Danni da ungulati, la mossa del Consiglio

In Toscana ogni giorno 10mila euro di danni al comparto agricolo dalla fauna selvatica che conta 300mila esemplari, 20milioni di danni dal 2005 al 2010. Il mondo venatorio ci prova lo stesso. Ancora. Dopo la proposta dei capanni da caccia a supporto dell’attività venatoria ai cinghiali “abbattuta e bocciata” dal muro di aspre proteste sul finire dell’estate poco prima di prendere strade pericolose, spuntano in prima commissione “Affari istituzionali e generali” della Regione Toscana, senza essere presentati e discussi in Commissione Agricoltura un paio di articoli spudoratamente a favore dei cacciatori che hanno tutto l’aspetto di una “promessa elettorale”, sulla cui legittimità verrà chiesto pronunciamento legale e senza : 1) risarcimento dei danni da fauna selvatica “nei limiti delle disponibilità di bilancio” – dice la norma –  e 2) istituzione di Centri di assistenza venatori (Cav) istituiti dalle associazioni venatorie a cui possono essere affidate le attività di assistenza procedimentale. Un tentativo, fin troppo evidente, di giustificare mancati risarcimenti e scoraggiarne le richieste agli Ambiti Territoriali di Caccia.  Una norma vergognosa che vuol dire che gli agricoltori, in caso di esaurimento risorse potrebbero non essere rimborsati malgrado i danni subiti. Così Coldiretti, la principale organizzazione agricola che rappresenta in Toscana 40mila imprese, commenta le proposte della prima Commissione del Consiglio regionale che mettonpo a serio rischio i risarcimenti per danni alle colture agricole causati dalla fauna selvatica. E dichiara che si opporrà fermamente a questa uscita delle istituzioni regionali a poche giorni dal voto politico degli italiani. Decisa a portare avanti la causa ancora irrisolta dell'emergenza ungulati che in Toscana provoca ogni giorno 4 milioni di mancato fatturato al settore agroalimentare. Gli agricoltori sono pronti a scendere in piazza, tornando in via Cavour in Consiglio regionale, come già successo in occasione della battaglia per la tutela dell’extravergine toscano.
Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana  ha già manifestato, a nome dell’organizzazione agricola, all’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Salvadori e ai consiglieri regionali, il disappunto per le modalità e per il metodo.
“Sono state inserite alcune norme che riguardano l’attività venatoria senza nessuna concertazione e coinvolgimento del mondo agricolo. Hanno agito di nascosto – tuona Tulio Marcelli – superando anche le competenze della Commissione Agricoltura regionale, nella speranza che non ce ne saremmo accorti. Ma gli è andata male”.  “In Toscana c’è una gravissima emergenza che riguarda gli agricoltori e direttamente la comunità, i cittadini, – spiega Tullio Marcelli – non ci sono solo i danni economici, ingenti e pesanti che gravano sulla collettività, ma migliaia di incidenti stradali, rischi per la salute e la sicurezza. La popolazione degli ungulati è fuori controllo, ma non sembra gliene freghi nulla a nessuno, se questi sono i risultati”.

In Toscana si tentano di inserire “norme provocatorie ed imbarazzanti” che hanno effetti depressivi sull’economia agricola.  “E’ stata usata una giustificazione tecnica per nascondere la vera natura delle intenzioni – analizza Marcelli – ovvero non risarcire gli agricoltori". A far fallire il colpo a sorpresa sono state le modalità utilizzate: le norme sono state presentate in sede di discussione della prima commissione, e non della commissione agricoltura, ambito più consono e tradizionale ai temi della caccia e dell’agricoltura  – puntualizza ancora Marcelli -. Quegli articoli che trattano e parlando di attività venatoria dovevano essere riportati all’interno della discussione della Commissione Agricoltura".
Info su www.toscana.coldiretti.it

Foto www.estense.com

 

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In Toscana si tentano di inserire “norme provocatorie ed imbarazzanti” che hanno effetti depressivi sull’economia agricola.  “E’ stata usata una giustificazione tecnica per nascondere la vera natura delle intenzioni – analizza Marcelli – ovvero non risarcire gli agricoltori". A far fallire il colpo a sorpresa sono state le modalità utilizzate: le norme sono state presentate in sede di discussione della prima commissione, e non della commissione agricoltura, ambito più consono e tradizionale ai temi della caccia e dell’agricoltura  – puntualizza ancora Marcelli -. Quegli articoli che trattano e parlando di attività venatoria dovevano essere riportati all’interno della discussione della Commissione Agricoltura".
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