Firenze – Sembra avere finalmente un nome l’assassino di Ashley Olsen, la giovane americana assassinata la mattina di sabato scorso nella sua abitazione di Via Santa Monaca. Si tratterebbe di un cittadino senegalese, Diaw Cheik Tidiane, giunto illegalmente in Italia da pochi mesi, che intorno alla mezzanotte di ieri è stato arrestato nella casa dove abitava, in Via Andrea Del Castagno. Nato nel 1988, Diaw fino ad oggi era sconosciuto alle forze di polizia, in quanto clandestino. Gli indizi di colpevolezza a suo carico appaiono molto gravi, al punto che la Procura ha comunicato la svolta delle indagini prima della convalida del fermo da parte del giudice.
“Stiamo violando una regola – ha dichiarato a riguardo il procuratore Giuseppe Creazzo – ma si tratta di un caso eccezionale”. Eccezionale come il lavoro svolto dalla squadra di investigatori , “che fin dal momento del rinvenimento del cadavere di Ashley hanno lavorato come un solo uomo”, scongiurando il rischio di fuga del ragazzo e inchiodandolo al banco degli imputati grazie all’analisi del DNA, la prova decisiva della sua responsabilità nell’omicidio dell’americana.
Dalla ricostruzione fornita dagli inquirenti, Ashley lo avrebbe conosciuto nella notte tra venerdì e sabato scorsi nella discoteca Montecarla. I due, stando alle dichiarazioni di diversi testimoni, si sarebbero allontanati insieme dal locale – elemento confermato dai video delle telecamere di sorveglianza poste lungo il percorso – e insieme sarebbero stati visti entrare nella casa della ragazza, nel quartiere di Santo Spirito. Qui avrebbero avuto un rapporto sessuale consenziente (dall’autopsia svolta sul corpo dell’americana non risulterebbero infatti indizi di violenza carnale), in seguito al quale Diaw l’avrebbe assassinata. Strangolamento: questa la prima versione, confermata dai referti del medico legale, ma nel corso della conferenza stampa tenuta stamattina dalla Procura, emerge anche dell’altro. Vi sarebbero infatti due gravi fratture al cranio della ragazza, che rimescolano parzialmente le carte sulle cause del decesso. Va stabilito, cioè, se lo strangolamento sia avvenuto prima o dopo le lesioni alla testa, che non sembrano essere causate da un corpo contundente. “Più che colpita, Ashley è stata sbattuta con violenza”.
La perizia fissa l’ora del decesso intorno alle 8.00 di venerdì scorso. Esclusa dunque l’ipotesi di un gioco erotico finito male o il coinvolgimento di altre persone, il movente sembrerebbe essere una violenta lite nata, dopo il rapporto, dalla volontà della ragazza che Diaw lasciasse la casa. Lui l’avrebbe colpita con un pugno alla nuca, per poi farla cadere a terra. È quanto ha dichiarato l’imputato stesso che, fermato la scorsa notte, è stato sottoposto a un interrogatorio durato fino all’alba, durante il quale, ha dichiarato Creazzo – “ha fornito una versione dei fatti sostanzialmente ammissiva”. Le indagini tuttavia non finiscono qui, c’è altro da accertare, anche se il caso sembra “chiuso al 99%”. Gli esami tossicologici diranno qualcosa in più; mentre è sicuro che entrambi avessero bevuto, saranno svelati i dubbi sull’assunzione di sostanze stupefacenti.
Ma chi è Diaw? “Non si può descrivere come un piccolo spacciatore”, come era stato inizialmente individuato. Nella sua abitazione, dove ha passato la maggior parte del tempo dal giorno dell’omicidio, non è stata trovata droga, ma comunque “materiale utile alle indagini”. Ha detto di mantenersi facendo volantinaggio per alcune discoteche e altri piccoli lavori. Dopo l’omicidio, sentendosi forse protetto dal suo essere un “fantasma”, ha lasciato tracce ovunque e commesso passi falsi, come quello di portarsi dietro il cellulare di Ashley e di avervi inserito la sua sim card. Sono stati tuttavia i risultati dell’esame del DNA a parlare chiaro. Quello del senegalese non è stato difficile reperirlo, è bastato recuperare un mozzicone di sigaretta. Nessun dubbio: sono sue le tracce biologiche riscontrate sotto le unghie della vittima e su due reperti chiave rinvenuti nell’abitazione: un condom e una sigaretta, trovati nel gabinetto del monolocale d’Oltrarno. Adesso è a Sollicciano con un capo d’imputazione di omicidio aggravato dalla crudeltà e per aver agito nei confronti di un soggetto in condizioni di minorata difesa.