Baby gang. Fenomeno presente da anni ed oggi quanto mai attuale dopo i casi di Caivano, Palermo e l’omicidio del musicista di Napoli. Fenomeno complesso e da affrontare in modo complesso. Inizierei togliendo il nome baby, che sminuisce il fenomeno. Baby è un termine piacevole e le gang di piacevole non hanno nulla.
In questi giorni sto sentendo di tutto, e devo dire che la questione delle gang bisogna affrontarla partendo dalla tipologia delle stesse. Possono essere diversissime tra loro. Esistono delle gang che sono oramai una vera e propria forma di criminalità di strada organizzata usate dalla mafia e che se non si interviene in tempo si trasformeranno in gruppo narcomafioso. Ci sono le pandillas che sono assai complicate e violente come gli ms 13 salvadoregni. Ci sono gruppi italiani o misti italiani stranieri meno sofisticati che son fastidiosi ma non ancora pericolosi. Ci sono gang fatte di poveri socialmente e quelle fatte da ricchi che si annoiano. Ce ne sono pure altre di tipologie. Le gang sono quindi di vario tipo e spesso composte di minorenni e maggiorenni.
Ovviamente nei confronti delle gang bisogna intervenire ma tenendo conto delle differenze esistenti. Le gang potenzialmente narco mafiose e le pandillas sono da reprimere in modo duro aumentando le pene sia per i maggiorenni che per i minorenni sopratutto per quanto riguarda le armi da fuoco, ne bisogna ridurre il numero circolante in alcune zone d’Italia. Per le gang giovanili o miste si può provare ad intervenire in modo preventivo da un punto di vista sociale ma, avendo lavorato negli anni novanta con i minori a rischio, il recupero sociale va fatto bene ed in modo “politicamente scorretto“. Non vi dico quante volte ci ho fatto utilmente quasi a botte… Ma vi assicuro funzionava. Gli educatori che son troppo “perbenino” non hanno mai funzionato. Sto seguendo da qualche mese cosa fa la palestra di sport marziali da combattimento Haka a Centocelle (Roma) ed il recupero che fanno di soggetti a rischio è mirabile. Non a caso non sono amati dai clan.
Abbiamo inoltre bisogno di avere un maggior numero di assistenti sociali che non devono essere visti, come avviene in alcuni casi, come burocrati. Abbiamo bisogno inoltre di un aumento di controllo del territorio, anche tramite le operazioni ad alto impatto che hanno una funzione utile anche se non deve essere l’unica. Bisogna puntare su forze dell’ordine di prossimità ubicate nei quartieri difficili.
Bisogna puntare su forme di recupero che mettano i giovani da recuperare un tot di tempo al servizio dello Stato.Non dobbiamo in alcun modo sottovalutare la situazione perché se non si interviene peggiorerà rapidamente e sarà troppo tardi. L’Italia non può permetterselo.
Foto: ragazzi con felpe e cappuccio, fonte Polizia di Stato