Babele di Sieni alla Pergola: quella torre deve essere distrutta

Firenze – Secondo episodio biblico del percorso intrapreso da Virgilio Sieni nell’ambito del Festival  “La democrazia del corpo” in corso di svolgimento a Firenze fino al 30 dicembre. Quindici danzatori (sei professionisti e nove allievi del  Centro di produzione sui linguaggi del corpo e della danza, Cango) hanno dato vita a “Babele” in prima assoluta il 27 ottobre nel saloncino del Teatro della Pergola.

Sono sempre emozionanti le creazioni di Sieni e anche Babele non delude l’attesa dello spettatore di assistere a una interpretazione coreografica ricchissima di simboli e contenuti semantici trasmessi attraverso il gesto e il movimento.

Chi sono coloro che decidono di costruire “una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo” secondo il racconto della Genesi? Un gruppo di scolari arlecchini che, seduti ai loro banchini, imparano progressivamente ad armonizzare i gesti, le forme espressive, la lingua: “Ciascuno di loro, trasmettendosi piccoli gesti e segni contribuisce a edificare un vocabolario sull’ascolto”, come scrive Sieni presentando al sua creazione.

Trovano una lingua comune, ma si rendono conto che ognuno di loro ha un’idea diversa della torre che si deve innalzare, depositando davanti agli spettatori piccoli modelli di carta del progetto completamente diversi l’uno dall’altro. Pur spogliandosi della diversità (l’abito a losanghe colorate della maschera veneziana), si rendono conto che la loro ricchezza non è data dall’uniformità che diventa inevitabilmente conformismo, chiusura, bigottismo.

Cominciano lo stesso a costruire la torre utilizzando i banchini, sovrapponendoli l’uno sull’altro, ma alla fine rivestono gli abiti da arlecchino e la distruggono: tutti d’accordo, restando uniti e solidali. In questo modo trovano alla fine “il senso dell’accoglienza e della tolleranza” (Sieni). Perché solo nella diversità l’umanità può realizzare se stessa. E’ questo il messaggio biblico profondo del racconto della Genesi nell’interpretazione dal coreografo fiorentino.

L’essenzialità “archeologica” di Babele, l’uso degli attrezzi scenici e dei costumi (di Elena Bianchini), le figure dinamiche, l’esasperazione del gesto ci ha ricordato Pina Bausch, una conferma della capacità di Sieni di approfondire e far evolvere il suo linguaggio nella ricerca e nell’approccio a sempre nuovi contenuti artistici. Splendidamente sostenuti dalle cellule sonore delle musiche scritte e interpretate alla chitarra elettrica da Roberto Cecchetti.  (Saloncino del Teatro della Pergola, fino a domenica 30 ottobre).

 

Foto: BABELE di Virgilio Sieni  (ph. S.Arfanotti).

 

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