Firenze – “Insomma, alla fine avremo un centro commerciale in più, qualche parcheggio, e spariranno gli alberi”, riassume, pieno di malumore, un anziano residente che, ieri sera, ha partecipato all’assemblea pubblica che si è tenuta nella sala riunioni della parrocchia in via Giovanni da Empoli per la presentazione del progetto che riguarda l’ex-Panificio militare a Firenze. Assemblea in cui erano presenti l’assessore Giovanni Bettarini e il consigliere comunale Fabrizio Ricci (Pd). Ma la sintesi del nostro residente e il suo malumore erano condivisi e palpabili in sala. Fra i punti più contestati, anche l’abbattimento dei pini e i lecci che rigogliosi emergono dalle mura della struttura, una grande area le cui edificazioni risalgono agli anni ’20 del secolo scorso. Abbattimenti che secondo i cittadini sono solo in parte giustificati dalla “pericolosità”. “Anche perché – dice una ragazza – non credo che siano proprio tutti pericolosi. Ormai si abbattono i pini solo perché sono pini”. “E i lecci?” … chiede timidamente qualcuno, rimanendo senza risposta.
Insomma, sembra davvero che il progetto di Esselunga (una sede-punto vendita di 2.500 mq su due piani, con tanto di parcheggi a raso e interrati su due livelli, con accesso dalla Via del Ponte di Mezzo e dai giardinetti posti sull’angolo tra via Mariti e via Ponte di Mezzo) non soddisfi la popolazione, che sperava in un’ampia area verde, e in spazi da poter gestire a livello di aggregazione e socializzazione in una zona in cui gli spazi aggregativi sono pochi. “Tanto più, invece – dice Paolo, da trent’anni in via Mariti – che la zona è ampiamente saturata per quanto riguarda i centri commerciali”.
Sulla questione interviene anche la consigliera comunale del M5S Silvia Noferi, che fa proprie le parole dell’architetto Claudio Cantella in merito:
“L’Esselunga propone di realizzare un punto vendita di 2.500 mq su due piani, parcheggi a raso e interrati su due livelli con accesso dalla Via del Ponte di Mezzo e dei giardinetti posti sull’angolo tra la via Mariti e la via Ponte di Mezzo. Il progetto di recupero deve essere ancora approvato dall’amministrazione comunale e sono aperti i termini per fare osservazioni al piano proposto. Ciò che colpisce è la demolizione indiscriminata dei volumi esistenti. Sembra che non sia stata fatta alcuna valutazione di carattere storico critico sull’edificato negli anni ’20 del secolo scorso e che non ne siano stati presi in considerazione i caratteri architettonici anche in ragione del tempo in cui vennero realizzati. Il progetto presentato è nel complesso mediocre, senza slanci e pretese architettoniche di pregio, molto funzionale per il lavoro di Esselunga e privo di risorse che possano favorire l’aggregazione sociale o migliorare qualitativamente, in senso stretto, le opportunità per anziani, bambini e il tempo libero. In definitiva, la società proprietaria si è attenuta alle indicazioni dello strumento urbanistico, ovvero alla scheda specifica per l’area in questione contenuta nel Regolamento Urbanistico del Comune di Firenze. Detto questo, la questione è da centrare sulla qualità appunto delle indicazioni previste per quest’area e sulle aspettative che uno dei quartieri più popolati della città (oltre 110.000 abitanti, se non sbaglio) ha in serbo da molti anni. È davvero questo l’intervento ideale, migliore, più opportuno, che ha bisogno quel quartiere in quel punto? Ha il Comune di Firenze, nella stesura dello strumento urbanistico, valutato ampiamente la rosa di funzioni che quell’area poteva esprimere data l’elevata densità abitativa? È stata ben esaminata e valutata ogni richiesta che proveniva dalla popolazione? E ancora, devono gli edifici esistenti essere demoliti o rappresentano episodi architettonici nobili e da conservare? Domande queste che stanno alla base del processo urbanistico di riconversione delle aree dismesse e che sono prodromiche al buon senso con cui bisogna operare sul tessuto urbano consolidato. Bene, si può ritenere, stante ciò che è emerso ieri sera, che il Comune di Firenze, nella figura del responsabile della politica urbanistica, non ha affrontato tutte le questioni su accennate e ha operato come colui che avendo una macchina usata non vede l’ora di trovare qualcuno che l’acquisti per liberare il proprio garage. E non è così, ovviamente, il verso giusto per affrontare i problemi della città. I cittadini adesso subiranno, nonostante molte proteste e dissensi notati durante la presentazione, ancora una volta la mala conduzione del loro futuro di abitanti. Con una sorta di gioco delle tre carte l’Esselunga cerca di dimostrare (ma ci riesce molto poco!) che saranno risolti problemi di parcheggio nella zona, che il posto auto di nuova fattura, seppur interrato, sarà gratuito per i residenti (ma non spiega come), che sarà realizzato un collegamento ciclabile con la vicina piazza Dalmazia e altri collegamenti pedonali saranno fatti con il Mugnone e il Terzolle. Boutade, queste, che ci lasciano un po’ dubbiosi e che comunque bisognerebbe approfondire studiandone il progetto di previsione nel dettaglio. In definitiva un progetto che andrà contestato in sede di Commissione urbanistica, se ce ne saranno le condizioni di legittimità, riguardo le funzioni da svolgersi nell’area in questione e non di meno formulare osservazioni in riferimento all’edificato proponendo valutazioni sulla conservazione o meno di taluni fabbricati”.