Arezzo – L’allarme è forte e lo lanciano Gianni Mori (candidato Sindaco di Arezzo per “Insieme Possiamo-Lavoro Diritti Beni Comuni”) e Fausto Tenti (Segretario provinciale PRC Arezzo), con una lettera aperta indirizzata “a tutte le amministrazioni interessate al progetto di ampliamento proposto dalla CHIMET Spa”, oltre ai cittadini, per rendere nota al pubblico la questione. E la questione è la richiesta presentata da parte dell’azienda leader nel recupero e affinazione dei metalli preziosi, alla Regione Toscana (il 21 ottobre 2015) per attivare la procedura di fase preliminare per il progetto di ampliamento della propria attività all’interno dello stabilimento di Badia al Pino, nel comune di Civitella Val di Chiana, provincia di Arezzo.
Il primo punto per cui il parere delle istituzioni regionali, secondo i due esponenti politici che portano all’attenzione del pubblico la vicenda, dovrebbe essere negativo, prende in considerazione “l’abnorme quantità di rifiuti che s’intenderebbe trattare/incenerire, qualora tale istanza avesse esito positivo, e cioè: 1. Totale quantitativi annuali tonn. 24.000 (dalle attuali 12.500); 2. Di cui pericolosi, quantitativi annuali fino a 24.000 tonn. (dalle attuali 8.000)”.
Non solo. Altro punto critico, gli interventi che dovrebbero essere posti in essere per trattare/incenerire gli “enormi incrementi” delle quantità di rifiuti pericolosi e non. Si tratterebbe del “raddoppio della potenzialità tramite installazione di nuovi forni d’incenerimento e contestuale aumento di giorni/anno di funzionamento; triplicazione della potenzialità tramite installazione di nuovi forni fusori e aumento di giorni/anno di funzionamento; aumento del 50% di potenzialità di trattamento del forno di essiccazione e aumento di giorni/anno di funzionamento; aumento del 70% della potenzialità di affinazione tramite l’inserimento di nuovi reattori”.
C’è anche altro, ed “l’impressionante e spropositata concentrazione d’impianti insalubri di prima classe nel raggio di 5 km”, vale a dire: il termovalorizzatore di rifiuti urbani e assimilati AISA di S. Zeno, autorizzato alla combustione di circa 44.000 tonn/anno di RSU, sul quale pende un Piano Straordinario Rifiuti dell’ATO Toscana Sud che ne prevede il sostanziale raddoppio, che dista poco più di 4 Km in linea d’aria dalla CHIMET; la SAFIMET SpA e la CABRO SpA – sempre a S. Zeno – legittimate a trattare oltre 1.500 tonn/anno di rifiuti speciali pericolosi la prima (con finalità anch’essa di recupero preziosi con forni a griglia dediti alla combustione di residui delle lavorazioni orafe) e allo smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi e non pericolosi la seconda; l’impianto di trattamento e affinazione SICAM, a S. Zeno; l’impianto di conglomerati bituminosi PAVIMENTAL in Loc. Tuori; l‘impianto termico di proprietà della Del Tongo Industrie – gestito dalla ROMANA MACERI SrL sin dal 2002 – a Tegoleto, autorizzato a bruciare trucioli di legno vergine e trattato per 3.500 tonn./anno, il quale si trova a 1,5 Km di distanza dalla CHIMET e a poco più di 3 km da AISA, SAFIMET CABRO e SICAM; il deposito di rifiuti pericolosi e non pericolosi, riclassificazione e riconfezionamento – della ROMANA MACERI – in Loc. Badia al Pino, che con la CHIMET si “vede”; l’impianto di disidratazione e miscelazione di rifiuti con riclassificazione, finalizzato al recupero anche energetico di rifiuti provenienti da attività industriali, commerciali e agricole – sempre della ROMANA MACERI – in Loc. Tuori. Precisando che da Tuori la CHIMET dista circa 1,6 km, mentre l’AISA si trova a poco più di 4 Km.
Ed ora, le indagini epidemiologiche e il monitoraggio biologico. Gli esiti, comunicano Tenti e Mori, hanno messo in evidenza la presenza, sia nelle zone aretine di S. Zeno e dintorni che in quelle di Civitella in Loc. Pieve al Toppo, Badia al Pino, Tegoleto, Ciggiano, Viciomaggio, Griccena, di criticità molto importanti e “di notevoli compromissioni dal punto di vista sanitario della popolazione che vi risiede”.
Fra tutti, i risultati dell’Unità di Epidemiologia Ambientale IFC CNR di Pisa, nell’ambito del Progetto Europeo LIFE + HIA21, hanno messo nero su bianco che si riscontrano “Eccessi di ospedalizzazione di malattie cardiovascolari per entrambi i sessi e per malattie urinarie per entrambi i generi, più evidente per le femmine”; “Eccessi di mortalità generale per i maschi, di malattie cardiovascolari per i maschi, di malattie ischemiche per entrambi i sessi, di malattie respiratorie per le femmine e eccessi di mortalità di leucemie per i soggetti esposti”; “Nascite pretermine e Piccoli per età gestazionale”; “L’azione D5 – Studio di coorte residenziale a S. Zeno e zone limitrofe, del maggio 2014 e sempre relativa al Progetto Europeo LIFE + HIA21, che così conclude lo studio epidemiologico: “Sulla mortalità per cause naturali, è emerso un eccesso di rischio per i maschi…”; “Sulla mortalità per cause cardiovascolari, in particolare per malattie ischemiche, è emerso un eccesso statisticamente significativo per gli uomini…”; “Sulla mortalità per malattie respiratorie, è emerso un eccesso significativo per le donne…”; “Sulla mortalità per leucemie, è emerso un eccesso per i 2 generi…”; “Sull’ospedalizzazione per cause cardiovascolari, è risultata in eccesso in entrambi i generi”; “Sull’ospedalizzazione per malattie dell’apparato urinario, è risultata in eccesso in entrambi i generi”; “Sugli eventi sfavorevoli della riproduzione, è emerso un eccesso di prematurità e di basso peso alla nascita tenendo conto dell’età gestazionale”.
Non da meno sono i risultati dello studio dell’Agenzia Regionale Sanità (ARS), messo in atto il 9 aprile 2008, da cui emerse, a una prima verifica sul profilo di salute dei cittadini di Civitella della Chiana nel raggio di pochi km dall’impianto CHIMET, “un eccesso statisticamente significativo di morti per leucemie soprattutto nel quinquennio 2001-2005, “più marcato nei maschi ma che si presenta anche nelle femmine”. L’eccesso per leucemie in questo periodo nel Comune di Civitella è confermato anche dai dati di ospedalizzazione.
Dall’Ars provenne anche un’analisi che teneva conto dell’estrema vicinanza della CHIMET all’inceneritore di S. Zeno. Insieme sia all’ARPAT che alla Facoltà di Ingegneria, le conclusioni furono che “le emissioni delle due fonti quasi certamente si sovrappongono in una dimensione territoriale…dipendente soprattutto dalle condizioni meteorologiche prevalenti in quell’area. Se tale ipotesi sarà confermata…sarà difficile se non impossibile separare eventuali effetti sulla popolazione attribuibili alle due fonti…”.
Ma a confermare che il problema nell’area è già conclamato, al di là dell’ampliamento richiesto da Chimet spa, si riportano le conclusioni dello studio di monitoraggio biologico per la valutazione dell’esposizione da inquinanti emessi dalla CHIMET, a cura dell’AUSL8 e dell’ISPO, del 26 luglio 2013. Ecco il virgolettato, riportato nella lettera aperta dei due esponenti della sinistra: “I residenti nell’area di Civitella presentano valori più elevati di Mercurio, Argento e Nichel urinari…Inoltre sono stati osservati anche eccessi di Cadmio urinario, a indicare che nell’area vi sono state pressioni ambientali nei residenti di lunga data. L’eccesso di Cadmio nella sola area di Civitella fa ipotizzare un ruolo aggiuntivo svolto dall’azienda CHIMET…”.
E sul terreno? Ecco quanto rilevato dal Dipartimento della Prevenzione dell’AUSL8 il 19 novembre 2015: “Argento e Mercurio eccedono 2-3 volte le concentrazioni naturali, in particolare nelle stazioni prossime all’area industriale CHIMET…”; “L’indagine sulle diossine, furani e PCB indica che l’area è interessata da una presenza diffusa di questi composti…”; “Considerando la sommatoria di diossine, furani e PCB diossina simili, nelle stazioni di Frassineto e Badia al Pino sono state rilevate concentrazioni 3-4 volte superiori rispetto al controllo”…; “Il quadro complessivo che emerge dall’indagine realizzata attraverso i biondicatori sull’Alta Val di Chiana è quello di un’area dove i livelli della maggior parte degli indicatori utilizzati risultano al di sopra dei livelli di controllo. Esistono segnali evidenti di accumulo di argento, mercurio, composti diossina simili unitamente a segnali di esposizione a varie famiglie di contaminanti ambientali”.
Tirando le fila, Mori e Tenti non hanno dubbi: “Tanto esaurientemente premesso, si chiede di considerare improponibile e inammissibile, quindi del tutto irricevibile, qualsiasi richiesta – compresa quella in oggetto – di avvio di procedura di ampliamento produttivo di qualsivoglia industria insalubre presente nel territorio di che trattasi, proprio alla luce delle evidenti criticità di carattere epidemiologico/sanitario summenzionate. Il solo “pensare” di autorizzare nuovi impianti inquinanti o incrementi di potenzialità di quelli esistenti, nei cerchi ipotetici di 5 km di raggio centrati su tutte le industrie in questione (5 km intesi come distanza massima da ogni impianto del limite delle aree più esterne, per quanto riguarda le ricadute degli inquinanti) è fuori da ogni logica e potrebbe essere causa di gravi responsabilità – sotto tutti i punti di vista – per chi desse un parere favorevole: non a caso la Provincia di Arezzo nel 2007, quando le è stato chiesto di pronunciarsi sulla compatibilità ambientale per il medesimo ampliamento dell’attività della CHIMET, ha espresso parere negativo con Delibera n. 553 del 6.10.2009, e francamente ci sfugge cosa potrebbe essere “cambiato” di così sostanziale da allora…”.