Firenze – Artigianato, forse è l’anno della svolta, anche se non mancano criticità dovute alla lunga fase di affanno di questo settore. Nel 2017 le pmi artigiane metteranno a segno un +2,4% di fatturato secondo le stime degli imprenditori e una ripresa dell’occupazione (+1%) che, seppur modesta, segna un’inversione di tendenza nell’emorragia continua degli ultimi anni. Le stime vengono dal terzo Rapporto sul settore artigiano promosso da Ebret (Ente bilaterale dell’artigianato toscano). Il Rapporto si è avvalso di una ricerca campionaria su 400 imprenditori, ed è stato realizzato da Ires Toscana con la collaborazione di Filippo Randelli dell’università di Firenze.
L’artigianato toscano ha alle spalle una lunga serie di indicatori negativi. Fatturato in contrazione: -2% nel 2015 e -0,4% nel 2016, considerando solo gli ultimi due anni. Ciò che ha fatto finalmente la differenza quest’anno è stata la decisa crescita dei mercati globali e la forte ripresa dell’export per la nostra regione. Ma anche dal fronte interno giungono segnali positivi, particolarmente importanti per imprese che – come quelle artigiane – si rivolgono ad un mercato soprattutto locale. L’economia italiana si è portata su ritmi di crescita prossimi al 2%, e anche gli indicatori disponibili per la Toscana mostrano un rafforzamento della ripresa, con un export in crescita dell’8,8% nei primi sei mesi del 2017 ed un incremento dell’occupazione pari all’1,7% nello stesso periodo.
Un dato in particolare porta i ricercatori ad un moderato ottimismo sul fatto che questa ripresa abbia un carattere non fugace anche per le imprese artigiane: il rafforzamento del processo di capitalizzazione. “La quota di aziende artigiane che alla fine del 2017 avrà aumentato la propria spesa per investimenti è infatti pari al 19%, mentre solo l’8% ne prevede una nuova riduzione” dicono i ricercatori. I processi di investimento sono del resto sostenuti da un mercato del credito che, nel 2017, sembra confermare gli spunti di miglioramento già intravisti nel 2016: sulla base dei dati forniti da Artigiancredito Toscano, nei primi sei mesi del 2017 si è infatti registrato un incremento del 5,2% delle operazioni garantite dal Consorzio, proseguendo il recupero già avviato nel corso del 2016. L’incremento ha interessato operazioni sia a breve termine sia, soprattutto, a lungo termine (+16,5%), tipicamente legate al finanziamento di investimenti.
Se il quadro congiunturale appare più sereno, nel complesso, anche per le imprese artigiane, non mancano tuttavia alcune ombre sulla ripresa in corso. In primo luogo, il ritorno alla crescita dell’artigianato si manifesta con notevole ritardo rispetto ad altri segmenti produttivi del tessuto economico regionale – per la Toscana nel suo insieme l’andamento del pil è tornato in positivo già nel 2014 – per il permanere di fattori di debolezza strutturale. Le criticità riguardano soprattutto le aziende artigiane più piccole, che continuano infatti a registrare risultati negativi. In secondo luogo, si osserva una nuova flessione degli indicatori relativi alla demografia delle imprese artigiane, a testimoniare che – malgrado l’avvio di una fase di ripresa congiunturale – il processo di selezione imprenditoriale innescato dalla crisi degli ultimi anni non si è ancora esaurito, soprattutto per quelle aziende che non hanno adeguato il proprio modello gestionale ai nuovi scenari economici emersi dalla crisi.
Il recupero dell’attività di investimento, infine, si inserisce in una dinamica di lungo periodo che ha alle spalle crolli drammatici, come testimonia anche la diminuzione delle operazioni a medio/lungo termine garantite da Artigiancredito Toscano (-60% fra il 2010 e il 2016). Il recupero della propensione ad investire resta dunque su livelli storicamente molto bassi e sembra destinata a finanziare soprattutto la sostituzione di macchinari diventati obsoleti per il ripetuto rinvio nel tempo delle decisioni di rinnovo degli impianti e attrezzature produtti