Oggi è lo stesso Cda di Iren a decidere l’ammontare degli stipendi dei super-manager, in sostanza quanto pagare a se stessi. Domani, se la riforma svizzera chiesta a gran voce dal consiglio comunale di Reggio dovesse estendersi alle altre realtà, le cose potrebbero cambiare. Cioè gli stipendi subire una sacrosanta tartassata. Sala Tricolore ha votato all’unanimità un ordine del giorno che sposta sugli azionisti della società la patata bollente dei compensi, togliendo il privilegio al consiglio d’amministrazione. E’ facilmente intuibile cioè che d’ora in poi gli emolumenti potrebbero dipendere dall’andamento del gruppo e non esserne indipendenti. Il presidente Roberto Bazzani dovrebbe così dire addio ai suoi 497mila euro lordi annui, l’amministratore Roberto Garbati ai suoi 477mila, il direttore Andrea Viero i suoi circa 400mila e il vicepresidente, ieri Giuseppe Villani prima di essere coinvolto nello scandalo Public Money, i suoi 145mila. Fregandosene bellamente della crisi e del caro-bollette non più sostenibile dalle classi meno abbienti, questi popò di super-manager hanno continuato ad incassare moneta sonante anche in mezzo ai mille guai economici di Iren. Ma di fronte allo tsunami, anche una fino a ieri dormiente classe politica ha cominciato a dire “basta” alle assurdità; l’ordine del giorno contro gli stipendi d’oro e per un tetto equo ai compensi dei vertici della multiutility è stato presentato da Matteo Olivieri, Reggio 5 stelle, Matteo Riva e Miles Barbieri del Gruppo misto
5 Marzo 2013
Atmosfera svizzeraVoto unanime contro i maxi stipendi dei manager Iren
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