Firenze – Il prossimo 16 Gennaio nell’auditorium del Consiglio Regionale, nell’ambito della Festa della Toscana avrà luogo un incontro-spettacolo con Armando Punzo (della “Compagnia della Fortezza” di Volterra) dal titolo “Abolire la paura con le architetture dell’impossibile”. Animatore di un’esperienza, teatrale ed umana, di livello europeo, nel carcere di Volterra con i detenuti-attori della “Compagnia della Fortezza” Punzo dialogherà sul tema della paura, ma anche dei modi per affrontarla e vincerla, il carcere, la libertà, il coraggio, l’utopia, con Rosalba de Filippis, curatrice del libro Paura- Intellettuali e artisti sulle angosce del nostro tempo (Edizioni della Meridiana). Pubblichiamo questa riflessione sull’evento di Rosalba di Filippis.
Nel Luglio del 2014 ho assistito per la prima volta a Santo Genet, di Armando Punzo, regista e direttore artistico della “Compagnia della Fortezza” (la più importante esperienza di Teatro in carcere in Italia e in Europa) all’interno del carcere di Volterra. Questa estate ho avuto modo di seguire un altro evento straordinario (Dopo la tempesta-L’opera segreta di Shakespeare), sempre in un pomeriggio abbacinato e rovente.
Si tratta, d’altra parte, soltanto degli ultimi due spettacoli che la Compagnia ha messo in scena in ventotto anni di attività che ne fanno il modello di riferimento anche per altre esperienze simili, a livello extraeuropeo. Mentre scrivo, mi accorgo che le mie parole risultano inadeguate: i termini “assistere”, “seguire”, ad esempio, non riescono a rendere quello che “accade” nei presenti durante lo spettacolo, di fronte alle scenografie dolorose e geniali, tra le musiche, i costumi, i corpi, le voci.
So solo che, dopo, se ne esce “diversi”, nel senso che si sente il bisogno di “deviare”, di frugare dentro se stessi; so solo che l’incontro con il mondo di Punzo ( da ascrivere senza dubbio ai puri confini della poesia) e della sua compagnia produce un senso di entusiastica insufficienza di se stessi, l’esigenza di uscire da tutte le scorze che, per comodità, ci siamo incollati addosso, in uno scorticarsi amorevole e doloroso, in questo senso coraggioso, fino a ridimensionare con forza abrasiva il portato di paure, miserie e pregiudizi che in modo consolatorio connotano il nostro quotidiano.
Il risultato è il comprendere che la nostra realtà ha bisogno di essere scomoda e spesso porta il taglio di tante lame che vanno a conficcarsi come un farmakon nel concetto stesso di “normalità”; che la libertà, invece, parlando del carcere di Volterra, si trova proprio, ad esempio, per Punzo, all’interno di quello che lui stesso definisce come “il luogo più adatto dove riflettere sull’Uomo prigioniero (…), non sul detenuto e la sua rieducazione, non un luogo dell’attualità, come hanno pensato, ahimè, in molti, ma un luogo dell’anima.”
Per queste ragioni (e credo, forse anche per altre, che ancora si confondono nel meraviglioso brusio riflessivo che ogni suo spettacolo produce dentro di me), ho avvertito nella ricerca di Punzo una certa consonanza con quanto ogni mattina “accade” all’interno di una classe, nel mio lavoro di insegnante, nel confronto complesso con la dimensione giovanile, ostica e insieme incantevole, difficilissima.
Un confronto in cui il conoscere dovrebbe presupporre la consapevolezza di chi siamo innanzitutto noi, come educatori, socraticamente aperti al dubbio, pena la restituzione di modelli plastificati di una realtà “normale”, entro cui coltivare paure, pregiudizi, in un gioco di specchi con quanto di inconsapevolmente ipocrita mostriamo ai ragazzi essere vero e anche giusto.
E nel gioco di libertà “imposte”, oppure nel paradosso di prigionie conquistate, in questo continuo tentativo di dialogo con me stessa, con i miei studenti, mi sono riconosciuta/disconoscendomi, nel lavoro di Armando Punzo.
Da Armando ho avuto il piacere di ricevere un testo, intitolato Io e lui (che vuole rendere l’idea del corpo a corpo interiore per la conquista della libertà dai molteplici condizionamenti) che è pubblicato nel libro collettaneo, da me curato (per le Edizioni della Meridiana), Paura– Intellettuali e artisti sulle angosce del nostro tempo. Un libro, quello sulla paura, che parte appunto dalle classi, dove i corpi a volte si costringono, sudano e si incontrano nello spazio ristretto di un’aula.
Il mio interrogarmi sulle paure dei giovani e il contributo generoso di Armando Punzo, contenuto nel libro, sono il punto di partenza dell’intera iniziativa (un incontro-spettacolo) dedicata e paura, coraggio, utopia e libertà di cui l’associazione “Carte Blanche” de “La Compagnia della Fortezza” è promotrice (in compartecipazione con la Regione Toscana), il 16 Gennaio, alle ore 17, nell’ambito della “Festa della Toscana”, presso l’auditorium del Consiglio Regionale (Firenze, via Cavour, 4). Il titolo dell’incontro è un condensato delle suggestioni che hanno animato in questi anni con cinquanta detenuti (quelli del carcere di Volterra) attori, il percorso della “Compagnia della Fortezza”: Abolire la paura con le architetture dell’impossibile.
Un dialogo, un gioco di voci, musiche (originali, quelle del musicista Andrea Salvadori, che personalmente le eseguirà), in un confronto con lo stesso Armando Punzo, affiancato da Rossella Menna “dramaturg” (scrittrice e studiosa di Teatro, profonda conoscitrice dell’esperienza della “Fortezza”), che avrò l’opportunità di stabilire. L’incontro sarà aperto dal saluto istituzionale del presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani e sarà introdotto da un intervento del direttore di “Testimonianze”, Severino Saccardi.
Quale il senso, l’elemento di fondo, del messaggio che, con una pluralità di stimoli e di linguaggi, ci si propone di veicolare? Difficile darne, qui, una sintesi. Forse, la cosa migliore è proprio quella di affidarsi all’ evocativo invito, contenuto nel saggio di Armando Punzo : “ Non aver paura della paura per poter creare buchi nella realtà e spazi di libertà (….) Non cadere nella tentazione di uniformarti al resto del mondo, sii indipendente, curioso, coraggioso, non accettare l’inaccettabile”.
Foto: Compagnia della Fortezza