Il punto di partenza sarebbe la nuova veste di infiltrazione assunta in questi anni dalla ‘ndrangheta, capace di colloquiare direttamente con l’imprenditoria locale. Specialmente nei settori dell’edilizia, dei trasporti, del movimento terra e dello smaltimento rifiuti. Con epicentro la provincia di Reggio Emilia dove la malavita organizzata, secondo gli inquirenti, avrebbe raggiunto livelli di penetrazione fino quasi a raggiungere un sistema di sovrapposizione coi meccanismi della società; mediante un sistema di pressione criminale di ogni tipo per ottenere appalti e benefici. Ma anche con inviti all’affiliazione di gruppo mediante riti di iniziazione vera e propria.
Le indagini hanno messo in luce soprattutto gli interessi del sodalizio nei lavori collegati alla ricostruzione dopo il terremoto del 2012; con gli illeciti proventi delle articolazioni emiliane trasferite in parte alla cosche crotonese con false fatturazioni attuate dalle società calabresi riconducibili ai “Grande Aracri” in parte reimpiegati nell’erogazione di prestiti a tassi usurai. Fino ad arrivare alla ricettazione di imbarcazioni di lusso.
A fine settembre un blitz della Direzione investigativa antimafia aveva portato al sequestro di beni dal valore complessivo di circa 5 milioni di euro nelle province di Reggio, Perugia e Crotone riconducibili ai quattro fratelli Sarcone. Preambolo in un certo senso a quanto accaduto in queste ore.
Il patto vero e proprio sarebbe stato siglato, secondo le parole del Procuratore Capo Antimafia Franco Roberti, nel 2012 durante una cena in un ristorante della periferia reggiana, alla presenza di una ottantina tra professionisti e imprenditori, soprattutto ma non solo cutresi, a cui presero parte lo stesso Giuseppe Pagliani e Gianluigi Sarcone. Il ristorante reggiano in cui si tenne l’incontro è di proprietà del 45enne crotonese Pasquale Brescia: la cena finì nel mirino della prefettura e delle forze dell’ordine non solo per il provvedimento a carico dello stesso Brescia, del 55enne Giuseppe Iaquinta (padre dell’ex calciatore della Nazionale italiana Vincenzo), del 57enne Antonio Muto e del 59enne Alfonso Paolini, tutti originari di Cutro, ma anche per la presenza di altri personaggi con precedenti di polizia per associazione a delinquere di stampo mafioso.
La cosiddetta “cena dei sospetti” divenne poi oggetto della trasmissione “Poke Balle” condotta da Marco Gibertini su Telereggio col titolo “la cena delle beffe” e che ebbe come ospite lo stesso Sarcone.