Prato – Vale la pena raccontare una storia di amore e solidarietà che sembra impossibile sia accaduta ai giorni nostri. Tutto avvenne per caso diversi anni fa quando due sorelle pratesi L .ed M. accolsero nella loro casa una signora cinese.
La videro per la prima volta ai giardini seduta su una panchina e rimasero colpite da quella figura esile e sola. Ella raccontò in un incomprensibile italiano alle due donne che intanto le si erano avvicinate, che lei era la mamma di un giovane che in passato aveva gestito un bar in città e che poi aveva venduto.
Aggiunse anche che era malata e poiché non era più di alcun aiuto, era stata abbandonata dal figlio e dalla nuora con cui ella viveva e lavorava ma anche dai parenti e dalla sua stessa comunità. Dopo un primo momento di smarrimento le sorelle pensarono di contattare una casa famiglia, ma poi decisero di accoglierla nella loro per aiutarla e confortarla.
La signora cinese, che chiameremo Angela (nome di fantasia), era davvero gravemente malata, ma nonostante tutto chi ebbe modo di conoscerla disse che lei aveva un sorriso per tutti. La vedevano fare lunghe passeggiate insieme ad L.e M. che avevano preso ad accudirla con amore e che non le facevano mancare niente.
Insieme andarono anche in Cina per esaudire il desiderio di Angela che voleva rivedere i luoghi in cui ella aveva vissuto e quando le sue condizioni di salute peggiorarono le due sorelle si fecero carico di trasferirla da Prato all’Ospedale di Milano per tentare un ultimo disperato tentativo di salvarla.
La diagnosi però non lasciava scampo.Vedendo la morte avvicinarsi Angela espresse il desiderio di convertirsi al cattolicesimo: si fece battezzare e in punto di morte ricevette l’estrema unzione l’ultimo sacramento dei cattolici.
Alla sua morte fu deposta nella bara con un vestito della tradizione cinese, cremata per sua espressa volontà, ella oggi riposa nella tomba di famiglia delle sorelle L. ed M.presso il Cimitero della Misericordia di Prato.
La storia di Angela commosse l’oncologo di Milano che l’aveva presa in cura ed essendo pure lui della stessa nazionalità di Angela scrisse una lettera indirizzata alla comunità cinese di Milano.
Nel testo il medico ringraziava le due donne pratesi che avevano disinteressatamente aiutato una connazionale malata e abbandonata da tutti. Un gesto che come medico ma anche come cinese si sentiva in dovere di segnalare perché esempio raro e prezioso di bontà e umanità.
E la comunità cinese di Milano su invito del medico chiese a L.ed M. di raccontare la storia di Angela ma anche di quel figlio a cui le due sorelle L. ed M. fecero poi recapitare la pensione della mamma ed anche altri emolumenti senza trattenere per esse stesse neanche un centesimo.
Tre anni vissuti da queste donne senza clamore e con riservatezza anche per il delicato equilibrio fisico di Angela, giorni in cui alla speranza di guarire si alternava il pianto per la malattia che diventava sempre più aggressiva. Una testimonianza d’amore profuso senza scopo alcuno a cui solo la morte di Angela, avvenuta pochi giorni fa ha messo la parola fine.
Oggi L. ed M.dicono « Angela ci ha dato tanto». Ed ecco che scopriamo che non è tanto poi vero che l’uno è indifferente verso l’altro e che qualcuno nel caso di Angela non si è negato né si è voltato dall’altra parte, ha solo saputo voler bene.