Firenze – Un tuffo in un mondo di bellezza e creatività, dove ogni oggetto è pezzo unico e idea incarnata. Eppure, interi settori del mondo dell’artigianato fiorentino, toscano, nazionale ma anche internazionale, stanno vivendo un dramma senza pari, come conseguenza dell’impatto dell’ondata, anzi, dello tsunami dovuto al covid-19. Per quanto riguarda il mondo dell’artigianato cittadino, è dalle parole della vicepresidente di Artex Sara Biagiotti e il coordinatore Elisa Guidi che emerge una realtà sconfortante.
L’occasione, i timori che sono nati fra gli artigiani per quanto riguarda il pagamento dei canoni per i laboratori. Si tratta di affitti calmierati, considerando la posizione adiacente al centro storico della sede del Vecchio Conventino e i servizi prestati. Secondo quanto spiegano Biagiotti e Guidi, il canone è infatti fissato a 8,50 euro al metro quadro per quanto riguarda gli artigiani più “vecchi” (alcuni sono in loco da trent’anni), mentre arrivano a 9 euro per i più “giovani”, sempre considerando la data di insediamento. I laboratori vanno da 12 metri quadri a 24 e 36, nella media, mentre i più grandi arrivano a 40 o 60 metri quadri. Solo uno fra i laboratori si aggira fra gli 80 e i 90 metri quadri.
I malumori sono sorti a causa del canone. Infatti, per gli artigiani il momento, dopo due mesi di inattività forzata, ma soprattutto in assenza di fiere, mercati, occasioni di commercializzazione per lo stop a tutte le attività che comportassero uscite pubbliche e assembramenti durante il lockdown, è drammatico. Una delle prime ricadute è senz’altro quello di essere in difficoltà nel pagamento del canone.
D’altro canto, come spiegano Biagiotti e Guidi, il problema non riguarda solo gli artigiani, ma anche la stessa Artex. Si tratta infatti di una società che ha in gestione l’immobile, il Vecchio Conventino, di cui non è proprietaria: proprietario è il Comune di Firenze. “La nostra attività di gestione – spiegano – non è di lucro per quanto riguarda la gestione dell’immobile. Il denaro dei canoni viene reimpiegato per la manutenzione della sede, di cui ci occupiamo per quanto riguarda tutto ciò che è manutenzione straordinaria”. Un compito che assorbe dunque i canoni provenienti dai laboratori. Le attività da cui nasce il “guadagno” sono altre, vale a dire proprio quelle fiere, quei mercati, quelle attività di commercializzazione impedite dal lockdown. Insomma, siamo da capo.
“Al di là del fatto che la possibilità di dilazionare il canone la diamo per scontata, come abbiamo sempre fatto anche in tempi precedenti al Covid – dichiarano Biagiotti e Guidi – è altrettanto chiaro che, data la situazione, sarà l’amministrazione comunale, vale a dire il proprietario dell’immobile, a dover spendere una parola e a dare una prospettiva sia per noi che dunque per gli artigiani”. Del resto, l’incontro è già fissato e avverrà la settimana prossima.
Il Vecchio Conventino dovrebbe essere molto più di una semplice sede a canone calmierato per gli artigiani. Come spiegano da Artex, che ne gestisce la “cornice”, si tratta di un immobile “dedicato e protetto”, che contempla parcheggio, giardino con verde pubblico, gestione coordinata delle problematiche di manutenzione (a breve si terrà anche un’assemblea condominiale), che non sono lievissime, dal momento che si tratta di un immobile storico il cui restauro risale a 12 anni fa. Inoltre, all’interno della sede, si trova un laboratorio di ceramica del cui forno, per fare un esempio possono usufruire gli artigiani senza alcuna spesa aggiuntiva. Inoltre, come fanno notare Biagiotti e Guidi, se il gestore non riscuote, dovrebbe intervenire ugualmente per la manutenzione straordinaria. Di fatto, con un investimento proprio, ammettendo ci fosse un “gruzzolo” proprio su un immobile del Comune.
I laboratori presenti nella sede di via Giano della Bella, accanto a piazza Tasso, sono 26. La scelta è fatta attraverso un bando “aperto”, che tiene conto di alcuni criteri, fra cui anche quello di non rischiare di avere tutti artigiani con lo stesso tipo di attività. “Lo spirito di Artex sarebbe quello di mettere in grado gli artigiani, aiutandoli non solo con un affitto calmierato ma anche con tutta una serie di servizi, come workshop, fiere, promozioni, incontri, appuntamenti, di crescere tanto da poter essere in grado di “spiccare il volo”. Cosa tra l’altro che si è avverata per molti artigiani passati dal Conventino. Una “cornice” che permette dunque “ai giovani artigiani in particolare di crescere”. “Non per niente il nome scelto è Officina creativa”, specificano Biagiotti e Guidi. Un tentativo di “fare sistema” che si allarga oltre ai confini nazionali, raggiungendo in particolare Spagna, Francia, Europa del centro e del nord. anche perché spesso le problematiche del mondo artigiano, al di là delle differenze nazionali sono uguali. Prima fra tutte, la necessità, come ribadisce Biagiotti, di una sorta di “rivoluzione culturale” che guardi all’oggetto nella sua bellezza, nella sua qualità, nella sua durata. Insomma, spendere di più ora vuol dire continuare ad usufruirne nel tempo, anche perché c’è una grande verità celata sotto il lavoro dell’artigiano: la bellezza, che non finisce mai. Da qui alla qualità “genetica” biologica, green e sostenibile dell’artigianato rispetto al prodotto industriale, il passo è breve. Uno invece di dieci, significa anche minore spreco e più sostenibilità. Ed ha anche un forte valore etico.
Tirando le fila, almeno a Firenze, sarà l’incontro con l’assessore comunale Federico Gianassi a dare risposte, o perlomeno a indicare il percorso dopo questo lungo stop da coronavirus, indicando soluzioni che potranno a un tempo trovare la “quadra” fra le difficoltà contrapposte ma anche i problemi simili che abbiamo toccato. Al di là delle indicazioni per i problemi immediati, tuttavia, è tutto il mondo artigiano che sta chiedendo risposte alla politica.
Come? Ad esempio, presentando istanze, proponendo idee. Non denaro a pioggia, anche considerando le difficoltà economiche del dopo lockdown, ma, spiega Guidi, “Sostenere progetti per la commercializzazione; facilitare il rapporto col turismo; puntare con politiche specifiche a una maggiore digitalizzazione dell’artigianato”. Un punto essenziale, quest’ultimo anche perché p difficle trasmettere emozioni e verità con la pratica dello shopping on line. Ma se all’offerta dell’oggetto si offrisse la visione del lavoro, della creazione dello stesso, ecco un altro modo per rendere partecipe l’altra parte di ciò che sta avvenendo sotto i suoi occhi, delle capacità tecniche, della raffinatezza del lavoro, dell’idea che si incarna. Senza farsi mancare una logica di prospettiva necessaria per il futuro, vale a dire occuparsi a tutto tondo della formazione delle nuove leve.
“Per quanto riguarda questo punto, si possono riprendere ed allargare esperienze già in atto- ricorda Biagiotti – come il settore della pelletteria come materia di insegnamento prevista all’Its. Perché nn fare altrettanto con altre attività artigianali? Senza dimenticare di accompagnare tutto ciò con una informazione appropriata circa gli sbocchi professionali”.
Insomma, in una città che si sta interrogando con forza sulla pericolosità, messa sul tavolo dal covid, di rimanere attaccati a una monocoltura economica che ha puntato tutto sul turismo, forse è dall’artigianato che può giungere l’impulso al rinnovo, capace di diventare vero e proprio volano di sviluppo economico. Anche qui, tornano a galla idee vecchie e nuove, come offrire negli shops museali prodotti di artigianato artistico, sviluppare progetti per vendere nei mercati storici (ad esempio la loggia del Porcellino) prodotti dell’artigianato fiorentino, infine, avere una visione d’insieme sistemico sulla città.
Anche perché Firenze “ha tutte le carte in regola per assumere un ruolo di laboratorio sperimentale, di guida a livello europeo – conclude Guidi – considerando anche che proprio per quanto riguarda l’immaginario collettivo, l’artigianato artistico è parte imprescindibile e preziosa della Toscana, e in particolare di Firenze”.
Foto gentilmente concesse da Artex, pagina Facebook