Firenze – Particolare preoccupazione desta in Toscana l’aumento di reati sul lavoro e la pervicace emersione di infiltrazioni mafiose. È questa in sintesi la relazione presentata nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in Toscana.
“Sono state 20 le morti sul lavoro registrate, all’interno di un contesto ove le condizioni di rischio in cui lavorano gli operai sono tratti ricorrenti di un fenomeno sociale la cui risoluzione non può essere lasciata al solo intervento repressivo”. Con queste parole, il procuratore generale di Firenze Marcello Viola ha messo in risalto le criticità più evidenti del territorio. parlando all’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Forte preoccupazione è stata espressa da Viola anche per quanto riguarda la presenza mafiosa in regione, in particolare per quanto riguarda le possibili infiltrazioni nell’ambito economico.
“L’attività delle mafie e delle altre organizzazioni criminali è continuata senza sosta nel territorio della Toscana, confermando l’esistenza di meccanismi di infiltrazione nel tessuto economico della regione, sviluppatisi a tal punto da indurre a doversi chiedere se, in tempi di pandemia, pur nella perdurante assenza di insediamenti tipici delle mafie tradizionali, abbia ancora senso parlare di semplici infiltrazioni o debba invece ritenersi di essere di fronte a una presenza ormai strutturata, stabile e consolidata”.
In altre parole, la sensazione degli ambienti giudiziari è che forse le cosche siano ormai diventate qualcosa di più di una semplice presenza “di passaggio”.
“Suscitano preoccupazione e allarme – ha aggiunto Viola – i segnali sempre più frequenti di cointeressenze tra criminalità organizzata e alcuni settori del mondo dell’economia, a volte con il coinvolgimento di imprenditori e di professionisti”.