Firenze – Se il peso fiscale complessivo sulle piccole imprese e gli artigiani nel 2016 in Italia salirà al 61% con un “saltino” dello 0,1% rispetto al 2015, in Toscana sono ben tre i capoluoghi di provincia che superano la media: Firenze, Grosseto e Livorno. Si collocano di un “capellino” più sotto Pisa e Siena.
Firenze condivide la quarta posizione in Italia con Catania. In numeri, il peso fiscale complessivo sulle Pmi salirà, nel 2016, al 68,5%; a Grosseto, ventesimo posto in Italia, del 64,9%; a Livorno, quarantaduesimo posto in Italia, del 62,3%.
A rendere noti i dati ci pensa la Cna, o meglio il rapporto 2016 dell’Osservatorio CNA sulla tassazione della piccola impresa, effettuato sui 124 Comuni capoluoghi di provincia e regione.
“La pressione fiscale sulle imprese – dichiara il direttore CNA Toscana Saverio Paolieri – è un mostro che divora le loro risorse e il loro lavoro: le imprese fiorentine lavoreranno fino al 7 settembre per pagare le tasse; quelle di Arezzo, la città con la tassazione globale più bassa fra i capoluoghi toscani, fino al 22 luglio. E il reddito che resta alle imprese dopo aver pagato le tasse va dal 31,5% di Firenze al 44,3% di Arezzo”. Quindi, se l’utile d’impresa è di 50mila euro/anno, dopo aver pagato tutte le tasse i 50mila euro nel 2016 diventano a Firenze € 15.750, ad Arezzo € 22.150.
“È insostenibile – commenta Paolieri – come si può sperare nella ripresa economica quando le nostre imprese sopportano un peso così enorme? Dal nostro studio risulta nel confronto 2015/2016 un aumento del peso complessivo del fisco dell’0,1%, passando dal 60,9% del 2015 al 61%. È necessario ridurre in maniera incisiva la tassazione su artigianato e PMI e semplificare, sia a livello centrale sia a livello locale, gli adempimenti che determinano costi indiretti sulle imprese e ne diminuiscono la produttività. Solo così si può restituire fiato e competitività al nostro sistema economico”.
Ma come mai il totale Taxe Rate, vale a dire il peso fiscale complessivo, salirà fino al 61% in Italia nel 2016, sulle piccole imprese e l’artigianato? “L’incremento – spiega la Cna – deriva dall’aumento programmato dell’aliquota dell’Ivs (Invalidità-vecchiaia-superstiti), la contribuzione previdenziale della Cassa artigiani e commercianti, solo in parte attenuato dall’elevazione della franchigia Irap a 13mila euro. Inoltre, la maggior parte degli interventi introdotti con Legge di stabilità del 2016 non produrranno effetti sensibili sulle imprese di minore dimensione, se non il beneficio che deriva dal super ammortamento relativamente agli investimenti effettuati in corso d’anno”.
Firenze è nella top ten delle città italiane con peso fiscale complessivamente più alto su artigianato e piccola impresa. Nella classifica della imposizione fiscale sui ‘piccoli’ nelle 124 città, dopo Reggio Calabria (73,2%), Bologna (71,9%), Roma (69,8%), al quarto posto insieme a Catania c’è Firenze con una pressione fiscale del 68,5%. La tassazione più bassa fra i capoluoghi di provincia in Toscana si registra ad Arezzo (55,3).
Ed ecco la classifica toscana: Firenze 68,5% – Grosseto 64,9% – Livorno 62,3% – Pisa 60,9% – Siena 60,5% – Lucca 59,2% – Pistoia 59,1% – Prato 58,6% – Massa 58,1% -Carrara 57,8% -Arezzo 55,7%.
Ma quando scatta il “tax free day”, vale a dire il giorno dell’anno in cui una piccola impresa smette di lavorare per pagare le tasse e comincia a produrre reddito per chi ci lavora? L’Osservatorio CNA sulla tassazione delle PMI lo calcola, città per città. Ed ecco i risultati della Toscana: a Firenze nel 2016 si lavora per il fisco fino al 7 settembre; ad Arezzo fino al 22 luglio. A Grosseto, fino al 25 agosto; a Livorno fino al 15 agosto; a Pisa fino al 10 agosto; a Siena fino all’8 agosto; a Lucca fino al 4 agosto; a Pistoia fino al 3 agosto; a Prato fino al 2 agosto; a Massa fino al 31 luglio; a Carrara fino al 30 luglio. E ad Arezzo, appunto, fino al 22 luglio.
La Cna detta anche qualche “rimedio” per migliorare il sistema tributario. “Tre le direttrici operative: una più consistente riduzione della pressione fiscale; il capovolgimento della tendenza a trasferire sulle imprese gli oneri dei controlli; l’uso intelligente della leva fiscale per aumentare la domanda interna”.