Nel luglio del 1945, dopo due mesi che gli americani erano già sul suolo tedesco, la cavalleria degli Stati Uniti entra nell’ospedale di Kaufbeuren e nella piccola filiale poco lontano di Irsee nella Germania del sud. Quello che vedono è una riproduzione dei campi di sterminio che erano già stati aperti e i sopravvissuti liberati. I militari entrati nell’ospedale non immaginavano nemmeno che per due mesi si erano continuati a commettere crimini a nemmeno mezzo miglio dal loro distaccamento.
I medici, le infermiere e i collaboratori, tutti tedeschi, non nazisti, non si consideravano criminali.
… La capoinfermiera, che ha confessato senza nessuna coercizione, ha dichiarato di aver assassinato ‘approssimativamente’ 210 bambini nel corso di due anni con iniezioni intramuscolari, e ha solo domandato “Mi accadrà qualcosa?”…
Con un sistema organizzativo preparato nei minimi dettagli le persone, definite non sane di mente, o non appartenenti alla razza superiore, o disabili, sono state usate come cavie e uccise sistematicamente. Nella Germania nazista si procede ad uno sterminio dei più deboli ancor prima di pianificare i campi di sterminio e di concentramento. L’orrore non si ferma che due mesi dopo la scoperta di Auschwitz e degli altri campi di sterminio.
Con il successo del racconto televisivo di Marco Paolini, trasmesso su La7 a gennaio 2011, con testi di Marco Paolini, Mario Paolini, Michela Signori e Giovanni De Martis, l’autore, dopo un anno, dedicato all’approfondimento e alla rielaborazione del tema ha pubblicato il libro “Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute” Einaudi Editore.