Firenze – L’accertamento è stata svolto dalla Guardia di Finanza, e il danno erariale ammonta a quasi 3 milioni di euro. Si tratta degli affitti di 70 appartamenti dello Stato, valutati troppo inferiori ai costi di mercato. Le Fiamme Gialle hanno segnalato alla procura regionale toscana della Corte dei conti, come presunti responsabili del danno, due funzionari della Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio di Firenze, Pistoia e Prato, nei cui confronti la magistratura contabile ha emesso un invito a dedurre.
Fra gli immobili indagati, alcuni si trovano in consegna alla Soprintendenza, situati in location straordinarie come Palazzo Pitti-Giardino di Boboli, ma anche le ville medicee della Petraia e di Poggio a Caiano (Prato). I canoni verificati dagli uomini della Guardia di Finanza sarebbero inferiori anche di cinque volte rispetto a quelli di mercato nella concessione di immobili a dipendenti della Soprintendenza, in servizio o in pensione, e a loro familiari.
L’attività di indagine dei Finanzieri del Comando Provinciale di Firenze era cominciata nei primi mesi del 2016 e si era rivelata piuttosto laboriosa. Le indagini (svolte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria su delega della Procura Regionale della Corte dei Conti della Toscana, diretta dal dott. Andrea Lupi) hanno focalizzato l’attenzione sulle modalità di concessione ed il conseguente utilizzo in locazione di 70 appartamenti (di proprietà dello Stato ed in consegna alla Soprintendenza) ubicati in Palazzo Pitti – Giardino di Boboli, nelle Ville Medicee della Petraia e di Poggio a Caiano (PO).
“Le attività ispettive – si legge nella nota delle Fiamme Gialle – sviluppate anche con l’acquisizione di notizie e documenti nonché l’incrocio di dati ed elementi informativi presso le Direzioni Provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Firenze e Prato (per quantificare la determinazione dei canoni di locazione) hanno consentito di appurare che gli immobili sono stati locati, a partire dal 2007 e sino agli inizi dell’anno 2016, dalla Soprintendenza a propri dipendenti (in servizio o in pensione) ed a loro familiari a prezzi di gran lunga inferiori rispetto a quelli di libero mercato”.
Un esempio? Per un alloggio di poco più di 130 mq, ubicato in Piazza Pitti, informa la nota, “veniva corrisposto un canone mensile di appena € 335, a fronte di un valore minimo di mercato di € 1.700 mensili; mentre, per una residenza di oltre 320 mq situata in Piazzale Porta Romana, era stato pagato un canone di soli € 850 per un valore minimo di mercato di € 2.400″.