Arno e Alluvione, Giani: “Tutela effettiva con le casse d’espansione a sistema”

Firenze – Vigilia del 4 novembre, anniversario della Grande Alluvione che mise in ginocchio Firenze, il presidente della Regione Eugenio Giani fa il punto. Il punto, ovvero dà conto di ciò che è stato posto in essere, a 55 anni da quella tremenda sciagura,  per cercare almeno di evitare che quei terribili giorni si ripetano. “Vogliamo offrire ai cittadini il quadro degli interventi che stanno continuando – dice il presidente Giani – in primo luogo per la difesa del suolo di tutta la Toscana, dal momento che abbiamo un reticolato idrogeologico particolarmente delicato, che si tratti dell’Arno, dell’Ombrone, del Serchio, o degli affluenti a quella che è la nostra rete idrica principale. Negli ultimi 10 anni – ricorda Giani – andando oltre la mia attuale competenza, grazie alla Protezione civile e al settore Difesa del Suolo, abbiamo visto e vediamo transitare, sia con risorse regionali che statali che europee, una media di 100 milioni l’anno di interventi sull’assetto idrogeologico”.

Per quanto riguarda l’Arno, che 55 anni fa portò a quella catastrofe che ha poi originato, come ricorda Giani, l’organizzazione della Protezione Civile, dal momento che “la prima legge organica, la 996 del 1970, cita proprio, nella sua organizzazione, le calamità naturali dell’alluvione di Firenze del ’66 e del terremoto del Belice del ’68”.

Per quanto riguarda l’Arno, l’importanza di questi interventi di manutenzione e regolamentazione idrogeologica è primaria. “Nel 2019 – ricorda il presidente – Pisa si salvò da una probabile esondazione grazie al funzionamento dell’impianto di Roffia (capacità 5milioni di metri cubi), sia attraverso la vasca d’espansione che attraverso lo scolmatore”.

Per gli anni a venire, l’intenzione è investire 534milioni per la difesa del suolo entro il 2026, con risorse richieste nell’ambito del Pnrr per interventi già proposti al Ministero.  I lavori su cui fa il punto il presidente, sono le casse di espansione in particolare di Figline, ma anche la cassa di espansione dei Renai e la diga di Levane. Anche se, come dice, “il  rischio dell’alluvione è stato mitigato, ma non può essere mai eliminato”.

In particolare il  sistema di laminazione di Figline (che interessa il territorio dei Comuni di Figline-Incisa, Reggello e Rignano sull’Arno), è una delle prime  opere che saranno operative a difesa di Firenze, oggi in corso di realizzazione; secondo per importanza l’innalzamento della diga di Levane, con l’obiettivo finale che sarà raggiunto con la  realizzazione del sistema di casse di espansione e di “infrastrutture verdi” del fiume Sieve.

“L’effetto completo di tutela – ha precisato Giani – lo avremo quando tutte le casse di espasione saranno realizzate, perché è l’insieme che deve funzionare. Gli interventi sulle casse di espansione a Figline, a Prulli e Restone, consentono in caso di necessità di raccogliere le acque prima che arrivino nelle città dove il fiume si stringe. ll  rischio dell’alluvione è stato mitigato, ma non può essere mai eliminato. Dobbiamo continuare a lavorare sodo con le autorità competenti con progetti di interventi per tutta la Toscana e anche per l’Arno”.

All’incontro con la stampa era presente il direttore della Difesa del suolo e Protezione civile della Regione Giovanni Massini, che ha sottolineato nello specifico l’importanza della quarta cassa di espansione di Figline, in via di progettazione, affinché tutto il sistema funzioni.

I principali interventi. 

Il sistema di laminazione di Figline comprende le  casse di espansione di Pizziconi, Prulli, Leccio e Restone situate rispettivamente nei comuni di Figline  e Incisa valdarno, Reggello e Rignano sull’Arno. La volumetria complessiva e la loro capacità di regolazione attraverso paratoie mobili, permetterà di gestire la laminazione di circa 25-30 mln di mc di acqua, riducendo il rischio idraulico della città di Firenze e dei Comuni limitrofi. Nel caso di un evento tipo quello del 1966, il sistema di laminazione di Figline permetterebbe sostanzialmente un abbattimento della portata di acqua in arrivo nel centro storico di Firenze di circa il 10%, minimizzando il rischio idraulico residuo. Intanto sono partiti i lavori per la realizzazione del secondo lotto della cassa di espansione ‘Pizziconi’: intervento da quasi 23 mln di euro che dovrebbe concludersi entro il 2022 e che rientra nell’Accordo di programma Stato-Regione del 2015 (il primo lotto è stato concluso nel luglio 2019). In caso di esondazione, paratoie elettromeccaniche convoglieranno le acque nella cassa di espansione sottopassando autostrada A1 e linea dell’Alta Velocità. Il sistema di laminazione di Figline si compone anche delle casse di: Restone, Prulli e Leccio, per una spesa totale di oltre 132 mln di euro ed una capacità di invaso di circa 25 mln di metri cubi d’acqua. Tempi previsti di realizzazione: casse di Prulli entro il 2025, cassa di Restone entro il 2023. Per la cassa di Leccio, augurando di avere il finaziamento nell’ambito del Pnrr, la conclusione dei lavori è prevista per il 2026.

Ad oggi è già funzionante un primo modulo della cassa di Pizziconi 1 per una capacità di invaso di 2.5 milioni di metri cubi.

Le tre principali opere in corso di realizzazione a valle della città di Firenze sono:

  • la cassa di espansione dei Renai (nel comune di Signa) che invasa circa 11 milioni di metri cubi di acqua ed attualmente in corso di realizzazione
  • la cassa di espansione di Fibbiana situata subito a monte della città di Empoli (ricadente nei comuni di Montelupo F.no e Capraia e Limite), con estensione di circa 60 ettari, un volume totale di invaso di circa 4 milioni di metri cubi ed un costo di poco superiore a 11 milioni di euro. I lavori di realizzazione dell’opera sono prossimi alla conclusione
  • la cassa di espansione di Roffia (cassa di espansione dei Piaggioni) situata nel Comune di San Miniato, con un estensione totale di oltre 100 ettari, un volume totale di invaso di circa 9 milioni di metri cubi ed un costo di circa 19 milioni di euro. I lavori sono conclusi da circa 3 anni ed è già entrata in funzione durante la piena dell’Arno del 17 novembre 2019.

 

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