Nel suo ultimo libro, Dalla mela di Newton all’Arancia di Kubrick (thedotcompany, Reggio Emilia 2022) Marco Salucci, che si è occupato in precedenza prevalentemente di filosofia della mente (sempre con edizioni hedotcompany ha pubblicato Il problema mente-corpo), propone un’argomentata difesa della razionalità. L’impresa è quanto mai opportuna in un periodo come quello che stiamo vivendo, cominciato con la diffusione del Covid 19, in cui un’alta percentuale di persone contesta la scienza e la tecnica. La diffusione di fenomeni come l’antiscienza e la pseudoscienza, si verifica non solo negli strati meno istruiti della popolazione, ma persino fra persone di media cultura e che si rifanno a ideologie molto diverse fra loro.
Come nota Salucci, accanto all’opinione di chi è semplicemente disinformato circa i contenuti della scienza, esistono correnti ideologiche che ritengono la scienza non un fattore di progresso, ma anzi di pericolo e di disumanizzazione. Paradossalmente, l’antiscientismo contemporaneo non si limita a una sorta di attacco alla scienza condotto “dall’esterno”, e cioè da parte di intellettuali di formazione prevalentemente umanistica. Infatti, non mancano epistemologi i quali esercitano una corrosiva critica della razionalità scientifica “dall’interno”, in nome di un’interpretazione letterale del principio “tutto va bene” sostenuto, per esempio, dal filosofo della scienza Paul Feyerabend. La conseguenza di una simile concezione relativista è che viene meno ogni possibilità di demarcazione tra scienza e non scienza. Ma allora, si chiede Salucci, “se veramente tutto andasse bene, perché non è neppure immaginabile abbandonare, per esempio, l’eliocentrismo per tornare al geocentrismo? O ricominciare a curare le malattie con i salassi?”.
Nell’intento di contrastare l’irrazionalismo che sembra ricondurci a posizioni decisamente premoderne, Salucci costruisce l’itinerario del suo saggio in parti distinte ma strettamente collegate. Si comincia con l’analisi di alcune nozioni caratteristiche del modo di procedere della scienza (“spiegazione”, “scoperta”, “causa”, “esperimento”, “argomentazione”) per determinare i criteri con i quali la comunità scientifica considera affidabile una conoscenza. Si continua discutendo quelle nozioni, come il “credere”, che non soddisfano necessariamente i criteri di scientificità per poi prendere in considerazione gli atteggiamenti più radicali delle pseudoscienze e dell’antiscienza.
Salucci cerca di rendere conto delle ragioni che portano le persone a sostenere opinioni che non sono affatto credibili e ricorda anche le conseguenze pericolose che le tecniche utilizzate per indurre la gente a credere in tesi pseudo-scientifiche possono avere sulla convivenza civile e sulla democrazia. Oltre alle questioni di metodo il libro affronta anche una serie di contenuti particolarmente rilevanti per un confronto credenze e conoscenze. Sono i temi del confronto fra evoluzionismo e creazionismo, caso e “progetto intelligente” (a loro volta legati al problema del senso della storia e della vita), questione ambientale, postumanesimo e destino dell’umanità.
Caratteristica eminente del libo di Salucci è che i temi sono presentati attraverso riferimenti letterari, ma anche cinematografici e perfino fumettistici, il che spiega il titolo dell’opera Dalla mela di Newton all’Arancia di Kubrick, e il suo sottotitolo La scienza spiegata con la letteratura. L’autore ritiene infatti che le nozioni astratte penetrino più in profondità e rimangano più a lungo nella memoria se sono associate alle immagini o alle emozioni suscitate da un’opera letteraria, da un film o da un comic.
I collegamenti pluridisciplinari proposti sono particolarmente azzeccati e brillanti, cosicché il saggio, oltre ad essere scritto con grande chiarezza, risulta di piacevole lettura. Cultura “alta” e “bassa” interagiscono passando da Shakespeare, Melville o Tolstoj a Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini, gli autori del celebre fumetto western Tex. Per mostrare la differenza fra una spiegazione scientifica e una pseudo-spiegazione, per esempio, Salucci cita l’avventura di Tex Il Coyote nero del 1966, in cui un truffatore, soprannominato appunto “il Coyote nero”, soggioga una tribù di indiani creduloni con una serie di dimostrazioni “pseudoscientifiche”.
Ma gli esempi delle scorribande di Salucci nei territori della narrativa si possono moltiplicare. Affrontando il problema del linguaggio – tema essenziale per la precisione della conoscenza – Salucci fa riferimento alla proposta dei saggi della fantastica Accademia delle scienze di Lagado descritta ne I viaggi di Gulliver di J. Swift, i quali per parlare sostinuiscono le parole con le cose. Ma subito dopo questa dotta citazione letteraria, Salucci passa di nuovo ai fumetti citando la lingua parlata dai Puffi.
Quanto al riferimento al film Arancia meccanica del 1971, a cui allude il titolo del libro di Salucci, la pellicola di Stanley Kubrick viene coinvolta nella discussione sul libero arbitrio, nel settimo e ultimo capitolo, uno dei più interessanti dell’intero volume. In Arancia meccanica, Alex, un giovane dedito all’ultraviolenza è sottoposto a un lavaggio del cervello che lo rende inoffensivo, ma in tal modo perde la sua capacità di scelta. La tesi di Kubrick – e di Anthony Burgess, l’autore del romanzo da cui è tratto il film – è che un individuo dai comportamenti devianti, ma liberi e consapevoli, sia preferibile a un uomo-macchina programmato per compiere esclusivamente delle buone azioni.
Con molto equilibrio, Salucci rileva che il dibattito, tuttora in corso, non permette di giungere a conclusioni definitive riguardo alla domanda se siamo liberi o no. Tuttavia l’autore osserva che, sebbene neuroscienziati e filosofi stiano ancora discutendo del problema, senza optare per soluzioni definitive, i professionisti del neuromarketing hanno già deciso contro l’esistenza del libero arbitrio.
Infatti, la manualistica della neuroeconomia insegna ai manager del marketing come sfruttare certi risultati delle neuroscienze per pilotare gli acquisti dei consumatori, e condizionarli a fare scelte economicamente vantaggiose per le aziende produttrici di beni di consumo.