Firenze – Decreto salvabanche, i pignoramenti fanno boom. A godere, non le famiglie, che vengono private, per la velocità dell esecuzioni immobiliari, anche della possibilità di ricontrattazione del mutuo; non le banche, ristorate solo in parte del credito non onorato dalle famiglie messe alle strette dalla crisi; il terzo però sì che gode, ed è la speculazione immobiliare. Tanto più come confermato stamattina, che chi compra all’asta è libero di rivendere dopo 24 mesi.
Sì, perché il vero punto della questione, scottante, denunciata oggi dal Sunia Cgil e Federconsumatori, è il seguente: la trafila è fulminante e non lascia vie di uscita. Eccola, in sintesi ma neanche tanto: mutuo, famiglia che entra in crisi (per la maggior parte dei casi, è la perdita del lavoro la causa del mancato pagamento della rata), rapido avvicinarsi della soglia di 18 rate non pagate anche non consecutive (elemento importante: se la famiglia trova i soldi per una rata, non spezza la “conta” della morosità), decreto ingiuntivo al debitore, e, se costui non fa opposizione, non si attendono neanche i 60 giorni del caso: l’immobile viene posto all’asta on line. Previa ovviamente visita del perito nominato dal tribunale, che consegna la perizia al giudice, che può, dal canto suo, mettere all’asta l’immobile, decurtato fino al 35% del valore. All’asta il bene (se invenduto) viene battuto per tre volte, con, ciascuna volta, un ribasso pari al 25%. E se nessuno compra, tutti salvi? Neanche per sogno. Alla quarta volta, il giudice può decidere, pur di vendere, di mettere il bene all’asta ancora un volta, per un valore inferiore fino alla metà del prezzo precedente. Di fatto, all’eventuale quarta asta, l’immobile potrà essere venduto ad un ottavo rispetto al prezzo di perizia. E i malcapitati, nel frattempo? Restano in casa, se il custode giudiziario non dispone altrimenti. In ogni caso, sono registrati dalla banca nel “listino” cattivi pagatori. Cosa significa? Che, alla prossima ricerca di credito, sarà molto, ma molto più difficile ottenerlo. E quelli rimasti in casa? Non gongolino troppo: la caratteristica principale di questo nuovo iter, dichiaratamente “inventato” allo scopo di favorire le banche nel recupero dei cosiddetti “crediti deteriorati”, è la velocità, sei mesi al massimo, ma anche tre, anche due. Così veloce, in quanto il sistema “salta” la vecchia trafila delle esecuzioni immobiliari, quelle con l’ufficiale giudiziario, i patteggiamenti, ecc. andando direttamente all’accesso con forza pubblica. Dato importante: impossibile, vista la ristrettezza di tempi, ricontrattare il mutuo, come invece veniva tentato, spesso con successo, nei “vecchi” casi. La procedura è affidata di fatto al custode giudiziario (che si sostituisce, di fatto, al “vecchio” ufficiale giudiziario) e all’Is.Ve.G,, una società privata che opera da circa 70 anni nel settore delle vendite giudiziarie e fallimentari su concessione del Ministero di Grazia e Giustizia, la cui attività principale, come si legge nel suo sito, “si sostanzia nell’ausilio agli uffici del Tribunale per tutto ciò che riguarda le vendite di beni sottoposti a procedura esecutiva o facenti parte dell’attivo di aziende sottoposte a procedura fallimentare”.
Tirando le fila, come spiega Laura Grandi, segretaria fiorentina del Sunia, “per le famiglie è un disastro”. Perché, dati alla mano, chi incorre in queste procedure è in stragrande e assoluta maggioranza la fascia medio-piccola degli utenti, o, detto in altro modo, “raramente le abitazioni in gioco superano il valore di 100mila euro”. “Segnale evidente – sottolinea ancora Grandi – che ancora una volta emerge che a pagare lo scotto sia quella fascia sociale di reddito medio-basso che sta quasi scomparendo sotto i colpi di maglio della crisi”.
Dunque, guardiamo i dati: in Toscana, per l’anno 2015, le pubblicazioni di vendita risultavano 12.170, mentre nel 2016 si registra un salto del 40% in più; le pubblicazioni di vendita diventano 17.045. In provincia di Firenze, invece, peggio: se le pubblicazioni di vendita erano 1389 nel 2015, nel 2016 si passa 2.744. Vale a dire, quasi il 100% in più. Pur tenendo conto che non tutte le pubblicazioni sono attribuibili al procedimento ex-decreto 59/2016, tuttavia il salto, dopo ‘entrata in vigore dello stesso, c’è. Nel 2017, primi mesi ovviamente, le esecuzioni immobiliari a Firenze sono già 180, e si preannuncia, dicono Sunia e Cgil, nella cui sede, in Borgo dei Greci, si è tenuto l’incontro., un annus terribilis in continua ascesa. Se si tenta un’analisi sociologica, si scopre che il 90% delle famiglie interessate sono italiane, con figli piccoli, in cui la crisi è stata determinata dalla perdita del lavoro datore di reddito principale.
Altro punto importante è, come sottolinea Fulvio Farnesi, presidente Federconsumatori Toscana, che questo “marchingegno”, studiato per far rientrare le banche nei crediti deteriorati, non è funzionale allo scopo neppure per loro: infatti, se si vende un immobile a meno della metà del valore stabilito dalla perizia, dov’è il rientro? non solo: non si permette alla famiglia neppure di “rimettersi in sesto” per ripartire, magari tornando a pagare: spesso infatti la vendita all’asta copre a malapena il debito, figurarsi se rimane qualcosa per la famiglia. Che perde la casa, non è più in condizioni di ripristinare il suo futuro, spesso rimane alla mercè del welfare pubblico. Quello che è rimasto, che, come dice Paola Galgani, presidente fiorentina della Cgil, “è veramente sempre meno, in particolare per quanto riguarda i lavoratori, che ormai, senza casse integrazioni o ombrelli di sicurezza, “godono” solo dell’Asp”. Ma se il lavoro, una volta perso, non torna, e la casa, una volta rimasti indietro con le rate, è non solo messa all’asta ma “svenduta”, che speranza c’è per il futuro del Paese?
Poca, è l’opinione di chi ha subito sulle sue spalle tutta la trafila narrata. si tratta di un imprenditore della ristorazione, importante, bravo, professionale: il suo ristorante, nel centro storico fiorentino, è stato per tre anni, fra i primi tre ristoranti della città. Ebbene, la crisi si abbatte con tutto il suo peso su di lui e sulla famiglia: gli affari vanno sempre peggio, vine il momento che bisogna vendere. La rata del mutuo per la casa, impossibile da raggiungere: si tratta di oltre mille euro, per una bellissima casa sita a San Giusto, sulle colline fiorentine, che ormai però è inarrivabile, Si tenta di rimettere le cose nel verso giusto, ma a 55 anni, se uscire dal lavoro è semplice, rientrare è pressoché impossibile. tutta la famiglia viene messa sotto: ci sono due figli e una bimba di quasi 13 anni. La madre lavora con n contratto part time. In tutto questo, il padre, che chiameremo SuperMario, cerca anche di accordarsi con la banca con cui ha aperto il mutuo per la casa, tentando di ricontrattare la rata. Inutile: la banca richiede, per farlo, una grossa cifra “di sblocco”. Che, ovviamente, la famiglia non ha. Così, arriva l’ingiunzione: a novembre 2015. A dicembre, accesso con forza pubblica. Si riesce a rimendare di una settimana l’esecuzione, perché la moglie è malata. Ma dopo una settimana, nuovamente con forza pubblica, si è da capo. SuperMario consegna le chiavi. “Per i primi dieci giorni – racconta – siamo stati a casa di un’amica di mia moglie. Poi, in un appartamento di 42 metri quadri, tutti insieme”. Ora, sembrerebbe che le cose comincino a poco a poco a sbloccarsi. “Potrei anche riconsiderare l’ipotesi di pagare, ora – dice super Mario, e gli si inumidiscono gli occhi – ma la casa me l’hanno già tolta”. E delle rate che erano state pagate, ovviamente, non si parlerà mai più.
Infine, c’è anche un’altro profilo: “Di fatto – conclude Grandi – si sta verificando la nascita di un vero e proprio mercato immobiliare “parallelo”, una vera manna per la speculazione immobiliare”.