Forte dei Marmi – A Villa Bertelli, in via Mazzini, martedì 28 giugno 2022 alle 18.30 si svolgerà l’evento “Invasione di campo”, interessantissimo format giunto alla seconda edizione. L’idea, semplice ed intrigante, è mettere a confronto un artista visivo e un calciatore professionista, provando a trovare dei punti di connessione tra le due discipline e riflettere sui principi creativi e sulle dinamiche che caratterizzano le due attività, all’apparenza così distanti.
Partecipano Matteo Graniti, Ubaldo Pantani, Alessandro Calori, Gabriele Cioffi, Matteo Marani e Aldo Dolcetti. Ex calciatore, attualmente collaboratore tecnico di Allegri alla Juventus e tra gli ideatori del progetto, a Stamptoscana ha rilasciato questa esclusiva intervista.
Come nasce l’idea di combinare l’arte visiva e il calcio?
«L’idea nasce dalle esperienze personali degli ideatori, ovvero il sottoscritto, allenatore ex calciatore e da sempre artista outsider, e a Matteo Graniti, curatore e direttore di Galleria Ipercubo con un passato da calciatore. Per entrambi c’è sempre stata la volontà e la passione di ricercare in entrambe le discipline l’aspetto estetico, l’atto creativo, la possibilità di mescolare la disciplina del lavoro alla bellezza. Calcio e arte all’apparenza sembrano due mondi distanti, in realtà hanno molte cose in comune, e noi vogliamo raccontarle attraverso le testimonianze dei nostri ospiti che cambiano durante ogni serata. In fondo, ci piace pensare che “Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze”.»
Quando e perché ti sei appassionato alla pittura?
«Fin da piccolo mostravo due eccellenze: col piede sinistro nel trattare il pallone e con la mano destra nel disegnare! Sono rimaste, ancora oggi che ho 55 anni, le mie passioni più forti, anche se fatico a fare pittura per mancanza di spazi e tempo. Mi rimane ancora il disegno con cui affronto soprattutto una ricerca sull’identità della persona in tutte le sue diversità/ricchezze.»
Quali calciatori a tuo avviso hanno espresso l’essenza del genio artistico?
«Il primo nome che mi viene in mente è certamente Maradona, ma potremmo dire anche Baggio, Van Basten per fare nomi importanti, tuttavia anche nelle serie minori si trovano giocatori che hanno il genio artistico, si tratta semplicemente di realizzare azioni che gli altri non riescono o non possono neanche immaginare. Questo è il genio.»
E se dovessi paragonare il calcio odierno ad un movimento o scuola pittorica, cosa sceglieresti?
«È complicato rispondere a questa domanda e credo forse non sia nemmeno possibile. Possiamo dire, e in questo Matteo mi è di conforto, che negli ultimi venti anni entrambi i settori hanno subito il forte influsso delle nuove economie e della globalizzazione, questo genera dei cambiamenti ai quali è difficile resistere nonostante la cultura europea abbia propri principi e meccanismi.»
Il rettangolo di gioco è più cornice o tela di un quadro in movimento?
«Il rettangolo di gioco o in generale la partita di calcio se proprio devo pensarli come medium artistico direi che parliamo di performance. Ci sono gli artisti (i calciatori) guidati da un curatore (l’allenatore) che in armonia devono cercare di centrare l’obiettivo che si sono posti… possibilmente offrendo un bel spettacolo al pubblico!»
Foto: Aldo Dolcetti dal profilo Linkedin