Firenze – Insieme ad altri 7 connazionali aveva messo su un’organizzazione dedita all’acquisto, all’importazione di droga e al conseguente spaccio nelle principali piazze della città. Ma la sua attività non era sfuggita agli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze che tra novembre 2019 e febbraio 2020 erano riusciti a intercettare un quantitativo di oltre 10 chili di cocaina pura, pari ad almeno 20.000 dosi per un valore sul mercato di più di 1 milione di euro. Per questo l’uomo di origine marocchina, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere, aveva lasciato l’Italia e aveva fatto ritorno nel proprio Paese. A distanza di un anno però ha tentato di rientrare in Italia con un volo proveniente dal Marocco e diretto a Bologna. Ma ad attenderlo all’aeroporto ha trovato le Fiamme Gialle fiorentine che non avevano mai smesso di monitorare i suoi spostamenti e di conseguenza l’hanno arrestato.
L’ordinanza era stata emessa nel 2020 dal Gip del Tribunale di Firenze Agnese Di Girolamo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Firenze nell’ambito di una complessa e articolata indagine condotta tra il 2019 e il 2020 dal 2° Nucleo Operativo Metropolitano di Firenze. L’attività era nata dall’arresto a giugno del 2019 di uno degli associati (anch’egli ricercato per essere evaso dagli arresti domiciliari rompendo il braccialetto elettronico, con la complicità del capo dell’associazione) trovato in possesso di più di 1 kg di cocaina. Le successive indagini avevano permesso di individuare la struttura gerarchica interna dell’associazione, ricostruendo la precisa suddivisione dei ruoli e dei compiti, e di localizzare le strutture (garage, abitazioni, ma anche aree di parcheggi, sottoterra in luoghi pubblici) adibite allo stoccaggio della merce e al confezionamento delle dosi. in base alle richieste del mercato. In particolare il capo dell’organizzazione – che aveva un suo cugino come braccio destro – si occupava di mantenere i contatti con i fornitori, di ricevere le richieste degli acquirenti, di contabilizzare i pagamenti, di remunerare i collaboratori addetti alle vendite oltre a pagare le spese di vitto, alloggio e legali dei venditori; mentre i suoi 4 fratelli si occupavano della vendita della sostanza ai singoli pusher e altri 2 soggetti (anch’essi fratelli, unici ad avere un lavoro regolare presso ditte di lavorazioni meccaniche e di autofficina) erano incaricati delle funzioni di cassieri e custodi del denaro.
Scrive il Gip nell’ordinanza di carcerazione che “l’associazione è indiscutibilmente strutturata ed organizzata in modo stabile e permanente con la disponibilità di abitazioni, automezzi, dispositivi telefonici, distinzioni di ruoli operativi, intercambiabilità tra i sodali, supporto ai sodali in caso di arresto”. Le Fiamme Gialle avevano poi ricostruito la rete di altri spacciatori, anch’essi per lo più di origine marocchina o albanese, delle varie zone della città, che a loro volta creavano singole piazze di spaccio. Inoltre, grazie ai filmati delle telecamere installate all’interno di una autovettura in uso ai malfattori in regola con la revisione, il bollo e l’assicurazione, ma utilizzata solo come deposito di droga e denaro e mai spostata, i finanzieri erano riusciti a individuare il meccanismo di apertura di un doppio fondo collocato sul cruscotto tra il lato guida e quello del passeggero, in cui venivano nascosti i panetti da circa 1 chilo di cocaina.
Nelle foto: l’arresto di uno dei componenti dell’associazione a delinquere nel 2019 e la droga trovata nel cruscotto dell’auto