Prato – Se l’Aquila è stata scelta in quanto nella fase di ricostruzione post-terremoto, Matera quale capitale europea della cultura 2019, ci sarebbe da chiedersi perché, dopo Torino, insieme a Milano e Bari, la banda ultralarga “la sperimentazione del 5 g” non possa riguardare Prato, una città nuova, interessante, e tanto per cominciare in una posizione centrale geograficamente strategica, ma anche snodo riguardo agli assi dell’area vasta, che vanno da Firenze a Pistoia fino al Circondario Empolese Val d’Elsa.
In tempo recenti non sono mancate le trasformazioni nel mercato della produzione industriale soprattutto riguardo al tessile,(la struttura organizzativa del distretto si basa sulla specializzazione produttiva delle aziende, rappresentate per lo più da micro e piccole imprese),e su questo,gli ultimi dati dicono che Prato vanta uno dei distretti tessili tra i più grandi d’Europa per la presenza di circa 7.200 aziende e 40.000 addetti, che ogni anno immettono sul mercato mondiale 70.000 nuovi articoli e circa 350 milioni di metri di tessuto per abbigliamento, arredamento, impieghi tecnici.
Una novità riguarda l’imprenditoria cinese che vede assunti 355 i lavoratori italiani da imprenditori cinesi in provincia di Prato tra ottobre 2010 e giugno 2015,il che indica anche un’accresciuta integrazione tra la popolazione italiana di Prato e quella cinese, una delle comunità più chiuse in Italia,ma che può spiegarsi anche col fatto che gli imprenditori cinesi hanno bisogno di manodopera specializzata che non trovano tra i loro concittadini. Inoltre una ricerca condotta prendendo in esame le cento imprese cinesi con maggior capitale sociale, ha visto che il 55% si occupa di tessile e abbigliamento, il 22% lavora nel settore immobiliare e una restante parte lavora nella ristorazione, nell’alberghiero e nell’ingrosso. Appare evidente che queste nuove realtà imprenditoriali non solo si stanno attrezzando in maniera diversa, ricorrendo alla manodopera italiana e aprendosi all’integrazione, ma potrebbero diventare trainanti e fare da esempio per tante altre realtà della fabbrica,anche perché sempre secondo i dati recenti, le aziende in cui sono stati assunti lavoratori italiani, non sono quelle nell’area del Macrolotto Zero, cioè dove le condizioni di lavoro sono ancora difficili.Va da sé che in questa realtà locale sempre piuù dinamica vincono solo le ferree leggi del mercato che richiedono tecnologie e infrastrutture sempre più veloci,per battere la globalizzazione, l’apertura di nuovi mercati e la concorrenza di nuovi paesi dalle economie emergenti.