Firenze – I più colpiti sono i Comuni. Tra il 2010 e il 2017, lo Stato ha tagliato una fetta pari a meno 22 miliardi di risorse a carico delle autonomie locali. A fare il calcolo è la Cgia di Mestre, che segnala che la sforbiciata sulle casse dei sindaci “ha raggiunto l’anno scorso gli 8,3 miliardi di euro”. Le minori entrate per le Regioni a Statuto ordinario si sono stabilizzate sui 7,2 miliardi, mentre le Province “hanno subito una diminuzione delle risorse pari a 3,5 miliardi”. Altro discorso le Regioni a Statuto speciale, a cui, sebbene formalmente non siano state colpite da nessuna contrazione, “lo Stato centrale ha imposto di accantonare ben 2,9 miliardi di euro”. I dati sono stati registrati a partire dal 2011 e con riferimento al 2010, anno in cui il governo Berlusconi approvò il Decreto legge n° 78, che, ricorda la Cgia veneta, “ha dato inizio alla stagione del rigore e dell’austerità per i nostri conti pubblici”.
Se le risorse mancano, come in un meccanismo di vasi comunicanti, i vertici delle amministrazioni locali agiscono sulla leva fiscale. Vale a dire che, almeno fino al 2015, sono aumentate le tasse locali; in seguito, col blocco delle stesse da parte del governo Renzi, si sono ridotti qualità e quantità dei servizi. E’ ciò che spiega il coordinatore dell’Ufficio Studi della Cgia Paolo Zabeo, che aggiunge: “Tagliando i trasferimenti a Regioni ed enti locali, lo Stato centrale si è dimostrato apparentemente sobrio e virtuoso: in realtà, il conto è stato pagato in gran parte dai cittadini e dalle imprese che hanno subito un fortissimo aumento del prelievo fiscale. Il passaggio dall’Ici all’Imu/Tasi, ad esempio, ha incrementato il peso delle imposte sui capannoni mediamente dell’80 per cento”.
“Nonostante da qualche anno ai Comuni siano stati alleggeriti i vincoli di bilancio grazie al superamento del Patto di stabilità interno – conclude il Segretario della Cgia Renato Mason – le risorse a disposizione risultano ancora insufficienti per rilanciare gli investimenti pubblici. Una misura, quella degli investimenti, che sarebbe indispensabile per ridare fiato d una economia che in questi primi mesi dell’anno sembra si stia affievolendo”.