Automotive: sindacati di nuovo uniti chiedono una politica industriale

Sciopero nazionale di Stellantis e di tutte le imprese della componentistica

“Cambiamo marcia: acceleriamo verso un futuro più giusto”. È questo lo slogan dello sciopero nazionale, venerdì 18 ottobre, dei lavoratori dell’intero settore automotive in Italia, in pratica di Stellantis e di tutte le imprese della componentistica che lavorano anche per altri ma hanno la maggior parte degli ordini dall’l’ex Fiat . D’altra parte Stellantis, essendo  l’unica industria dell’auto in Italia “è in pratica un monopolio privato”, accusano i sindacati. Cambiamo, si esorta, perché il paese “sull’automotive  sta ingranando una retromarcia drammatica”.

Lo sciopero è indetto unitariamente da Fiom  Cgil, Fim Cisl e Uil Uilm che hanno lanciato una grande manifestazione, venerdì a Roma, verso cui i lavoratorri confluiranno in autobus, treno, macchine private, da tutta Italia : “Per la difesa e il rilancio del settore dell’automotive”. Il corteo parte da piazza Barberini per poi sfilare fino a piazza del Popolo, dove interverranno le lavoratrici e i lavoratori di Stellantis e della filiera della componentistica e i segretari generali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella

Per chiedere, dichiarano i sindacati tutti, «di difendere l’occupazione e il lavoro»,  «di rilanciare il futuro dell’industria dell’auto in Italia» e soprattutto di  “avere una politica industriale per questo paese dove non c’è mai stata, e tanto meno c’è adesso” . In particolare di avere, come ribadisce  il segretario Fiom toscano Daniele Calosi con un amaro gioco di parole,  “una strategia per un settore, come quello dell’ automotive, che è strategico in Italia e che rischia di sparire”. 

Il settore si riassume tutto in Stellantis che finisce nell’occhio del ciclone. E che è, “purtroppo”,  commentano i sindacati, l’unica casa automobilistca italiana, in un paese peraltro che ha nell’auto il suo pezzo industriale più forte e più a rischio. “C’è – secondo il segretario generale Fiom, Michele De Palma – una responsabilità precisa di Stellantis il cui amministratore delegato ha fallito gli obiettivi industriali e occupazionali. Sono usciti in 10 anni 14 mila lavoratori e rischiamo di perderne altre migliaia nei prossimi mesi. È per questo che chiediamo, tutte le sigle unitariamente alla presidente del Consiglio, che siano convocati il presidente di Stellantis, John Elkann e l’ad, Carlos Tavares a Palazzo Chigi, insieme ai sindacati, per arrivare a un accordo sul futuro degli stabilimenti italiani del gruppo e dell’automotive nel nostro paese”. Un’ iniziativa, la prima di questo genere, che intende  denunciare, dicono  i sindacati, la «totale assenza di politiche industriali da parte del governo che, nel caso dell’automotive, si sommano alle gravi responsabilità di Stellantis che si sta ormai da tempo progressivamente disimpegnando dal nostro paese». Uno degli esempi più di fuoco, la Campania,  dove a rischio sono gli stabilimenti di Pomigliano e Pratola Serra, che insieme significano circa 5.700 dipendenti.

 In tutto, in questo momento, Stellantis ha 34.000 dipendenti e una capacità produttiva, spiega Calosi, di 2 milioni di pezzi l’anno con la previsione però che il 2024 si chiuda con appena meno di 300 mila pezzi sfornati mentre sta aumentando la cassa integrazione in tutti gli stabilimenti italiani nonostante, protestano i sindacati gli incentivi di 950 milioni di euro già utilizzati per gli ecobonus. Calosi  spiega anche che l’unica linea non sotto utilizzata è quella della Cinquecento elettrica “che però non vende per via del prezzo esagerato.  Tavares sostiene che i prezzi lievitino per via dei costi troppo alti per l’azienda. Senza considerare che,  le linee di produzione  hanno comunque, anche se non utilizzate, dei costi fissi come gas luce acqua, che renderebbero  di gran lunga più vantaggioso aumentare la produzione”. 

Si salva, ma solo per ora, Pomigliano per via della Panda, “ ma è già deciso che in futuro la nuova Panda grande venga costruita in Serbia”, ricorda ancora il sindacalista. Per di più la situazione è congelata, si protesta da parte sindacale,  perché Stellantis rifiuta di cedere le linee che non utilizza a nuovi produttori che subentrerebbero se solo potessero risparmiare non costruendo un impianto dal niente che, se qui non si possono utilizzare linee dismesse, costerebbe assai più  cgecnei  paesi dell’Est che oltretutto godono di incentivi europei. Quello che allarma di più è che Stellantis abbia dismesso i suoi centri di ricerca lasciando capire che l’innovazione non si farà negli stabilimenti italiani ma in quelli esteri. “La transizione non possono pagarla i lavoratori”, sono decisi i sindacati.

Sarà , quello del 18 ottobre, uno sciopero speciale, a cui aderiranno moltissimi lavoratori, prevedono gli organizzatori. È  la prima manifestazione unitaria di Fiom, Fim e Uilm dopo tanti anni. A partire dalla rottura provocata dal referendum  nelle fabbriche del 2011, voluto dell’allora ad Sergio Marchionne per far uscire la Fiat del sistema dei contratti nazionali in modo da salvare, disse lui, gli investimenti e a cui solo le rsu della Fiom si opposero in nome del no alla cancellazione dei diritti dei lavoratori per fare gli  investimenti . Al posto dei quali sono arrivati poi i licenziamenti.

 Adesso le sigle si ricompattano e vogliono un incontro alla presidenza del consiglio per salvare, dichiarano, l’automobile italiana  e  non lasciare  andare via un altro pezzo di industria, oltretutto il più importante. Vogliono, dichiarano, una politica industriale in un paese dove è sempre mancata e ora è anche peggio, una strategia per l’industria più strategica. Per ora hanno avuto solo un ad Carlos Tavares che è andato in parlamento per dire, in soldoni e in perfetto stile Fiat, che o ci date i soldi o scappiamo. Ovvero, o ci date gli incentivi per l’auto elettrica che costa il 40% in più delle altre, o licenziamo. .

Gli rispondono il 18 ottobre non solo i metalmeccanici dell’area automotive ma anche i lavoratori inseriti nel contratto  del commercio e che fanno capo agli appalti di tutti gli stabilimenti Stellantis e di quelli connessi. Coloro che si occupano di pulizia civile e industriale, mense e ristorazione, guardiania, vigilanza, terziario. Chiamati allo sciopero da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uiltrasporti che dichiarano: “È la prima volta che succede ma condividiamo e sosteniamo convintamente la richiesta rivolta al governo e a Stellantis di realizzare un accordo quadro generale che possa dare risposte positive non solo a chi lavora negli stabilimenti del gruppo, ma anche a tutte le lavoratrici e i lavoratori”.  

A Roma saranno presenti anche delegazioni di sindacati europei e mondiali. Parteciperanno Judith Kirton-Darling (segretaria generale IndustriAll Europe), Christine Olivier (segretaria generale aggiunta IndustriAll Global), Juan Blanco (responsabile internazionale Cc.Oo, Spagna), Kristyne Peter (responsabile internazionale Uaw, Stati Uniti) e una delegazione del sindacato belga Metea -CSC.

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