Appello alla pace: “il regime di Putin non è il popolo russo”

Firenze – È successo. La guerra ha davvero incendiato l’Ucraina, invasa dalle truppe russe, e ha fatto di nuovo irruzione in Europa. Fino alla vigilia dell’attacco, moltissimi commentatori, a volte profondi conoscitori della realtà russa, escludevano concretamente l’ipotesi di un reale intervento armato (un’«operazione militare», come Putin la definisce). Pensavano che si trattasse di una semplice minaccia, messa in atto da Putin, per strappare risultati più soddisfacenti nelle trattative con gli occidentali (che sono andati in processione al Cremlino).

Non è la prima guerra in Europa, come a volte si dice, dopo la Seconda guerra mondiale.  La ex Jugoslavia, la Bosnia, Sarajevo sono storia dell’immediato ieri. Ogni volta diciamo: «Mai più!». Invece, eccoci di nuovo a ricevere, attoniti, notizie di bombardamenti, incendi, vittime, fughe disperate di profughi. Certo, bisogna attivare la solidarietà. Anche a Firenze, in molti sono all’opera per mandare soccorsi, coperte, medicinali, viveri. Il Centro Kennedy, per dire di una realtà che ben conosco, perché si trova a due passi dalla sede di «Testimonianze», sta facendo un lavoro esemplare.

E tanta è la gente che accorre a donare materiale e concorre, sia pure a distanza, a dare una mano al popolo ucraino, che è sotto attacco e che cerca, con determinazione, di difendere le proprie città e il proprio territorio. La solidarietà e gli aiuti umanitari sono importanti, sia concretamente, sia per il valore simbolico che essi assumono. Ma bisogna anche che le opinioni pubbliche dei Paesi europei e del mondo si facciano sentire e prendano posizione. Sta già succedendo. Tante sono le manifestazioni. E la bandiera arcobaleno della pace e la bandiera ucraina sono sventolate, insieme, in questi giorni, a due passi da Palazzo Vecchio.

È fondamentale andare avanti su questa strada. Con chiarezza di analisi e di posizioni. A questo invita il documento-appello (aperto alle adesioni di tutti coloro che vorranno sottoscriverlo) della Fondazione Ernesto Balducci e di «Testimonianze» (firmato da chi scrive, da Andrea Cecconi e da Roberto Mosi) Contro la guerra. Per una pace nella giustizia. Pace e giustizia: un legame che volutamente si è qui  volutamente richiamare perché la pace senza giustizia non ha stabilità e non ha saldi fondamenti.

Pace, cultura del dialogo, libertà e giustizia hanno del resto chiesto sindaci e vescovi del Mediterraneo riuniti nei giorni scorsi a Firenze.  Sono indicazioni feconde non solo per l’area mediterranea, ma per l’intera Europa e per il pianeta stesso. Per questi valori si era sempre impegnato, con costanza e grande lucidità, anche Ernesto Balducci (di cui viene ricordato quest’anno il centenario della nascita), che ha dedicato la sua riflessione a prospettive e destini dell’uomo planetario. Impegnarsi per la convivenza pacifica, denunciare le aggressioni, ricostruire le condizioni per la comprensione fra i popoli (di cui va rispettato il diritto all’autodeterminazione) è anche, noi pensiamo, il modo migliore per dare risalto all’attualità della sua lezione,

Il testo dell’appello 

CONTRO LA GUERRA PER LA PACE NELLA GIUSTIZIA

Scriviamo nel giorno dell’appello di papa Francesco al digiuno per la pace.

Un appello di cui tutti (anche quelli che non vi aderiscono) capiscono il valore e che parla a credenti e non credenti.

Stiamo vivendo un momento di grande drammaticità.

Mentre il mondo ha un grande bisogno di pace, ci troviamo di fronte allo scenario devastante di una guerra nel cuore dell’Europa. In una spirale di violenza che rischia di incendiare l’Europa stessa e il mondo. Una realtà che va guardata in faccia, analizzata e denunciata con lucidità e su cui si devono dire parole chiare.

L’invasione dell’Ucraina (cioè di uno stato sovrano) da parte delle truppe della Federazione Russa rappresenta una grave e inaccettabile violazione della legalità internazionale. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: lutti, distruzioni, un esodo di massa di persone che cercano scampo dalla guerra, la prospettiva di uno scontro violentissimo per l’assoggettamento del territorio e la conquista delle città. Una corsa accelerata verso un bagno di sangue e verso il baratro.

In presenza di un tale allarmante scenario, va fatto appello all’opinione pubblica e delle istituzioni dell’Occidente e dei paesi europei perché vengano portate avanti un’azione e una mobilitazione per il ripristino della pace che già si vanno significativamente manifestando e che vanno incrementate, con più decisione.

«Con la guerra tutto è perduto»: è un monito da ricordare sempre. Bisogna dunque lavorare perché cessino le violenze, tacciano le armi e vada avanti la trattativa. Naturalmente, alla base di ogni negoziato e di ogni trattativa non può che esservi il riconoscimento della piena sovranità dell’Ucraina e del diritto all’autodeterminazione del popolo ucraino, la garanzia dell’incolumità personale del presidente e dei membri del governo di quel Paese e il ritiro delle truppe di occupazione.

A partire da lì, sarebbe auspicabile che potesse essere portato avanti un percorso non solo per ridefinire i rapporti fra i due paesi confinanti Russia e Ucraina, ma che ponga le basi per un discorso globale sulla sicurezza (come fu la grande Conferenza di Helsinki negli anni Settanta) che metta attorno allo stesso tavolo Europa, Stati Uniti e Russia per ridefinire, tenendo conto delle esigenze di tutti, di una nuova visione della sicurezza (e della convivenza pacifica) negli anni duemila.

Questo, nell’immediato, non è che un auspicio, ma può essere, riteniamo, un’idea-guida a cui fare riferimento. Per intanto, è importante manifestare solidarietà alle vittime della guerra e al popolo ucraino, essere vicini alla comunità ucraina presente in Italia e dialogare con la comunità russa, favorendo i contatti fra lavoratori, lavoratrici, studenti, professionisti, russi e ucraini presenti nel nostro Paese e che, tutti, vogliono la pace e auspicano la fine delle ostilità. Bisogna, in generale, tenere ferma la distinzione fra il regime che governa la Russia e il popolo russo, che non può che essere, a sua volta, danneggiato dalla situazione che si è creata. In Russia, d’altra parte, come sappiamo, ci sono state manifestazioni di democratici contro la guerra. Una piccola cosa, si dice; forse, un potenziale, grande segno di speranza che si accende. Sostegno pieno, dunque, ai democratici e ai pacifisti russi. Che sono nostri fratelli e sorelle.

Un capitolo fondamentale è, e sarà, quello dell’accoglienza, dei rifugiati e dei profughi. Che saranno migliaia e migliaia, come per tutte le guerre. Con una gestione, certo, attenta e responsabile, bisogna che i nostri Paesi si aprano e si adoperino per garantire rifugio, assistenza, inclusione a chi fugge dalla guerra (come già, in questi giorni, sta lodevolmente avvenendo, in questo caso, in Polonia).

Scriviamo queste riflessioni subito dopo la conclusione del grande incontro di Firenze dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo. La Carta di Firenze, da lì scaturita indica un’importante direzione di marcia: quella del confronto, del dialogo, della cooperazione fra confessioni religiose, popoli, identità, culture.

Sono indicazioni preziose anche per la grave crisi e per il momento drammatico che stiamo vivendo a partire dall’occupazione russa dell’Ucraina. Cessino le ostilità, tacciano le armi, si ponga fine all’intervento armato e tornino a dialogare, su un piano di riconoscimento della pari dignità, due paesi e due popoli che tanti tratti di storia hanno avuto in comune.

Importante, come già sottolineato, è l’impegno dell’opinione pubblica a muoversi e a fare pressione perché a tale sbocco si possa concretamente approdare.

E’ fondamentale che ognuno faccia la propria parte. E’ quanto a suo tempo, in occasioni di grandi momenti di tensione internazionale, nel tempo della Guerra Fredda, ci aveva insegnato Ernesto Balducci (di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita). E’ anche a partire dall’attualità dell’attualità della sua lezione, che ci pare doveroso sottolineare l’importanza della connessione fra pace, libertà e diritti umani che vanno, insieme, difesi e tutelati se non si vuole che, in prospettiva, siano congiuntamente calpestati e travolti.

 

Firenze 2 Marzo 2022

Andrea Cecconi (Presidente Fondazione Ernesto Balducci)

Roberto Mosi (Presidente Associazione Culturale «Testimonianze»)

Severino Saccardi (Direttore Rivista «Testimonianze»)

Per aderire all’appello scrivere a:

infotestimonianze@gmail.com

fondazionebalducci@virgilio.it

oppure telefonare a 339 2440913 – 347 5336511

indicando nome cognome qualifica o professione

Foto: Ernesto Balducci

 

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