Firenze – La storia ci insegna che c’è protesta e protesta, ma c’è una profonda differenza tra legittimo dissenso e il tentativo di demolire alle fondamenta le istituzioni. L’assalto al cuore politico di Washington è un attentato alla democrazia e non può essere messo sullo stesso piano dei tumulti nelle Università dell’Oriente. I seguaci di Trump rappresentano una generazione di protofascisti, violenti squadristi con valori pericolosi, esempio sconcertante ed inquietante di inciviltà vandalica. Altra cosa sono le dimostrazioni che nel 2020 hanno dato voce agli studenti. A Nuova Delhi lo scorso Dicembre la polizia è entrata in un campus armata di scudi e manganelli, sparando lacrimogeni, picchiando ed insultando chi criticava le decisioni incostituzionali del governo, che mettono a rischio la laicità dell’India. In Turchia la polizia in assetto antisommossa ha disperso con la forza i manifestanti all’ingresso dell’Università Bogazici. A Istanbul lottano per mantenere l’indipendenza dell’istruzione e non accettano la nomina voluta personalmente dal Sultano Erdogan del nuovo rettore, Melhi Bulu. Esponente del partito islamista AKP del presidente e considerato un fedelissimo di corte. Le politiche di Erdogan hanno fatto scendere le tenebre sul Bosforo. La porta verso l’Asia è diventata un pozzo senza fondo di ingiustizie e soprusi con arresti indiscriminati e il permanente bavaglio alla stampa. La vendetta, dopo il fallito colpo di stato, non ha riguardato solo i protagonisti ma tutta l’opposizione, tacciata di terrorismo. Ad Hong Kong dopo mesi di contestazioni è l’ora del “ritorno” all’ordine, imposto dal governo locale e sollecitato dalle pressioni della Cina. Nell’ex colonia britannica con il nuovo anno decine di attivisti sono stati arrestati con l’accusa di attentare “al potere e allo stato”. Incolpati di essere traditori al servizio di potenze straniere e pericolosi sovversivi.
A Teheran un’anno fa veniva repressa la rivolta degli atenei, che ciclicamente contestano la brutale dittatura degli ayatollah, rischiando la vita. La miccia che allora fece scattare la piazza iraniana fu l’abbattimento di un velivolo civile. A Bangkok il movimento studentesco ha preso un periodo di pausa festiva, stop ai cortei fiume che hanno attraversato e colorato pacificamente la capitale. Promettono di non arrendersi e voler tornare con maggiore intensità nel nuovo anno. In questi mesi i giovani thailandesi sono arrivati persino a sfidare il re Maha Vajiralongkorn, mettendone in discussione assurdi privilegi di casta. Invocano una nuova costituzione ed elezioni libere per l’antico Siam. Nell’era della pandemia la passione, e il sogno, per la democrazia non è venuta meno. Il virus ha imposto misure restrittive, talvolta strumentalmente manipolate dalle dittature per silenziare il dissenso. In altri casi ignobilmente si è scelto di negare il coronavirus, e dare adito ad allucinanti e vergognose teorie del complotto. Tesi fallaci e criminali. Trump ci ha lasciato anche questo triste ricordo.