Parigi – All’estero l’Isis recluta tra giovani con un livello di studio superiore alla media: lo segnala uno studio della Banca Mondiale effettuato in base ai dati interni di un gruppo jiahidista operante in Siria. L’organizzazione, rileva la BM, non ha cercato di far proseliti “tra i poveri e i meno formati, ma piuttosto il contrario”. “Una delle scoperte più rilevanti “dello studio, prosegue, è che i combattenti stranieri arruolati sono tutt’altro che illetterati”. La maggioranza infatti avrebbe un livello di istruzione secondaria e un’esperienza professionale alle spalle prima dell’adesione allo Stato Islamico.
L’istituzione internazionale arriva a queste conclusioni dopo aver esaminato il profilo di 3.803 jihadisti stranieri, in maggioranza proveniente dal Sud est asiatico, Africa e Medio Oriente, così come delineato da dati interni dello Stato Islamico. Le informazioni raccolte riguardano il paese di origine, il livello di istruzione, le esperienze precedenti legate alla lotta islamica e la loro conoscenza della sharia. Ne emerge che il 43,3% hanno alle spalle studi secondari, con il 25,4 che ha frequentato l’università, il 13,5% non ha superato le elementari e l’1,3% si dichiara senza studi. Il restante 16,3% non ha fornito alcuna indicazione sulla sua formazione.
I motivi che hanno spinto questi giovani a diventare jihadisti vanno dal semplice desiderio di combattere o anche quello di metter fine alla propria vita mettendosi al servizio di una causa. Altri invece desiderano dare un contributo ai compiti amministrativi del gruppo. Secondo l’inchiesta il numero di chi vuole dare una mano in amministrazione e anche di quelli con desideri suicidi aumenta con il livello di istruzione. Per lo studio infine è vitale non sottovalutare il peso della marginalizzazione e della disoccupazione sui rischi di radicalizzazione. La mancanza di lavoro insomma è ritenuta una delle principali cause dell’adesione alla lotta jiaidista.