Firenze – Nel Rinascimento, ispirò pittori e poeti ed è divenuta l’icona della bellezza femminile. Simonetta Cattaneo Vespucci personaggio-simbolo dello splendore della Firenze di Lorenzo il Magnifico la ritroviamo oggi attraverso l’effigie immortalata da Botticelli ne La nascita di Venere anche in gadget, manifesti pubblicitari, loghi, francobolli, e perfino nell’euro, nelle monete da 10 centesimi.
Ebbene, questo avvincente romanzo storico di Simona Bertocchi, L’ultima rosa di aprile, (Editrice Giovane Holden) con una narrazione, al tempo stesso serrata e coinvolgente, restituisce a Simonetta Cattaneo Vespucci uno spessore umano, tanto più significativo in quanto include aspetti drammatici e rivela una personalità forte sotto l’apparente timidezza
Dopo aver letto questo libro – dove un’emozionante storia d’amore e di morte si unisce alle vicende politiche; a momenti d’intenso pathos e, con un andamento thrilling, s’intreccia alla genesi della Congiura dei Pazzi – si finisce per guardare con altri occhi ai dipinti nei quali Botticelli ha riprodotto l’effigie di Simonetta: Pallade (dove appare austera e malinconica) Giuditta ( dove rivela una notevole sensualità – si parla nel romanzo del disappunto del suocero per questo dipinto). E nel ritratto di profilo con un abito rosso la vediamo determinata e pensosa mentre in Venere e Marte ha lo sguardo da trionfatrice, con un lieve sorriso ironico. D’altronde anche nella Primavera ci appare ben diversa dalla ninfa eterea cantata dal Poliziano.
Inoltre in questo romanzo la vicenda di Simonetta s’inserisce in quella di Lorenzo e di Giuliano de’ Medici E un’ ambientazione storica curata nei minimi particolari ci immerge in uno dei più celebri e drammatici momenti del Rinascimento fiorentino rivelandone insospettati aspetti e sfaccettature .
Anche il titolo ha una forza evocativa e drammatica. Alla fine di aprile, il mese-simbolo della primavera e quindi del risveglio della vita, morirono sia Simonetta che Giuliano. Oltre quattro secoli dopo Eliot avrebbe scritto che aprile “è il più crudele dei mesi”
Ma cerchiamo di saperne di più con l’aiuto della stessa autrice:
D: Come è nato questo romanzo ?
R: “Nasce dall’idea di togliere dall’oblio una donna che ha fatto la Storia ma è conosciuta da tutti solo per la sua immagine. Simonetta Cattaneo Vespucci, simbolo della bellezza rinascimentale, non è stata solo un’icona, è stata un’anima tormentata e inquieta, una donna dalla personalità tutt’altro che remissiva. Colei che per tutti fu la Venere di Botticelli, ebbe una vita molto breve ma intensa, sposata con Marco Vespucci, tra le famiglie più importanti della Firenze laurenziana, divenne amante di Giuliano de’ Medici, fu l’ossessione di Botticelli e di numerosi altri artisti e poeti per la sua bellezza neoplatonica di perfetta armonia tra il divino e il terreno, ma fu anche inconsapevolmente una pedina politica per dimostrare la rinascita di Firenze.
D: Anche lo splendore dell’età del Magnifico si arricchisce di contrasti..
R: “Siamo negli anni della più alta espressione del Rinascimento, la rivoluzione culturale e artistica fece di Firenze la più prestigiosa e ricca signoria d’Italia, oltre ai dovuti e documentati avvenimenti storici, ho voluto descrivere il periodo laurenziano attraverso l’anima, i dubbi, i tormenti, gli istinti, la passione di coloro che hanno fatto parte di queste pagine di Storia. Ho messo la narrativa e anche la poesia a disposizione della storia e ho tirato fuori le persone dai personaggi”.
D: E sono numerosi i personaggi – alcuni inquietanti- che incontriamo nel romanzo
R: “Trattandosi di una romanzo storico, per quanto la documentazione dei fatti sia attenta e scrupolosa, ho inserito anche dei personaggi di fantasia che ho plasmato all’interno della trama. Oltre alla famiglia Medici, ai signori degli stati alleati o nemici, a papi e re, ho voluto movimentare la trama con figure determinanti e affascinanti da amare o odiare che ruotano intorno alla figura di Simonetta Cattaneo”.
D: “”La Venere fiorentina” -hai scritto – “negli ultimi tempi aveva cambiato atteggiamento” . Perché?
R: “Sì, la Venere fiorentina, tutto voleva tranne che essere una Musa, un’immagine senz’anima, una pedina che i Medici potevano usare per mostrare la bellezza divina di Firenze. Dopo lo stupore iniziale per l’incredibile avventura alla corte dei Medici, Simonetta col passare del tempo era stanca di tutto questo, stanca di prestare il suo volto e la sua anima agli artisti, di vivere amori tormentati nello scandalo, di vivere con una famiglia, i Vespucci, che non amava. Firenze le aveva dato l’amore e anche la morte”.
D: Come è nata la tua passione per i romanzi storici?
D: “La storia di per sé è un meraviglioso romanzo, poterla raccontare attraverso i suoi personaggi, anche quelli meno conosciuti, unire la creatività narrativa con il rigore storico appaga la mia anima di scrittrice. Il mio debutto come autrice di romanzi storici è avvenuto nel 2015 con “Nel nome del figlio”, la storia di Ricciarda Malaspina Cibo, marchesa di Massa e signora di Carrara raccontata dalla sua dama di compagnia e sono molto soddisfatta di come è stato accolto il libro.
D: Hai già un prossimo romanzo in cantiere?
R: “Il prossimo libro, su cui sto lavorando, sarà sempre un romanzo storico ma questa volta avrà come personaggio principale un uomo e sarà ambientato tra il Rinascimento e i nostri giorni prendendo delle tinte di giallo storico in alcuni capitoli. Altro non posso dire per ora”.