Firenze – Autolinee Toscana cerca nuovi autisti, ma assume ” lavoratori interinali con contratti mensili e sottopagati”. A lanciare l’accusa sono i Cobas, che di fatto lamentano una sostanziale continuità con le pratiche precedenti.
“Dopo le belle parole spese dalla “nuova” azienda in occasione della loro presentazione – si legge nella nota sindacale – il risultato è che si continuano ad assumere lavoratori interinali con contratti mensili e sottopagati”.
Del resto, dicono i Cobas, “una delle prime “pratiche” sbrigate da AT è stata quella di “confermare i contratti a tempo determinato, continuando di fatto a sfruttare coloro che da mesi lavorano già nel tpl fiorentino; avrebbero potuto dare un segnale diverso, pere sempio trasformare quei vergognosi contratti a termine in altrettanti a tempo indeterminao…invece hanno preferito la “logica” della continuità, non risparmiando subdole promesse sul fatto che “da gennaio entrerete a far parte della grande famiglia A.T.”.”
La polemica non risparmia neanche i 4 sindacati classici, accusati di giocare al ribasso sul tavolo di trattativa.
In ogni caso, come fatto presente anche dalla Cna in una nota di qualche mese fa, sembra che proprio il mestiere di autista stia passando un momento particolarmente sfavorevole. In altre parole, c’è una scarsità diffusa di autisti, dovuta fra l’altro a due elementi sfavorevoli, la pandemia dei due anni scorsi che ha rallentato le pratiche della Motorizzazione civile anche per il conseguimento della CqC, vale a dire la carta di qualificaizone del conducente; dall’altro, il costo dell’esame per ottenere la stessa, che varia rispetto alle autoscuole, ma si valuta parta da un minimo di 900 euro, beninteso per il trasporto persone. Tutti elementi, insieme alle rinunce di molti autisti, che porterebbe a considerare la continuità per quanto riguarda le assunzioni interinali con contratti mensili a 110 euro al mese, non una scelta aziendale bensì dettata da necessità. Tanto più che sembra che AT accusi un bisogno di alcune decine di nuovi autisti su tutta la regione.
Rispetto a tutto ciò, sottolinea Alessandro Nannini, Cobas: “Le motivazioni che stanno ripetendo da parte di AT non colgono il problema, che è quello di offrire agli autisti, che stanno tra l’altro lasciando il servizio fiorentino, modalità contrattuali che consentano alle persone di farsi una vita in città. Cosa impossibile se si continua a fare contratti mensili, a 1100 euro al mese che non permettono a nessuno, visto il costo della vita a Firenze, di rimanere, considerando che la maggioranza in assoluto degli autisti proviene da fuori Regione. Dunque, da un lato precarietà, dall’altro bassi stipendi non consentono di risolvere il problema autisti. Del resto, esistono addirittura tre modalità contrattuali all’interno del settore: la “risefva indiana”, fatta dai “vecchi” titolari del vecchio contratto Ataf-azienda pubblica, destinati a esaurirsi (la definizione “riserva indiana” nei nostri confronti è stata utilizzata da un dirigente), quelli che hanno un contratto peggiore rispetto al primo come il contratto Bus Italia, fino a quello, ancora peggiore, di Autolinee. Allora ci chiediamo: perché i circa 40 autisti provenienti da Bus Italia non sono stati assorbiti col contratto Ataf, vale a dire quello che dà la possibilità alla gente di costruire la sua vita in questa città? Perché, se si vuole trattenere gli autisti e attirarne altri, non si procede a una politica di assunzioni secondo le modalità contrattuali più favorevoli al lavoro? Il dubbio che non si tratti di un piegarsi alle circostanze ma di una scelta aziendale, sorge e rimane”.