Difficile dare la sufficienza a qualcuno degli attori in campo: non al PdL che sceglie l’Aventino per salvare il Capo. Non al Pd che lavora ai fianchi il contendente di sempre (oggi però compagno di Governo) assediato dalla giustizia e ne pretenderebbe l’immolazione magari con un grazie. Non a Napolitano che, nonostante un inspiegabile coro di lodatori acritici, lavora e per certi versi impone quelle larghe intese che restano sinonimo di stabilità vigilata ma anche di paralisi mentre il Paese avrebbe bisogno di riforme accelerate. Non agli altri spettatori politici silenti e che godono delle disgrazie altrui.
Colpo di Stato o meno, siamo al redde rationem e il rischio è una crisi istituzionale quasi senza precedenti: il premier Enrico Letta pare questa volta davvero al capolinea senza aver messo mano alcuna, nonostante la buona volontà, alle urgenze economiche di una nazione in quotidiano declino. Stando almeno agli indicatori di ricchezza e occupazione e a quello che si vede in giro. L’Italia da anni è in una situazione che più “anomala” non si può e non solo per le notti di Arcore.
Intanto il 15 ottobre è in arrivo: è la data entro cui andrà presentata la legge di Stabilità, il principale strumento di politica finanziaria dello Stato. Auguri a tutti