Firenze – Elezioni amministrative, Stefano Cecchi, rappresentante dell’Unione Sindacale di Base, pone qualche domanda ai 9 candidati alla poltrona di sindaco. L’argomento, la gestione diretta dei servizi pubblici e le sorti dei lavoratori in appalto.
“Il Comune è un ente di primaria importanza – spiega Cecchi – che dà lavoro a 4mila dipendenti diretti, più qualche altro migliaio di “indiretti”. Questi ultimi – continua Cecchi – sono i lavoratori in appalto, “indispensabili per portare avanti la macchina comunale”.
L’importanza del Comune, al di là dell’aspetto “aziendale”, risiede in buona parte nel suo ruolo di erogatore di servizi di base, come i servizi educativi, quelli sociali, i servizi alla casa e via di questo passo. “Negli ultimi quindici anni – dice il sindacalista – l’erogazione di questi servizi ha segnato il passo, a causa delle scelte neoliberiste dell’amministrazione che hanno portato a esternalizzare e privatizzare tanti di questi servizi. Nessuno ne parla in campagna elettorale. Sembra che il problema dei servizi, e del lavoro, non sia un problema di loro interesse”.
Un atteggiamento che induce il sindacato a fare due domande ai candidati sindaco, ma anche ai candidati a consiglieri comunali. E le due domande sono: cosa intendano fare per il rafforzamento e il potenziamento dei servizi a gestione diretta, se sono interessati a questo, o se hanno intenzione di continuare “per la strada dell’esternalizzazione della privatizzazione dei servizi”. Per quanto riguarda il tema del lavoro, Cecchi sottolinea: “All’interno di questi servizi ci sono tanti lavoratori precari, che hanno bisogno di risposte certe”.
La seconda domanda riguarda gli appalti: “Cosa intendono fare per le migliaia di lavoratori degli appalti, che da anni, appalto dopo appalto, aggiudicato sempre al massimo ribasso anche se ai nostri amministratori non piace sentirselo dire, perdono salario e lavoro. Crediamo sia fondamentale – continua Cecchi – che anche in questo campo, e soprattutto in questo campo, ci siano idee chiare e precise. Noi aspettiamo risposte – conclude – anche perché il voto non si chiede. Si merita”.