Firenze – La pietra d’inciampo dedicata al rabbino Nathan Cassuto è stata apposta oggi, 16 febbraio, nel luogo dove fu arrestato nel novembre del 1943. Alla cerimonia, alle 11.30 in via dei Pucci 2, erano presenti tra gli altri l’assessore alla Cultura della Memoria e Toponomastica Alessandro Martini, Enrico Fink presidente della comunità ebraica, Gadi Piperno rabbino capo della comunità ebraica, il cardinale Giuseppe Betori, David Cassuto figlio di Nathan (in collegamento da remoto), Ida Zatelli professore di lingua e letteratura ebraica presso l’Università di Firenze.
Le pietre d’inciampo sono piccole targhe in ottone, realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig, incastonate su cubetti di cemento che vengono incassati nel selciato di fronte all’ultima abitazione della vittima. A Firenze le prime undici apposizioni sono state effettuate il 9 gennaio 2020 cui si sono aggiunge le 13 collocate il 23 gennaio dello stesso anno, le 24 del maggio 2021 e le 25 collocate il 18 e 20 gennaio scorsi.
“Il rabbino Cassuto è un testimone martire di un momento della storia che non vogliamo né dobbiamo dimenticare – dichiara l’assessore Martini – la pietra d’inciampo a lui dedicata è stata posta nel luogo dove fu arrestato mentre usciva da una riunione con i rappresentanti delle associazioni cattoliche per salvare gli ebrei fiorentini dalle deportazioni nel solco dell’impegno del cardinale Elia Dalla Costa. Cassuto era un punto di riferimento non solo per il suo ruolo di rabbino capo ma anche per la sua determinazione nell’aiutare i tanti suoi fratelli e sorelle della comunità ebraica”.
La pietra della memoria è stata posta davanti alla sede delle associazioni cattoliche. “Si tratta del luogo del dialogo, della collaborazione e della fraternità tra espressioni diverse del mondo religioso fiorentino così vicine nell’impegno di aiuto fraterno e reciproco così importante in quel momento buio della nostra storia. La pietra che abbiamo posato rappresenta una testimonianza concreta di riconoscenza ma anche di responsabilità della città nei confronti di un testimone martire della storia. E uno stimolo a continuare nel dovere di far memoria soprattutto nei confronti delle giovani generazioni” conclude Martini.