Archeologia: il Lidar scopre il più antico tempio Maya

Parigi – La giungla non ostacola più la scoperta di siti archeologici precolombiani grazie al lidar, un rivoluzionario strumento i cui impulsi laser, nonostante la fitta vegetazione, indicano con grande precisione la topografia del luogo esplorato dall’alto di un piccolo velivolo.

Ed è proprio grazie a questa straordinaria tecnologia che gli archeologi hanno potuto scoprire il più antico sito Maya del Messico, un immenso complesso cerimoniale che daterebbe del 1.000 a.C.  Il sito Aguada Fenix, precisa un articolo su Nature, è stato ritrovato grazie al lidar che, dopo aver esplorato dal’alto 800 kmq ha reperito nello Yucatan una ventina di siti tra cui quello nello stato messicano di Tabasco, una piattaforma alta una decina di metri lunga 1.400 metri e larga 400,  alle cui estremità erano visibili delle rampe che scendevano a livello del suolo. I rilievi effettuati dal lider avevano anche messo in luce tracce di serbatoi e vie di comunicazione.

Grazie all’analisi del carbone 14 dei reperti lignei trovati sulla piattaforma, l’equipe di archeologi guidati da Takeshi Inomata dell’Università dell’Arizona, hanno potuto accertare  che la costruzione di questo monumentale sito sarebbe cominciata prima del 1.000 a.C.

La scoperta d Aguada Fenix sarebbe dunque doppiamente importante, non solo per la grandiosità del sito ma anche per essere la più antica vestigia Maya finora reperita in Messico, retrocedendo così  nel tempo l’inizio dell’architettura di questo popolo precolombiano.  A meno che non si faccia strada l’ipotesi che Aguada Fenix sia opera degli Olmechi, una popolazione affiliata il cui territorio è attiguo a quello Maya.  I pezzi di ceramica ritrovati durante i primi scavi non sembrerebbero però di tipo olmeco. Anche la presenza di ossidiana confermerebbe l’origine maya.

Gli scavi hanno intanto indicato agli archeologi che ad abitare Aguada Fenix erano stanziali, grandi coltivatori di mais e anche cacciatori e pescatori. Dovevano anche aver delle conoscenze dal momento che per costruire la piattaforma hanno spostato tra i 3,2 e i 4,3 milioni di metri cubi di argilla e di terra. Le poche sculture ritrovate non permettono però di  ricostruire la società del sito.  Al momento gli archeologi pensano che in mancanza di strutture piramidali generalmente associate alla monarchia Maya,  la piattaforma suggerirebbe  che non vi fossero marcate diseguaglianze sociali.

Grazie al lidar intanto  nel vicino Guatemala sarebbero stati reperiti 60.000 insediamenti umani maya su un’area di 2100 kmq ricoperta dalla foresta. I ricercatori hanno così scoperto la forte densità della popolazione in quella zona, da 80 a 120 abitanti a kmq. Numerosi terrazzamenti e canali hanno anche rivelato che questa popolazione viveva di un’agricoltura assai intensiva.

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