Firenze – La legge approvata ieri dal Consiglio regionale estende la disciplina prevista per i gruppi ancora in attività nel Consiglio regionale a gruppi consiliari che si sono estinti, il cui consigliere, unico rimasto, è assegnato al gruppo misto. Il Consiglio regionale ha respinto la proposta di legge di Ncd che introduceva una soglia di sbarramento unica al 3%, per la quale alcuni consiglieri del gruppo Pd hanno votato a favore: Daniela Lastri, Vanessa Boretti, Lucia Matergi, Aldo Morelli e Pier Paolo Tognocchi. E’ stata respinta anche la proposta di legge presentata dal consigliere Roberto Benedetti (Ncd), che introduceva l’indicazione nominativa sulla scheda elettorale dei candidati della lista regionale. ”E’ una norma di trasparenza, – ha sottolineato illustrando il testo – in linea con le linee nazionali”. Ivan Ferrucci capogruppo Pd: “Legge elettorale toscana diversa da quella nazionale, con riforma titolo V porterà a disciplina elettorale nazionale”.
Il Consiglio regionale ha approvato una modifica alle norme che regolano la presentazione delle liste elettorali espressione di gruppi consiliari già presenti in Consiglio regionale: la lista che sia espressione di un gruppo costituito da almeno sei mesi precedenti la data delle elezioni, ma che non risulta più costituito, perché l’unico componente rimasto è stato necessariamente assegnato al gruppo Misto, potrà essere presentata da dieci elettori o elettrici. L’obbiettivo è rendere più coerenti le disposizioni, anche in relazione ai possibili casi di applicazione concreta. La normativa vigente prevede, infatti, che le liste circoscrizionali espressione di un gruppo costituito da almeno sei mesi precedenti la data di convocazione dei comizi elettorali possano essere presentate da dieci elettrici od elettori, a condizione che il gruppo sia ancora costituito. Nel caso di liste espressione di gruppi costituiti successivamente, il numero di elettori è ridotto ad un terzo di quelle previsto normalmente. Entrambe le disposizioni si applicano ai singoli componenti del gruppo misto. Alla votazione per appello nominale hanno risposto sì 41 consiglieri, mentre 5 si sono astenuti.
Marco Manneschi (Ptr), presidente della commissione Affari istituzionali, ha dichiarato: il premio di maggioranza viene attribuito ad una coalizione, che raggiunge una soglia molto alta, e le soglie differenziate servono per favorire le coalizioni, e quindi la qualità delle proposte, contro il potere di ricatto. ”La legge elettorale nazionale serve ad eleggere il Parlamento, organo di rango costituzionale, mentre il Consiglio regionale fa parte del sistema delle Autonomie – ha aggiunto Manneschi – La legge nazionale attribuisce 100 deputati in più alla lista, il premio di maggioranza previsto dalla legge regionale incide per 23 o 24 consiglieri su 40”.
La proposta, bocciata, di introduzione di soglia unica al 3%. La consigliera Daniela Lastri (Pd) ha annunciato di votare a favore della proposta di legge presentata da Magnolfi. ”Le soglie differenziate sono un vulnus al sistema democratico – ha detto – se ne sono accorti perfino a Roma i sostenitori più accaniti dell’Italicum”. A suo parere, a livello nazionale hanno cercato di ”proteggere” la nuova legge elettorale dal rischio clamoroso di incostituzionalità, mentre resta l’altro grave vulnus, quello dei capilista bloccati.’‘E’ stata abolita l’uguaglianza nel voto. Non è tollerabile” ha affermato Monica Sgherri (Rc-Com.it.), osservando che chi si allea al ”partito padrone” può contare su una soglia del 3% più bassa degli altri al 5%. A suo parere è inaccettabile che un partito si comporti a livello nazionale in modo diverso rispetto al livello regionale. ”E’ una scelta che giustifica la non partecipazione al voto – ha concluso Sgherri – Si decide che possono essere gettati nel cestino centinaia di migliaia di voti”. ”Faremmo un buon servizio alla legge elettorale – ha aggiunto Lastri – e renderemo il confronto elettorale più pulito e libero, consentendo a ciascuno di presentarsi di fronte alle elettrici ed agli elettori senza giochi strani, senza alleanze improbabili e costrittive”.
Si è associata a queste valutazioni la consigliera Vanessa Boretti (Pd), che ha ricordato di non avere a suo tempo partecipato al voto per non privare la Toscana di una legge elettorale e di considerare questo passaggio molto importante per introdurre la soglia unica del 3%.
Il consigliere Alberto Magnolfi (Ncd), illustrando la proposta di soglia unica al 3% si è soffermato sulle considerazioni di carattere giuridico ed istituzionale che ne sono alla base. ”A fronte di una governabilità sostanzialmente assicurata dal premio di maggioranza – ha osservato – introdurre una soglia di acccesso particolarmente elevata colpisce solo la rappresentanza”. Secondo Magnolfi la sentenza della Corte costituzionale ha spinto il presidente del Consiglio dei ministri e segretario del Partito democratico a ragionare in termini diversi rispetto ai consiglieri della Toscana. ”Siamo su un terreno molto scivoloso – ha osservato – Una maggioranza anomala costruisce una legge elettorale per convergenza di interessi, in nome di un bipartitismo che non c’è mai stato ed un bipolarismo che non c’è più”.
Il capogruppo Pd del Consiglio regionale, Ivan Ferrucci, ha rilevato che legge nazionale e legge regionale, sono diverse, sia per soglie di sbarramento che capilista nelle circoscrizioni, e devono essere valutate nel loro complesso. ”La vecchia legge elettorale già prevedeva la sola indicazione nella scheda elettorale della presenza del listino, quando erano formati da dieci nomi – ha affermato – Le soglie di sbarramento sonno legate alla funzionalità del Consiglio”. Più in generale Ferrucci ha osservato che la riforma del Titolo V porterà necessariamente ad una disciplina elettorale nazionale.
”Siamo profondamente contrari al listino, ma almeno che non sia nascosto” ha dichiarato Giovanni Donzelli (FdI), secondo il quale la legge elettorale ”è un obbrobrio”, perché permette a chi ottiene il 3,1% dei consensi di avere fino a 14 eletti in Consiglio regionale, mentre un candidato presidente che ottiene il 13%, con liste che raggiungono il 9%, rimane fuori dall’aula. ”E’ un caso di scuola, ma l’incoerenza è evidente”.
Secondo Pieraldo Ciucchi (gruppo misto) quando introduciamo premi di maggioranza altissimi per garantire la governabilità, dovremmo preoccuparci di tutelare la rappresentanza, e non delineare dei campi per l’opposizione. ”Siamo di fronte a storture e mostruosità – ha dichiarato – destinate ad implodere. Pensiamo a domani mattina, senza avere una visione di prospettiva, escludendo fette di elettorato troppo larghe”.
Concorda con Ciucchi, Giuseppe Del Carlo dell’Udc), secondo il quale soglie di sbarramento troppo elevate tagliano fuori la presenza di forze politiche con una lunga tradizione per ”convenienze momentanee, in presenza, oltretutto del ballottaggio”.