Più che una festa è stata una festicciola per pochi intimi, con la Sala del Tricolore mezza vuota, quella che l’altra sera hanno tenuto in Consiglio Comunale Coalizione Civica, i 5S e alcune decine di simpatizzanti, perlopiú attempati/e militanti di estrema sinistra, per la concessione della cittadinanza onoraria di Reggio Emilia a Julian Assange.
Del tutto indifferenti alla cerimonia, invece, il 99% dei reggiani. L’attivista australiano, da anni ospite delle prigioni della Regina di Inghilterra Elisabetta e di Re Carlo ora, è accusato di essere un criminale che ha divulgato informazioni altamente sensibili che hanno messo a repentaglio, e in molti casi compromesso in maniera irreparabile, la sicurezza di migliaia di Americani e di loro collaboratori (ad es. Afghani le cui identità sono state rivelate dai leaks di Assange e sono poi stati trucidati dai Talebani), secondo la Giustizia degli Stati Uniti e quella della Gran Bretagna.
E’ un martire della libertà, vittima di quei cattivoni degli Americani, invece, per Coalizione Civica di De Lucia e Aguzzoli, per i 5S, per la maggioranza del consiglio comunale di Reggio Emilia, per il suo partito di riferimento, il PD di Massimo Gazza, e per il sindaco Luca Vecchi. Tempo fa il sindaco, in una discussione su Silk-Faw, la multinazionale di stato cinese che avrebbe dovuto investire a Reggio Emilia uno-virgola-cinque (1,5) miliardi di euro, ma alla fine ha lasciato in città solo un manipolo di cassintegrati, ammise candidamente che la geopolitica non lo interessava.
La cittadinanza onoraria ad Assange sembra effettivamente confermare che la geopolitica non sia il suo forte. Il riconoscimento (che non è prestigioso come il Nobel per la pace, ma è comunque l’onorificenza più alta della nostra municipalità) è stato consegnato in Sala del Tricolore a Stella Assange, alias Stella Moris, alia Sara Devant (la donna ha cambiato più volte nome, e già questo dovrebbe suonare un po’ strano), moglie di Julian Assange. Ad accoglierla, appunto, un Luca Vecchi un po’ triste, solitario y final, lasciato completamente solo per l’occasione dai suoi colleghi di giunta e attorniato dalla miseria di 6 consiglieri comunali 6 (3 Pd, 1 5s e 2 Coalizione Civica).
Quasi nessuno insomma ha voluto partecipare al party revival anni ’70 in Sala del Tricolore che ha avuto per guest star Stella Assange, protagonista del mondo capovolto dei complottisti nel quale, ha detto, “in Ucraina e a Gaza le cose non sono come ce le raccontano i media”. E dunque, se ascoltiamo le teorie dei comitati “Free Assange”, quando vediamo le immagini di decine di ragazze israeliane massacrate nei kibbutz dai terroristi di Hamas o i pensionati ucraini freddati in mezzo alla strada a Bucha dagli invasori russi dobbiamo stare molto attenti, “contestualizzare”, non fidarci delle testimonianze di centinaia di reporter e non dimenticare mai che dietro sono sempre i sionisti e gli imperialisti americani i burattinai che tirano le fila.
Chi siamo dunque noi, umili cronisti della provincialissima Reggio Emilia, per stabilire se Assange sia un lestofante travestito da eroe o, al contrario, un eroe ingiustamente accusato di essere un lestofante? Noi non siamo nessuno, però non c’è dubbio che Julian Assange sia un personaggio assai controverso. E di solito la cittadinanza onoraria viene attribuita a persone senza macchia nelle quali si dovrebbe riconoscere un’intera comunità. Non sappiamo, ad esempio, se Garry Kasparov abbia ragione quando parla di Assange, ma la sua opinione andrebbe tenuta in considerazione. Kasparov è una specie di leggenda, non ha bisogno di troppe presentazioni.
Il georgiano ex URSS è uno dei più grandi scacchisti degli ultimi 150 anni, protagonista di memorabili battaglie sportive col sovietico Karpov, e da tempo, insieme ad Alexander Navalny, che sta marcendo in galera nelle fauci del regime di Putin, e a Michail Khodorkovsky, l’ex oligarca in esilio, è il più autorevole oppositore del ducetto di Mosca. Anche Kasparov è da anni costretto a vivere all’estero, da quando nel 2012 è stato arrestato e picchiato per avere manifestato a Mosca a favore delle ragazze anti Putin Pussy Riot e dopo che anche il cofondatore del suo movimento politico “Solidarnost”, Boris Nemtsov, come Anna Politkovskaja e centinaia di altri oppositori, è stato assassinato dai sicari del Cremlino. Ebbene, Kasparov un mese fa ha pubblicato un tweet con le seguenti parole: “se solo ci fosse un’organizzazione investigativa dedicata a svelare la corruzione morale e finanziaria dell’Assange fan club…”.
E ha condiviso il tweet di un ex ufficiale dell’Intelligence americana, Malcolm Nance, che cosí recita, testuale:”Julian Assange è un criminale che ha coordinato l’attacco alle elezioni americane del 2016. Inoltre ha apertamente sostenuto Trump e lavora tuttora per l’intelligence russa”. Vero? Falso? Neanche in questo caso noi editorialisti di periferia siamo in grado di rispondere con certezza. Ci sembra però che ci siano elementi a sufficienza per coltivare il sano esercizio del dubbio. Insomma, magari a Julian Assange, invece che consegnarli le chiavi della città, sarebbe stato più che sufficiente intitolare Casa Bettola. Al contrario, il rigurgito tardivo di antiamericanismo, mai del tutto sopito in una città come Reggio che, benché sia stata a lungo perdutamente e appassionatamente filosovietica, da tempo è una moderna città europea e occidentale, si è impadronito della Sala del Tricolore, ha fatto segnare alla legislatura Vecchi un brutto scivolone, un’autentica caduta di stile.
Magari sarebbe stato più decoroso attendere la pronuncia della Corte inglese che deve decidere sulla estradizione negli Stati Uniti, dove Assange rischia la condanna ad alcune centinaia di anni di carcere. Nel nostro piccolo, ci auguriamo che la cittadinanza onoraria a Julian Assange, che di fatto è una specie di operazione di marketing territoriale ma al contrario, sia ignorata, oltre che dal 99% dei reggiani, anche da chiunque viva al di là dei confini della nostra provincia. Tra due mesi inizia la campagna elettorale per le elezioni europee: se vengono a Reggio Emilia Ursula Von der Layen e Gentiloni, con quale biglietto da visita li accogliamo? Con la cittadinanza onoraria a Julian Assange?
Se viene in città l’Ambasciatore degli Stati Uniti, magari a visitare i luoghi nei quali è stato girato il film con Adam Driver su Enzo Ferrari, cosa gli diciamo? “Guardi, qui è dove abbiamo dato la cittadinanza onoraria a Julian Assange, quello che voi volete condannare a tre ergastoli”? Molto meglio essere conosciuti nel mondo per i cappelletti, la meccanica agricola e il Parmigiano-Reggiano che per le affinità elettive col signor Assange.