Firenze – Il report è stato presentato oggi, martedì 27 settembre, dalla Fisac-Cgil regionale e la sintesi è: in Toscana le banche calano sia come numero di sportelli sia come addetti e calano più rapidamente che nel resto del Paese. In numeri, nella nostra regione il calo degli addetti del settore bancario, in 5 anni, è stato superiore alla media nazionale con il -12,12%, toccando a tutt’oggi quota 24.157 unità.
Sempre secondo Fisac-Cgil regionale, dal 2008 il calo è di oltre il 22%; analogo il calo degli sportelli (-11,65%), superiore di oltre 2 punti alla media nazionale. Secondo i dati di Commissione Europea, Eurostat e Bankitalia, sia il numero degli sportelli bancari italiani in rapporto ai principali paesi europei, sia il numero degli addetti, pongono l’Italia “in condizione meno squilibrata di quanto si voglia sostenere per convenienza”.
I dipendenti sono passati in Italia dai 316.360 del 2011 ai 298.575 del 2015. In Toscana continuano a crescere i depositi (69,3 miliardi, +39% sul 2008) per il combinato disposto della crisi degli investimenti a risparmio su prodotti alternativi sia per la perdurante stagnazione di investimenti delle imprese. I depositi delle famiglie sono anch’essi in aumento (57 miliardi).
Interessante il confronto con gli altri paesi europei: in Germania con 646.400 siamo a oltre il doppio con solo il 25% di abitanti in più; la Spagna, che pure ha avuto un maggior calo di dipendenti, vanta ancora un rapporto abitanti/ lavoratori bancari del 15% più elevato. La riduzione degli sportelli ci vede in linea con la Germania (-9% in 5 anni) mentre la Francia ha avuto una riduzione di soli 2 punti percentuali. Il rapporto abitanti sportelli ci colloca in posizione intermedia.
Continuando nella disanima, emerge che gli impieghi rimangono sempre “piatti”, ancora a meno 16 punti percentuali rispetto al 2011. Industria e servizi, dice l’analisi “altalenanti, e le costruzioni in caduta libera oltre il 41% sotto il dato di 5 anni fa. Sofferenze ancora poco sotto i 16 miliardi in attesa di misurare gli effetti delle misure attuate”.
Ma il vero problema, di fronte all’incontestabile fatto che il sistema “bancario” tiene di più in quei paesi in cui il ciclo economico “sbanda” meno (esempio lampante la Germania, dove, nonostante le sue banche portino in pancia una grande quantità di titoli derivati il sistema tedesco tiene) è che, come spiega la Cgil, si ritiene prioritario partire dai tagli, senza porsi il quesito di quale modello di banca sia necessario in questo particolare scorcio economico. “In definitiva – dice il sindacato – contestiamo un approccio che affronti i problemi dalla coda, partendo dai tagli , dagli esuberi, dai lavoratori che hanno pagato un prezzo già pesante, fatto di contratti di solidarietà e riduzione di salario, senza affrontare il tema di quale modello di banca, in grado di aumentare i ricavi sia necessario”. Il tutto in mancanza di misure forti per il rilancio economico, unica possibilità per “rilanciare anche le banche, ricostituendo il necessario clima di fiducia tra risparmiatori, lavoratori, imprese”.
La conseguenza di questo vuoto di riflessione, sarebbe, nel breve periodo, un panorama in cui gli istituti bancari continuano a “macinare crediti deteriorati e le ricapitalizzazioni, al di là della oggettiva difficoltà a concludere operazioni di mercato, che rischiano di essere inefficaci”. Le organizzazioni sindacali nazionali, per cercare di porre fine a questo circolo vizioso, hanno chiesto una cabina di regia presso Palazzo Chigi, ricalcando le orme di quella che fu costituita con il Governo Prodi nel 1998. In Toscana il 19 luglio è stato sottoscritto il Protocollo regionale sul credito tra Regione e Sindacato anche in relazione alle innumerevoli situazioni di ristrutturazione delle banche locali.