Arte e Musei, la diplomazia culturale motore di pace

Un ponte fra i Paesi per portare nuove relazioni e ricreare fiducie perdute

Può l’Arte essere ponte fra i Paesi per portare nuove relazioni, smussare posizioni contrapposte, ricreare fiducie perdute? Se la domanda può sembrare banale e la risposta obbiligata, non è per niente semplice il percorso che porta istituzioni culturali, musei, centri atistici a interloquire fra loro, mettendo in campo, sia che i soggetti siano di natura privatistica o tanto più, pubblica, una vera e propria “diplomazia culturale” che appoggia, prepara, apre porte o meglio ponti per la diplomazia “tradizionale”. Di tutto ciò e di molto altro si è trattato nel convegno tenutosi a Firenze, dal titolo “Musei, arte e relazioni internazionali. Una prospettiva dall’Italia”, a cura della prof.ssa del Sant’Anna di Pisa Serena Giusti, organizzata dalla Fondazione Circolo Rosselli, con il contributo dell’Unità di Analisi, Programmazione e Documentazione Storica del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. La conferenza è stata aperta dai saluti del presidente della Fondazione Circolo Rosselli, Valdo Spini, di Sandro Rogari per la Fondazione della Cassa di Risparmio di Firenze e di Tommaso Giordano per il Ministero degli Esteri.

E’ la cultura, ha sottolineato in apertura Spini, a rappresentare, in un momento in cui il mondo è percorso da conflitti e tensioni, un veicolo di comunicazione per l’oggi e un ponte verso una possibile riaffermazione del multilateralismo e della soluzione pacifica dei conflitti per il domani. “L’Italia e Firenze in particolare- ha concluso – hanno un ruolo particolare in questo campo e la Fondazione Circolo Rosselli con la sua ricerca intende concorrere ad una mobilitazione di impegni e di competenze quanto mai necessaria”.

Nella giornata si sono snodati i focus che hanno messo in luce i vari aspetti della questione, Le sessioni hanno preso in considerazione temi diversi, dall’Arte in Guerra, coordinato da Serena Giusti, Scuola Sant’Anna Pisa e ISPI, che ha messo in luce la complessità della tutela, protezione e salvaguardia del patrimonio artistico in caso di pericolo (con interventi di Micaela Frulli, Università degli Studi di Firenze, Gabriella Proietti, Dipartimento della Protezione Civile – Ufficio del Direttore Operativo, Claudio Mauti, Comandante del nucleo carabinieri tutela del patrimonio culturale di Firenze, Grazia Tucci, Università degli Studi di Firenze e Icomos Italia), al ruolo dei Musei nelle Relazioni internazionali, con il coordinamento di Anna Chiara Cimoli, Università degli Studi di Bergamo ( relazioni di Erminia Sciacchitano, Ministero della Cultura, Serena Giusti, Scuola Sant’Anna Pisa e ISPI,Camilla Pagani, Università Bocconi e Sciences Po, Maria Elena Colombo, Responsabile interpretazione, accessibilità, condivisione, museo Egizio, Torino, Eike Schmidt, direttore degli Uffizi), ai Musei e Fondazioni per la promozione dell’Italia, coordinatore Valdo Spini (interventi di Stefano Monti, Partner Monti&Taft,Francesco Spano, Segretario generale MAXXI, Stefania Ricci, storica dell’arte, esperta di moda, che ha portato l’esempio del Museo ferragamo, primo museo aziendale nel mondo). La giornata è proseguita con la sessione deidcata a I Musei luoghi di incontri di culture e dialogo, coordinatrice Camilla Pagani, Università Bocconi e Sciences Po , contributi di Silvia Adele Mascheroni, Patrimonio e Intercultura, Fondazione ISMU e ICOM Italia, Anna Chiara Cimoli, Università degli Studi di Bergamo, Silvia Borsotti, Direttrice Musei di Fiesole e coordinatrice rete museale tematica “Musei di Tutti”, Arabella Natalini, Direttrice scientifica Museo degli Innocenti Firenze.

Fra i vari punti toccati che danno concretezza all’assunto che la cultura nei suoi presidi, dai musei, ai centri culturali alle biblioteche, possa essere e sia facitrice di ponti fra popoli e Paesi, alcuni sono veri e propri snodi. Ad esempio, interessante la definizione della cultura come settore economico, principio magistralmente illustrato da Stefano Monti che, nella veste di imprenditore della cultura, non solo ha messo in luce la necessità di una maggiore consapevolezza della capacità economica del prodotto culturale, ma anche la sua intrinseca e necessaria propensione all’apertura “al mondo” con l’estensione di relazioni a tutti i Paesi. Natura economica che tuttavia, e semmai questo potrebbe essere un risvolto critico da attenzionare da parte del pubblico (l’organismo rappresentato da Monti è infatti organismo privato, attivo soprattutto in operazioni di investimento nei comparti delle Imprese Culturali e Creative e del settore turistico) è, secondo Monti, intralciato da vari regolamenti e normative che in particolare in Italia, tendendo a proteggere il patrimonio culturale dal depauperamento, rischiano di frenare lo slancio imprenditoriale. Ovviamente, snodo fondamentale che contiene in sè un principio senz’altro encomiabile ovvero salvaguardare i beni culturali nazionali patrimonio della collettività da eventuali diminuzioni.

La potenza della cultura come costruttrice di ponti fra antropologie differenti, popoli e paesi non è un concetto prettamente moderno. Ci viene incontro infatti, come spiega il segretario di Maxxi Francesco Spano nel suo contributo, la straordinaria figura del gesuita Matteo Ricci che con Marco Polo, sono gli unici occidentali presenti fra i ritratti dei grandi personaggi a Pechino. Ebbene, ricorda Spano, “Ricci ancora prima di espletare la sua missione religiosa,si dedicò a far conoscere la nostra cultura ai suoi interlocutori, per dar loro la consapevolezza che la cultura di cui egli era portatore aveva la stessa nobiltà di quella cinese”.

Un territorio di parità fra due grandi tradizioni culturali e artistiche che è già di per sè una grande conquista culturale. Ma la capacità di installare ponti fra i popoli, è ben illustrata da un altro esempio spiegato da Spano, ovvero la “spedizione” ad Odessa del Maxxi (cui hanno partecipato sia Spano che il direttore attuale, Alessandro Giuli) per venire incontro alla richiesta di aiuto per il restauro e la ricostruzione della grande basilica ortodossa di Odessa ridotta a mal partito dal conflitto in corso. Un’operazione di straordinaria valenza, sia culturale ma anche e soprattutto politica, con la tendenza al futuro che rivelano le parole del sindaco di Odessa, riportate da Spano, che vanno nel senso di una chiesa rinata al suo splendore grazie a maestranze italiane, prefigurazione di un futuro di pace e collaborazione fra i popoli, nel nome dell’arte e della cultura.

Se alcune riflessioni sorgono spontanee (può il valore aggiunto di cui parla Monti essere pruamente economico, parlando di arte e cultura? Può la pretesa natura economica dell’arte diventare così preponderante da stracciare le maglie predisposte dalla legge per tutelare l’integrità dei patrimoni artistici nazionali e mondiali? Siamo sicuri che l’operazione Odessa sia dettata da ragioni puramente culturali ed artistiche e non sia invece innervata da ovvi elementi di peso politico che riguardano le scelte di politica internazionale ben note? Se per assurdo l’aiuto del Maxxi fosse stato richiesto dal Museo di San Pietroburgo la risposta sarebbe stata altrettanto entusiastica e pronta?) tuttavia non si può ignorare che l’Arte, per sua natura, si è sempre espressa grazie a “mecenati “più o meno interessati alla sua intrinseca capacità di tramettere messaggi e perché no, di prestarsi a business e propaganda. E tuttavia, è altrettanto vero che la natura della produzione artistica è tale da essere sempre riuscita ad ergersi sopra qualsiasi condizionamento, economico, politico e anche culturale, diventando solo espressione dell’animo umano universale. Ed in questo risiede la sua straordinaria capacità di costruire ponti, aprire porte e abbattere muri.

In foto, da sinistra: Stefano Monti, Francesco Spano e Valdo Spini


 

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