Ancora violenza all’Opg, ma il governo rinvia la chiusura

Sabato sera un detenuto ha aggredito una guardia

Ancora violenza all'opg, ma il governo rinvia la chiusura
Ancora un caso di violenza all’Opg di Reggio Emilia. A denunciate il caso è stato il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria: sabato sera un assistente capo è stato aggredito da un internato riportando la frattura del setto nasale e la lesione dei tendini della mano sinistra. L’agente ne avrà per sei mesi. “Le aggressioni si ripetono con frequenza quotidiana, ormai – commenta Giovanni Battista Durante, responsabile del Sappe Emilia Romagna – La situazione peggiora, e le misure del governo non produrranno nulla di buono, a nostro parere. Nel frattempo continuiamo a perdere personale: avremo quasi 2000 agenti in meno nei prossimi anni, con il risultato che le carceri saranno sempre più nelle mani dei detenuti.

Ma l’Opg di Reggio doveva essere già chiuso, come gli altri cinque ospedali psichiatrici giudiziari persenti in Italia. Solo che il governo ha rinviato per la seconda volta rinvia la fine di un “orrore inconcepibile in un Paese appena civile” come ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Non è la prima volta che accadono episodi di questo tipo all’interno dell’opg, uno dei sei ancora in uso in Italia. Strutture vecchie, inadeguate, sovraffollate. Dimenticate. Nel 2010, la commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio Marino, e tocca con mano una realtà drammatica: la legge Basaglia qui non è mai arrivata, i vecchi manicomi criminali hanno cambiato nome ma non forma. “Non immaginavamo nemmeno lontanamente che nel nostro Paese esistessero ancora dei residui delle strutture manicomiali realizzate durante il fascismo, – ha detto Marino – gli ospedali psichiatrici giudiziari,  invece, sono spesso manicomi criminali a cui è stato cambiato il nome. In alcuni casi si tratta materialmente degli stessi edifici”.

Con il decreto “svuota-carceri” approvato, è arrivata la svolta: entro, e non oltre, il 31 marzo del 2013 tutti gli Ospedali psichiatrici giudiziari in Italia avrebbero dovuto chiudere. La nuova legge prevede che i pazienti internati negli Ospedali psichiatrici giudiziari – circa 1200 – vengano distinti in due gruppi: quelli con una pericolosità sociale tale da giustificare la detenzione, e quelli che possono già essere parzialmente reinseriti nella società. Questi ultimi, il 40% del totale, dovrebbero presi in carico dai Dipartimenti di salute mentale e trasferiti in comunità terapeutiche o in strutture psichiatriche residenziali, anche private. Il problema si pone per i detenuti con pericolosità sociale, per questi non sono ancora pronte strutture alternative e quella di Castiglione dovrebbe rappresentare un prototipo.

Solo che il 31 marzo scorso è scaduto il termine entro cui regioni ed enti locali si sarebbero dovuti dotare di piani per l’accoglienza degli internati. Il 22 maggio di quest’anno il decreto numero 24 del 25 marzo nel quale si prolungava la chiusura obbligatoria degli ospedali psichiatrici giudiziari al primo aprile 2014. Siamo quindi al secondo rinvio. Sarà l’ultimo?

 

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