Barberino Tavarnelle – Stagione inedita di ricerca archeologica del territorio di Barberino Tavarnelle dove sono presenti due siti di alto interesse storico e prestigio internazionale: Semifonte, a Barberino Val d’Elsa, e San Pietro in Bossolo a Tavarnelle Val di Pesa.
Le pietre, in superficie e quelle ancora da scoprire, parlano di vita, di un territorio secolare che racconta e testimonia le origini altomedievali di Barberino Tavarnelle. Da un lato, sulla collina che volge lo sguardo sulle antiche torri di Certaldo e San Gimignano e domina la Valdelsa, la Cupola di San Michele Arcangelo e il borgo medievale di Semifonte: tracce di un’antica e potente città che il mito e la tradizione popolare hanno sfidato il tempo per tenerla in vita, convinti che ancora molto ci fosse da rivelare di quell’identità combattiva e vigorosa tanto temuta da Firenze che poi, con un inganno, la rase al suolo nel 1202. Dall’altra la pieve millenaria di San Pietro in Bossolo, madre di tutte le comunità cristiane di Barberino Tavarnelle, attestata come l’area dove nel quinto secolo nacque il primo nucleo cristiano.
Con una campagna di scavi che prende il via martedì 30 giugno, il Comune di Barberino Tavarnelle lancia un nuovo progetto di indagini archeologiche presso la Pieve di San Pietro in Bossolo, coordinato dal consigliere comunale l’archeologo Giannino Pastori. L’obiettivo è quello di ampliare le conoscenze dell’edificio in relazione al territorio e di chiarire le ipotesi legate alla localizzazione del castello di San Giovanni e il suo rapporto storico-architettonico con la Pieve.
L’attività consentirà di verificare la consistenza dei depositi archeologici attraverso un piano triennale di interventi. L’intento del programma archeologico è quindi l’individuazione di strutture che possano aiutare nell’identificazione del sito e nella ricostruzione delle sue principali fasi di vissuto, tramite indagini di scavo stratigrafiche.
Vi sono documentazioni che attestano la presenza di due castelli nell’area della pieve di San Pietro in Bossolo, fra XI e XIII secolo. Si tratta del Castello di “San Pietro in Bossolo” ed il “Castello di San Giovanni” che prende probabilmente il nome dal battistero antistante la Pieve di San Giovanni, ritrovato durante la prima campagna di scavi del 1967, il cui fonte battesimale è stato ricollocato all’interno della pieve. “I ritrovamenti archeologici e le citazioni documentarie indicate ci fanno supporre la presenza di strutture legate al castello di San Giovanni – prosegue il vicesindaco Trentanovi – anche grazie agli studi e alle ricerche compiute dal gruppo Archeologico Achu, attento gruppo di volontari appassionati conoscitori delle radici del nostro territorio. Riteniamo dunque opportuno procedere con un’indagine estesa ed intensiva che consenta una rilettura complessiva del sito di San Pietro in Bossolo”.
Per realizzare la ricerca e lo scavo il Comune si è avvalso della collaborazione tecnica dei Laboratori archeologici San Gallo, spin off accademico dell’Università di Firenze. La direttrice dello scavo è l’archeologa medievista Chiara Molducci. Presidente del Consiglio di Amministrazione dello Spin-off è Chiara Marcotulli, mentre il responsabile dei materiali è Francesca Cheli e il responsabile del rilievo è Lapo Somigli. Il Comune ha organizzato un’iniziativa aperta al pubblico per illustrare nel dettaglio il progetto archeologico, nei giardini dei locali annessi alla pieve di San Pietro in Bossolo in programma domenica 28 giugno alle ore 21.
Per l’area di Semifonte le indagini archeologiche, avviate con gli strumenti dell’archeologia leggera, il percorso di studi promosso in rete dai Comuni di Barberino Val d’Elsa, prima della riunificazione, Certaldo e dell’Unione comunale del Chianti fiorentino con il gruppo archeologico Achu, la Pro Loco e l’Università degli Studi di Firenze, approda in questa seconda fase alla richiesta di concessione per procedere con uno scavo nelle aree precedentemente indagate attraverso la tecnologia digitale applicata all’archeologia di paesaggio.