Argini mobili per difendere Firenze dalle piene dell’Arno

Firenze – “Per mettere in sicurezza il bacino dell’Arno la Regione sta lavorando a una serie di interventi strutturali, a monte e a valle di Firenze. Accanto a questi interventi, indispensabili per poter davvero alzare il livello di sicurezza e ridurre sensibilimente il rischio, abbiamo deciso anche di dotarci di un nuovo sistema per fronteggiare l’emergenza e mettere in sicurezza la città di Firenze nel caso, che speriamo non si verifichi mai, di un alluvione tipo quello avvenuto nel 1966. Stiamo sperimentando questo sistema di argini mobili, faremo altre prove per poi bandiremo una gara per acquisirli stabilmente entro l’autunno”. Lo ha detto il presidente della Regione Enrico Rossi intervenuto oggi a Varlungo all’esercitazione organizzata da Regione Protezione Civile e Comune di Firenze per sperimentare la posa degli argini mobili che , alle 10 di stamani, come previsto dalla tabella di marcia scandita dalla Protezione Civile regionale e del Comune di Firenze, i camion hanno cominciato a scaricare e a posare lungo circa cento metri di argine dietro all’Obihall.

Il presidente Rossi ha voluto sottolineare le tappe del percorso intrapreso dalla Regione per la di messa in sicurezza non solo di Firenze e dell’area metropolitana, ma dell’intero bacino dell’Arno. “Lo seguiamo quotidianamente, sappiamo come stanno le cose. Non promettiamo nulla ma le opere sono state avviate, tutti possono vedere che lo stiamo facendo. Grazie all’ultimo finanziamento, contiamo di arrivare a completarle entro quattro, massimo cinque anni”. Le opere fatte o in cantiere Rossi le elenca una per una. “La settimana scorsa – ricorda – abbiamo inaugurato a San Miniato il bacino di Roffia, mentre è in corso l’appalto per lo scolmatore, per altri 15 milioni. Ancora a valle di Firenze Rossi ha ricordato gli interventi a Empoli, le casse di espansione di Fibbiana per cui si sono da poco aggiudicati i lavori, quelle di Querciola, sull’Ombrone pistoiese e la gara in corso per il bacino dei Renai a lastra a Signa. A monte, gli interventi più rilevanti già avviati sono le casse di espansione di Figline, dove i lavori sono già partiti e l’avvio della progettazione da parte di Enel per l’innalzamento della di diga di Levane.

argini arno2 L’impegno della Toscana può contare sul sostegno e sulle risorse del governo. Lo ha assicurato Erasmo D’Angelis, coordinatore struttura di missione #Italiasicura di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico che ha indicato, proprio nel modello toscano, la via da seguire per la tutela del territorio e la prevenzione del rischio idroegeologico. D’Angelis ha anche annunciato l’imminente arrivo dei primi 141 milioni per l’area metropolitana fiorentina. “La Toscana per noi è un modello di pianificazione e di protezione del territorio – afferma D’Angelis – molte Regioni stanno seguendo questa regola di prevenzione, lo hanno già fatto Puglia e Liguria ponendo salvaguardie e vincoli di inedificabilità assoluta sulle aree a rischio idrogeologico e nelle larghe fasce di rispetto intorno ai corsi d’acqua. E Firenze è l’unico comune capoluogo che ha scelto coraggiosanente l’urbanistica a mattoni zero, niente più espansione cementificatoria, ma rigenerazione e riuso. La prima regola di prevenzione è questa, e fa sistema con le opere di sicurezza strutturale in corso per essere più sicuri da eventi come quelli del 1966”. “Difendersi dalle alluvioni è possibile – concluso D’Angelis – anche con sistemi di protezione come quello presentato oggi. Dopo 33 morti e 46 feriti in 70 province di 19 regioni nel 2014, c’è bisogno di un salto di qualità, anche nella coscienza del rischio, nell’autodifesa e nei comportanenti personali durante nubifragi e alluvioni per evitare drammi e lutti. Le richieste della Regione Toscana che andranno nel piano nazionale contro il dissesto 2015-20 sono 660 milioni di euro, di cui 141 per l’area metropolitana fiorentina nei quali stanno gli 87 milioni di euro necessari per completare la messa in sicurezza di Arno, Mugnone, Mensola ed Ema”.

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