenitore esiste già da un paio di anni. E’ Open.toscana, un punto di accesso unico semplificato ai servizi della Regione, che consente il pagamento elettronico di tributi, multe e quant’altro. Contiene il fascicolo sanitario elettronico di chi ha dato il consenso attivando la tessera sanitaria, e permette l’utilizzo di molte altre funzioni collaterali fra cui la discussione di tutti gli eventi che si svolgono in regione, o la possibilità di dialogare con la pubblica amministrazione attraverso messaggi certificati e protocollati. Strategicamente però l’obiettivo è molto più ambizioso. Non mantenere un semplice, statico portale, ma costruire “una casa del cittadino”, secondo la definizione della Regione, in cui ogni toscano troverà tutti i dati che lo riguardano nell’universo del sistema pubblico: dall’anagrafe del Comune, alla sanità, ai pagamenti, all’attivazione dei servizi più vari, alle notifiche via sms sui suoi adempimenti. Imprescindibile dunque ampliare, fino a renderlo “universale”, il numero di soggetti connessi.
Finora, fra i 276 comuni toscani ne sono stati inseriti solo alcune decine, e il percorso non sarà semplice. I comuni montani o quelli di dimensioni più piccole rischiano di rimanere indietro, perché non hanno (e non possono permettersele) professionalità specifiche che possano guidare il percorso di evoluzione informatica, mentre l’accesso alla banda larga ha costi troppo importanti per loro. Ma sono in difficoltà anche comuni di medie dimensioni che ritengono sia lungo e impegnativo migrare la mole di beni e servizi di cui dispongono su cloud. E c’è poi tutto un mondo della pubblica amministrazione che non dialoga nella vita reale, figuriamoci su cloud. Simone Piunno, chief technology officer presso la Presidenza del Consiglio ha raccontato un aneddoto su un piccolo comune toscano dove è stata creata una App per il pagamento elettronico del parcheggio. Un cittadino l’ha prontamente scaricata, ha pagato e tornando a prendere la macchina si è trovato una bella multa tonda tonda sul cruscotto. Esterefatto va dai Vigili, che cadono dalle nuvole: loro non hanno mai sentito parlare di App o cose del genere per pagare i parcheggi. A questo punto il povero cittadino oggetto della semplificazione non ha potuto far altro che andare dal Giudice, fare ricorso e farsi levare la multa. Sicuramente era molto più rapido tirare fuori di tasca qualche spicciolo, inserirlo nella postazione, e via.
Su queste miriadi di piccole cose che si chiamano “mondo reale” rischia purtroppo di schiantarsi ogni ambizioso, lungimirante progetto di pubblica amministrazione evoluta e trasparente sia in Toscana che in Italia.