Firenze – Domani martedì ricorre il ventennale della morte di Gino Bartali (5 maggio 2000). Gli amici del Museo Bartali e quelli della storica società SS. Aquila Ponte a Ema, nella quale Bartali debuttò, non hanno potuto prendere iniziative per colpa di questo terribile virus. Rimangono solo visite individuali alla tomba del campione che riposa nel cimitero di Ponte a Ema.
Domani invece una iniziativa è prevista ad Assisi il cui legame con Bartali è ormai storico. Alle ore 16 ci sarà una Messa online celebrata dal vescovo Domenico Sorrentino proprio nella cappellina già appartenente a Bartali e da lui voluta per ricordare il fratello Guido morto nel 1936 in una caduta nei pressi di Osteria Nuova (Bagno a Ripoli) mentre partecipava ad una corsa ciclistica per dilettanti.
Qualche settimana prima della sua scomparsa, trascorsi un pomeriggio con il campione. Parlammo tanto, di tutto. Di Coppi disse : “Lo stimavo. Grande campione. Ma in salita andavo più forte di lui. Lo brontolavo spesso. Ma lascia la dama bianca gli dicevo e torna a casa. Ma non mi rispondeva mai”.
Commosso il ricordo del suo incontro con Padre Pio, oggi santo, nel convento di Pietrelcina (Benevento). “Semplice, ma grande personalità. Vidi una cella spoglia. Un modestissimo letto singolo, un semplice comodino con sopra alcuni libri, una sedia. Ad un certo punto Padre Pio mi chiese, ma quando stai a casa con la tua famiglia se sei sempre in giro per il mondo”.
Durante una tappa del Tour de France si vede in una foto, ormai storica, lo scambio tra Bartali e Coppi di una borraccia, mentre i due erano da soli al comando della corsa. E’ stato Bartali a dare la borraccia a Coppi o viceversa? Un quesito discusso da molti anni. Ma ancora oggi è un mistero. Un fitto mistero. E resterà tale. Sul tema Bartali mi disse secco : “Io senza acqua non sono mai rimasto”.
Per il suo rischioso contributo alla lotta contro i nazifascisti in favore degli ebrei, Bartali figura nel museo di Gerusalemme “Giusto fra i giusti delle nazioni”.
Portava da Firenze ad un convento di suore ad Assisi, nascosti nei tubi della bicicletta, documenti falsi destinati agli ebrei con i quali cambiavano identità e si salvavano dai rastrellamenti dei nazifascisti. “Ricevevo quei documenti dal Cardinale di Firenze Elia Della Costa e dovevo portarli ad Assisi. Ero vestito da corridore. Sembravo in allenamento. Più volte lungo la strada sono stato fermato. Ma poi i fascisti mi riconoscevano e ripartivo senza essere controllato”.
Ai saluti della nostra conversazione sussurrò :”Quando il Signore vorrà chiamarmi, io sono già pronto”.
Foto: il leggendario scambio di borracce fra i due rivali