“In Egitto il massacro continua, ma non se ne parla a sufficienza. L’attenzione della comunità internazionale scende sempre più”. Sono queste le parole di Hamdan, giovane appartenente alla comunità islamica di Firenze, che ieri sera ha colto e rilanciato l’appello mosso da Severino Saccardi, direttore della rivista “Testimonianze”, contro la condanna a morte dei 529 egiziani sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi. È nella cornice della Badia Fiesolana – luogo simbolo da cui padre Ernesto Balducci ha predicato e operato per la cultura della pace e l’affermazione dei diritti umani – che l’appello, a poche ore dalla Pasqua, è stato nuovamente lanciato. La sentenza lampo della corte d’assise di Minya per i disordini e le violenze scoppiate lo scorso 14 agosto in Alto Egitto ad opera dei Fratelli Musulmani, che vede “preoccupati” gli Stati Uniti (dove comunque la pena capitale continua ad essere applicata), fiaccamente liquidata come “grottesca” da Amnesty, trova a Firenze e nella Toscana – primo Stato al mondo ad aver abolito la pena di morte dal proprio codice penale – un megafono che torni a ribadirne l’assurdità. “La Passione di cui le chiese cristiane fanno in questi giorni memoria – ha dichiarato Saccardi – è quella di un condannato a morte dalla casta politica, religiosa e militare di duemila anni fa”. Giusto e doveroso, allora, farsi carico dell’affermazione di una cultura dei diritti e di un’avversione incondizionata alla pretesa di far giustizia insita nella pena capitale, anche (se non soprattutto) “quando in questione è la sorte di nostri avversari politici”. Ecco quindi che l’appello per la salvezza dei condannati egiziani è tornato a levarsi sullo sfondo di un dialogo interculturale e interreligioso a cui, accanto ad una rappresentanza musulmana fiorentina, hanno preso parte anche non credenti, oltre che la chiesa valdese di Firenze con Valdo Spini.
“No alla condanna a morte dei 529 egiziani – ha quindi rimarcato Saccardi – con due precisazioni: essere contro la pena di morte non vuol certo dire essere per l'impunità dei colpevoli. Chi ha sbagliato paghi, e paghi dovendosi confrontare tutta la vita con il suo crimine e con il male commesso. Con le dovute garanzie giuridiche per l’imputato – molto labili, nel caso egiziano – sia condannato e paghi quel che deve, per rispetto a se stesso, al recupero della sua dignità di essere umano ed alla società offesa. Inoltre, oggi siamo a parlare dell' Egitto, ma siamo contro la pena di morte ovunque nel mondo. Esprimiamo la piena vicinanza a tutti i condannati a morte (innocenti, colpevoli, “comuni” o “politici” che siano) e lavoriamo per sradicare questa vergogna dal mondo”.
L’appello di civiltà e di pace (che vede tra i firmatari il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il Presidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci, il senatore Vannino Chiti, il consigliere regionale Enzo Brogi, il gruppo musicale dei Whisky Trail, Ginevra Di Marco, Francesco Magnelli, il Presidente della “Fondazione Ernesto Balducci” Andrea Cecconi, il consigliere Valdo Spini, Il Coro Novecento di Fiesole, il pastore evangelico valdese Pawel Gajewski e numerosi altri esponenti del mondo democratico), rilanciato nel giorno del Venerdì Santo è rivolto a tutti, tanto alle autorità egiziane quanto all’Europa e alle istituzioni internazionali, per un concreto impegno di civiltà.