Firenze – Assemblea partecipata, lavoratori stipati ovunque, stamattina, per il grosso affaire che si sta scatenando nell’ambito degli appalti alle cooperative che vede protagonisti i soci e dipendenti dell’Eda, una cooperativa che copre i servizi alle biblioteche fiorentine e del circondario, fino a Prato, comprendendo Impruneta, Sesto, Lastra a Signa. Ma l’appalto più importante è quello dei servizi bibliotecari di Firenze, Scandicci e Lastra a Signa. Questo appalto, vinto da Coeso, è un appalto fra i più importanti non solo a livello di servizi per il lavoro qualificato che richiede, ma anche per “pesantezza” finanziaria. Si pensi che nel solo comune di Firenze l’appalto in questione “vale” circa 7 milioni di euro su base triennale.
Data la cornice, ecco il problema: i soci di Eda sono stati infatti messi al corrente, all’inizio di questa settimana, che, rilevata l’esistenza di un “buco” di circa centotrentamila euro, è necessario che in tempi brevissimi si vada a votare (lunedì pomeriggio la Eda darà informazioni sulla questione, mentre mercoledì l’assemblea dei soci è chiamata a votare sullo stato di crisi oltre che sul “cambio” di contratto). In altre parole, si passerebbe dal contratto del commercio a quello multiservizi. Che, oltre a non essere congruente con buona parte delle attività svolte, è anche una svalutazione tout court dei diritti e degli stipendi. Insomma, la soluzione è stato di crisi, dequalificazione del lavoro, oppure …. tutti a casa, con prospettiva di fallimento e perdita del posto di lavoro.
Bene, in tutto ciò che ruolo hanno soci, lavoratori, dipendenti? L’assemblea infatti riecheggia di domande, perlopiù senza riposta, almeno ad ora. Presenti, i sindacati Cobas e Usb, che insieme ai lavoratori hanno organizzato l’incontro. Ma i protagonisti sono loro, i lavoratori delle cooperative: infatti, sebbene per la stragrande maggioranza la sala sia riempita da Eda, a “dare un occhio” sono anche i lavoratori di altre cooperative ed altri appalti, proprio perché, è questa la consapevolezza, la partita che si sta giocando è foriera di conseguenze non solo per la prima fila, ma anche per tutti coloro che si trovano in situazioni pressoché identiche.
Intanto, i lavoratori che si ritrovano insieme, ed è questa la prima particolarità, pur essendo dipendenti o soci (ci sono anche stagisti, e il discorso si complica) della stessa cooperativa, vale a dire Eda, non hanno gli stessi contratti. Diciamo che è possibile distinguere fra soci che fanno parte di appalti più “vecchi (Istituto degli Innocenti, ad esempio, Oblate, Archivio) che godono del contratto del commercio da circa 20 anni, con un buon livello e hanno un trattamento contrattuale “acconcio”. Poi, c’è una larga rappresentanza di fasce “intermedie” con contratti magari di commercio che però non hanno un livello molto alto, e infine i “paria” autonominatisi tali, che sono già nell’inferno del multiservizi, dove, anche a parità di livello, esiste un ulteriore differenziazione fra “operai” e “impiegati”.
Ma che mansioni svolgono, questi addetti alle biblioteche? Tutte. Si passa dalla produzione intellettuale, archivistica, catalogazione, distribuzione e rapporto col pubblico, fino a ufficio stampa, movimentazione libri, ecc. Ciò che colpisce è che il contratto non tiene mai conto delle competenze: formazione, capacità, lauree e diplomi, specializzazioni, niente vale sulla tipologia contrattuale. Ed è qui, che, come spiegano lavoratori e sindacati, casca l’asino.
L’asino casca perché, volando intorno, alla fine si incontra il vero centro della responsabilità. E sebbene questa mattina lo scopo dell’incontro sia quello di organizzare un’adeguata e concreta risposta a Eda, non ci si può esimere dal chiedersi perché: perché si è giunti a questo punto? Perché esistono i paria ad esempio a Prato, all’Impruneta, da altre parti? Chi porta la responsabilità ultima? Ebbene, senza neanche tanto scavare, chi decide alla fine come si inquadra il lavoratore è il committente dell’appalto. Vale a dire, il Comune. Perché? “Perché dipende da lui da un lato, porre le condizioni di accesso al bando, in secondo luogo, stanziare finanziamenti adeguati a ciò che viene richiesto, in terzo luogo, il controllo che le clausole vengano rispettate. Tocca al Comune vigilare che il massimo ribasso non venga applicato sulla pelle dei lavoratori, e al Comune controllare che le sue disposizioni siano rispettate, pena la perdita dell’appalto stesso” spiegano dall’ Usb e Cobas.
Detto questo, il problema, per i lavoratori dell’Eda, rimane tutto intero: che fare, di fronte alla tempistica incalzante e brevissima data dalla cooperativa? Le soluzioni, dopo circa due ore di discussione, vengono proposte e approvate: si parte da una lettera che i soci invieranno al cda in cui chiederanno di rispondere, nel corso dell’incontro di lunedì, alle domande rimaste finora inevase per avere almeno un quadro chiaro della situazione prima di essere chiamati a decidere, ma soprattutto di posticipare l’assemblea di mercoledì, quella in cui si dovrebbe votare lo stato di crisi e il cambio di status contrattuale. Anche perché, ribadiscono i lavoratori, non si tratta di materia semplice e per capire e anche rendersi conto se sia possibile avanzare altre soluzioni rispetto a quelle prospettate, non bastano di certo i pochi giorni concessi. Una comprensione necessaria ad esempio sul come si è arrivati al buco da 100mila euro, posto che al 2016 la situazione era stata evidenziata come “tranquilla”; in altre parole, il buco non c’era. Dunque, un documento dello stesso tenore verrà letto da un rappresentante lunedì all’incontro di EDa. Infine, se venisse deciso di procedere comunque all’assemblea di mercoledì, si passerebbe a un presidio sotto la sede dell’Eda stessa.
Fra le questioni toccate stamattina, anche il fatto che la cooperativa faccia esplicito riferimento alla legge 142/2001, che prevede – in caso di crisi aziendale – per l’assemblea dei soci la facoltà di deliberare, all’occorrenza, un piano di crisi aziendale, nel quale siano salvaguardati, per quanto possibile, i livelli occupazionali e siano previsti la possibilità di riduzione temporanea dei trattamenti economici integrativi. “La chiave – commentano i sindacati – è nel carattere previsto dalla legge della temporaneità dei “sacrifici. Come si fa a parlare di temporaneità se i soci devono votare un cambio di contratto, in peggio? Questo non è un provvedimento temporaneo, ma strutturale”. Con una conseguenza in più: una volta che l’appalto termini e si indica nuova gara, l’inquadramento dei lavoratori rimarrà lo stesso in quanto per determinare la base di gara ci si appoggerà sull’appalto precedente. Insomma una condanna a “oltrevita”.
“In poche parole si tratta di un ricatto – commentano i sindacati USB e Cobas, da sempre attenti all’appalto delle biblioteche comunali – perpetrato sulla classica” parte debole”.
“Ma sono troppe le cose che non tornano, e non è possibile affidarsi sempre all’emergenzialità per chiedere sempre ai lavoratori di rinunciare ai propri diritti – spiegano dal sindacato USB – la legge parla di misure temporanee per rientrare dalla crisi: ma un cambio di contratto non è temporaneo. Inoltre la nostra preoccupazione maggiore è che i soci Eda hanno diversi contratti e sono divisi su diversi appalti non solo a Firenze, ma su tutta la Toscana: il rischio è che un piccolo gruppo di soci decida sia per i lavoratori in appalto delle biblioteche sia per tutti quelli che hanno il contratto del commercio. Con il solito giochino aziendale di dividere i lavoratori. Noi come sindacato chiediamo, inoltre, che il Comune di Firenze, quale committente di un appalto di milioni di euro, vigili sulle scelte delle cooperative, sulle modalità in cui i soldi di tutti i contribuenti vengono spesi e salvaguardi i diritti e la dignità dei lavoratori che – in alcuni casi da decine di anni – lavorano per la pubblica amministrazione”.
Non solo, sul tavolo in realtà c’è anche una questione molto antica, come ricordano i Cobas: “Secondo sentenza della Corte costituzionale e la legge 50 del 2016, vinto l’appalto è necessario procedere con l’applicazione del contratto coerente con la tipologia dell’attività, del servizio e del lavoro. L’unico contratto nazionale che prevede tutte le figure professionali che si trovano all’interno di un’attività complessa e sfaccettata come quella delle biblioteche è il contratto Federculture. Dunque, sarebbe una forzatura anche il contratto attualmente in vigore, vale a dire quello del commercio”.
Intanto, con una nota delle rappresentanze sindacali unitarie del Comune, la situazione è stata resa pubblica. L’assessore al personale Federico Gianassi, contattato per telefono, ha convocato i sndacati per lunedì 28 maggio (ricordiamo che Eda, che è parte del Consorzio di cooperative Coeso, che è titolare dell’appalto. In particolare all’appalto ha partecipato l’Ati (associazione temporanea d’imprese), composta da Coeso e Coopculture). Coeso ha affidato, vinto l’appalto, lo svolgimento del servizio alla sua consociata Eda.
“Dal momento che la committenza, ovvero il Comune di Firenze, ha dato un segnale forte di attenzione alla vicenda, è auspicabile – dicono dai Cobas,- che anche l’assemblea di Eda di mercoledì prossimo venga spostata, per dar modo alle parti di incontrarsi e confrontarsi prima di prendere decisioni che potrebbero provocare danni ai lavoratori e agli utenti”.