L’imprenditore metalmeccanico Claudio Borelli, 72 anni, per gli inquirenti è “un evasore fiscale socialmente pericoloso”. La Finanza e la Polizia di Stato nelle scorse ore – su ordine del Tribunale di Reggio – lo hanno arrestato e gli hanno sequestrato tre unità abitative e relative pertinenze per un valore di circa 500mila euro; una moto e otto auto; l’azienda (3 capannoni industriali con relativi impianti, macchinari e prodotti); 2.400 armi da fuoco (valore per circa 1,5 milioni di euro); 169 pezzi tra orologi di pregio, anelli, collane e bracciali d’oro e il “saldo attivo presente nei vari conti correnti e depositi, per euro 1.425.142 e 3.100 dollari americani”. Nel corso dell’operazione sono state scoperte armi da sparo e munizioni detenute illegalmente, così l’imprenditore è stato arrestato.
Tutto ha avuto inizio nell’agosto 2014, quando nel corso di un controllo amministrativo in materia di armi, si era scoperto che “aveva nella propria disponibilità 2.600 armi da fuoco e denaro contante per circa 1 milione tra euro e dollari americani”. Incredibile l’arsenale: migliaia di armi tra fucili da caccia e da guerra, mitragliatori d’assalto, pistole di ogni foggia ed epoca, e poi munizioni, fondine… il tutto tenuto in perfetta efficienza.
In quella circostanza, Borelli era stato arrestato dalla Polizia perché “ritenuto responsabile del reato di detenzione abusiva di munizionamento per armi da guerra”. Le armi furono tutte ritirate, anche per il venir meno delle condizioni che avevano, a suo tempo, dato luogo al rilascio della licenza di collezione.
In tanto veniva informato il Comando Provinciale della Guardia di Finanza, che subito avviava una verifica fiscale sulla sua ditta individuale. La verifica si è conclusa in febbraio con la constatazione di imponibili sottratti a tassazione per circa 5 milioni di euro e la denuncia dell’imprenditore per i reati per “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici” e “occultamento o distruzione di documenti contabili”. A garanzia del debito tributario verso lo Stato la Finanza aveva chiesto veniva un “sequestro per equivalente” per oltre 3 milioni di euro.
“Stante la pericolosità economico fiscale emersa all’esito della verifica – dicono i militari – si sono avviati patrimoniali nei confronti dell’imprenditore e dei componenti del nucleo familiare. E’ emersa l’esistenza di una netta sproporzione fra i redditi dichiarati e le patrimonialità accumulate”.
Il sostituto procuratore Maria Rita Pantani della Procura ha così richiesto al Tribunale l’applicazione a Borelli della misura di prevenzione patrimoniale. La stessa questura aveva avanzato una richiesta di “misure personali e patrimoniali”.
Il Tribunale “acclarata l’esiguità dei redditi leciti dichiarati (non sufficienti neppure a coprire il costo della vita determinato dall’Istat), valutava le disponibilità patrimoniali acquisite sin dal 2004 come frutto del reimpiego dei proventi illeciti dell’evasione fiscale”. Quindi ha emesso un provvedimento di sequestro ex art. 20 del D.Lgs. 159/2011 di tutti i beni e delle patrimonialità individuate. Sequestro eseguito nelle scorse ore.