Apologia di Montella (a dispetto dei tanti rosicatori)

Firenze – È anche tempo di bilancio a fine girone d’andata. Lo faccio con una punta di polemica, perché ritengo di essere stato in questi mesi tra i pochi a difendere la Fiorentina, le scelte di Montella e quello che complessivamente ritengo un piccolo miracolo del nostro allenatore. Da parte dei tifosi e della stampa che li nutre, ci sono state invece impazienza, severità, intolleranze, sentenze improntate al più nero pessimismo. E questo mi fa dire che, mentre do un bell’otto alla squadra (e un dieci all’operato di Montella), do una netta insufficienza alla tifoseria e ai giornali che la supportano.

Mi spiego. È dall’inizio del campionato che si susseguono “casi”, i più montati a tavolino e su carta. Pizarro e Borja Valero che non sono più loro, Basanta che non è da Fiorentina, Ilicic che se non è il mostro di Firenze poco ci manca, Neto che va punito per reato di ingratitudine, la dirigenza che ha sbagliato tutta la campagna acquisti, Gomez, Cuadrado, Alonso, Badelj e via via tutti quelli che, da meritare una critica (ma anche un incoraggiamento) finivano alla gogna, e senza appello. Nessuno invece che capisse cosa stava facendo, suo malgrado, Montella. Montella aveva in mente una squadra diversa, ho cercato più volte di farlo capire.

Se dal mercato ha voluto giocatori di stazza fisica e di peso come Kurtic e Badelj, vuol dire che pensava a un centrocampo che fosse più disposto al recupero palla e alla velocizzazione dell’azione (in previsione di un attacco con Gomez e Cuadrado al meglio), e meno al tiqui taca e al gioco orizzontale. Poi, invece, l’infortunio di Gomez, il suo ritardo di condizione (diciamolo così, con un eufemismo), le buone prove di Babacar che centro-boa non è, hanno costretto Montella a ripensare il tutto. L’Europa gli è servita per “allenare” le eventuali alternative ai titolari, ma anche per provare un altro gioco, spesso con la difesa a quattro, con Richards e addirittura con Marin, quando è stato possibile.

Il primo capolavoro di Montella è stato questo. Consentire ai titolari di preparare le partite della domenica mentre le seconde linee vincevano su tutti i campi d’Europa con imprese tutt’altro che banali  (quando si diceva che ci piaceva vincere facile, a Guincamp, in dieci contro undici, il Guincamp non aveva ancora battuto il PSG in Francia; ma poi lo ha fatto, mostrando di essere tutt’altro che una squadra “materasso”).  Ed ecco il secondo capolavoro di Montella. Di partita in partita ci si rendeva tutti conto che l’attacco della Viola valeva quello del Cesena (con tutto il rispetto). Quindi bisognava inventare qualcosa.

Se i rosicatori guardassero le partite con attenzione, vedrebbero (e apprezzerebbero) che la Fiorentina, anche fuori casa, attacca a pieno regime, con Savic che fa assist per Vargas, con Basanta che manda in gol Gonzalo, con Tomovic che fa assist per Gonzalo (e domenica, in area, in quell’azione anche Basanta era pronto a raccogliere un cross). L’uso di Gonzalo, “libero” nella difesa a tre, a mo’ di Alaba nel Bayern, con Cuadrado che retrocede a coprire le eventuali ripartenze avversarie, è una trovata non banale di Montella. E Montella poi ha anche massimizzato la resa della difesa, una delle migliori del campionato, da quando ha spostato Savic a destra. Insomma, in tutto il girone d’andata, a parte gli sprechi in attacco che non possono essere imputati al tecnico (rigori compresi), la squadra ha giocato male solo le due partite con Lazio e Napoli. Quelle sono state sconfitte meritate, dove la Viola, ancora con le idee tattiche poco chiare, ha subito gli avversari. Per il resto, come dicevo, solo sprechi in attacco; quelli che penalizzano una Fiorentina da terzo posto.

Eppure, nonostante questo, e nonostante l’emergenza con cui Montella cercava di interpretare ogni partita, con Ilicic tappabuchi fuori ruolo, con Kurtic e  Badelj chiamati a giocare un gioco non loro, i tifosi hanno avuto da ridire sempre sulle prestazioni di alcuni singoli. E quasi sempre pregiudizialmente. Ancora non capisco come si sia potuto costringere la società a vendere Ilicic (che vale due Diamanti, e per sempre!), e che si tenti di screditare anche Alonso e Badelj solo perché non sono Pasqual e Pizarro. Ma si è capito che, anche se Pasqual è il miglior crossatore del mondo, a noi i cross, con questo Gomez, non servono mentre servono, eccome, i piedi buoni di Alonso (che tra l’altro ne ha due)?

E come è possibile non vedere che Badelj non fa i “giochini” di Pizarro, ma dà molte più garanzie in copertura (domenica due volte a spazzato l’area)? Ma, si obietta, Badelj ha sbagliato due verticalizzazioni! Mi verrebbe da rispondere: almeno un paio in meno di quelle che solitamente sbaglia il Pek! E dunque, nonostante i risultati in fondo nientaffatto negativi e le chiare prospettive di miglioramento a organico più completo, si continua a polemizzare, si vuole epurare, si chiede al mercato l’uomo del riscatto…! Io l’ho detto: mi auguro che quest’uomo sia un Ilicic assolto da colpe che non ha e reintegrato, e che l’unico affare di mercato sia un centrocampista che più di Kurtic sappia adattarsi anche al gioco orizzontale e tecnico che la Fiorentina ora richiede. Il resto lasciamolo così, e da ora cominciamo a applaudire anche chi sbaglia. Nell’interesse di un progetto che come tale non può farci esigere tutto e subito.

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