Archeologia, strutture in pietra misteriose

Dieci strutture alte oltre un metro a forma rettangolare e circolare, costruite con grossi massi di arenaria di notevole dimensione (fino ad un metro di lunghezza). È quanto è stato rinvenuto sull’Appennino pistoiese, in località “La Fontana”, nel comune di Piteglio. Le strutture sono concentrate in una piccola porzione di terreno. Grazie alla disponibilità proprietario, Giuseppe Nesti (il cui nonno, anche lui Giuseppe Nesti, fu il primo a segnalare il sito ad alcuni ricercatori locali) e all’interessamento del Sindaco di Piteglio, Claudio Gaggini, è stato chiesto l’intervento della Sovrintendenza ai Beni Archeologici della Toscana che ha condotto le ricerche dirette dalla dottoressa Paola Perazzi che si è avvalsa della collaborazione della dottoressa Cristina Taddei. Ai lavori hanno partecipato (liberando la zona dalla folta vegetazione) i volontari dell’Associazione “Valle Lune” di San Marcello, nell'ambito della propria attività di valorizzazione storico-archeologica della montagna pistoiese. L’Appennino pistoiese è ricco di svariate testimonianze archeologiche di epoche differenti. Anche preistoriche. La 'vitalità' della zona durante il periodo romano è testimoniata dal rinvenimento di numerose monete e, soprattutto, dall'individuazione di alcune sepolture a incenerazione presso Campotizzoro, podere Doccia, San Marcello, Mammiano, la Selva dei Porci. Testimonianze che confermano come il popolamento della montagna pistoiese fu stabile e duraturo. Delle epoche più recenti si ricordano il ponte di Castruccio, a schiena d'asino (attorno al 1300), il castello di Lucchio (XI° secolo). Le 10 strutture rinvenute in località La Fontana, studiate dalla sovrintendenza, si inseriscono in questo contesto, presentando caratteri ancora non decifrabili, dall’epoca delle strutture alla loro funzione: “Lo scavo pone problemi di studio, che sono stimolanti per la ricerca”, ha dichiarato la dottoressa Cristina Taddei, che sta ultimando la relazione sui massi che presentano incisioni di diversa natura, che a loro volta compongono le strutture. Si sono riconosciute numerose tracce di lavorazione, segni di punta, di raspa, di cuneo, testimoni del duro lavoro di cavatori e scalpellini che estrassero dal terreno grandi massi arenacei e li resero materiale da costruzione, sbozzandoli e spianandoli, testimoni di uno stile di vita, oramai lontano e quasi indecifrabile per noi, donne e uomini del mondo globale. Al momento non è stato ancora possibile datare né interpretare tali strutture ma solo escluderne un loro uso funerario. La pulizia del luogo dove sono state rinvenute le strutture di pietra è connessa ad uno dei progetti dell’associazione Valle Lune, che ha come scopo il recupero e la valorizzazione delle testimonianze storiche, archeologiche, religiose, artistiche, culturali e ambientali presenti sul territorio. Un progetto aperto alla collaborazione di altri soggetti (pubblici, privati e terzo settore) che potrebbe favorire lo sviluppo di un turismo sostenibile, come quello storico-archeologico-ambientale.

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