Firenze – Il tempo stringe, la consultazione elettorale sta per arrivare. Inauguriamo con il candidato dei 5Stelle alla poltrona di sindaco Roberto De Blasi la miniserie di interviste ai candidati affinché parlino della loro “ricetta” per la città E con il candidato pentastellato la prima battuta riguarda un tema che egli stesso definisce “centrale” per la prospettiva futura della città, vale a dire lo strumento urbanistico.
D: Un punto importante per la campagna dei 5 Stelle è senz’altro lo strumento della pianificazione urbanistica. Come mai avete deciso di puntare tanto su uno strumento tutto sommato “tecnico”?
R: “Strategicamente abbiamo la necessità di creare zone di sviluppo all’interno del tessuto urbano, su cui concentrare gli interventi. Una prima considerazione va fatta sulla mobilità. Firenze è una città morfologicamente particolare, nel senso che è una sorta di piana, circondata dalle colline a nord e a sud, con un fiume in mezzo. La piana è densamente popolata, mentre le uniche arterie di circolazione cittadine sono costituite dai viali posti sopra le antiche cinte murarie. detto questo, diciamo anche che le scelte operate fino ad ora riguardo ai mezzi di viabilità sostenibile, alternative alle automobili, quindi la tramvia, non hanno tenuto in considerazione le caratteristiche morfologiche della città. Questo perché collegare quartieri importanti e densamente popolati con un treno che attraversa la città, è stata una scelta del tutto impattante e che ha condizionato e la vita dei cittadini che vivono lungo il tracciato della tramvia, e la vita delle attività commerciali.
D: Tuttavia questa è una scelta che è stata fatta …
R: “Questa è una scelta ormai compiuta e la nostra strategia non sarà certo quella di prendere il piccone per demolire quello che è già stato fatto. Vorremmo guardare invece all’orizzonte futuro, prendendo in considerazione l’esperienza passata per migliorare il servizio che intendiamo offrire alla città. In questo senso, mi riferisco alla linea 3.2, la questione che va valutata a fondo: interessare i viali che vanno dalla Fortezza fino a piazza Beccaria, costituirebbe un ribadire lo stesso errore che è stato fatto per viale Morgagni. Vero è che il mezzo tramviario è un vettore a impatto zero dal punto di vista ecologico, ma le macchine in coda che si formerebbero all’interno di quel tracciato, aumenterebbero ancora l’inquinamento. Secondo noi, il raggiungimento di Bagno a Ripoli è assolutamente necessario, ma possono esistere scelte diverse e alternative sulla modalità. In Europa, abbiamo visto grandi città in cui i mezzi alternativi viaggiano su gomma, sono mezzi elettrici per brevi tratti, navette che possono costituire collegamenti, ad esempio, tornando a Firenze, fra l’attuale infrastruttura tramvia e magari una futura infrastruttura, sempre tramvia, che potrebbe essere realizzata nell’Oltrarno fino a Bagno a Ripoli. Comunque, su questo fronte noi vogliamo coinvolgere esperti che possano dare il proprio contributo, evitando, come è accaduto per la tramvia 3.2, di affidare la progettazione direttamente alle ditte esecutrici, perché questo navigare a vista in qualche modo sembra essere un sistema per fare un pezzo alla volta e poi magari cercare di arrivare in fondo a tutti i costi, andando anche a “forzare” sulle difficoltà”
D: Dunque, voi promettete pianificazione per quanto riguarda le modifiche strutturali della mobilità cittadina.
R: “Sì, noi vorremmo pianificare prima, valutare, poi decidere in che direzione andare. Questo per quanto riguarda la tramvia, ma non solo: è un metodo.
D: Questo focus che voi fate sulla mobilità, è in qualche modo agganciato al discorso periferie? Periferia no, periferia sì, ci sono, non ci sono … secondo voi, esistono a Firenze le periferie?
R: “Certo. Ho ribadito in più occasioni che la linea 4 della tramvia sarebbe dovuta essere la prima a partire. Perché concettualmente è una linea che già esiste di per sé, funzionerebbe tantissimo e avrebbe dato alle Piagge già da tanti anni la possibilità di essere collegate con il centro. Quindi, credo che via Pistoiese abbia la necessità di ricevere un risanamento sotto il punto di vista veicolare: la linea 4 della tramvia va benissimo, come si intende realizzarla, con riguardo alle fermate? Collegare la Leopolda con le Cascine, proseguire verso ovest, per dare un’opportunità in più al quartiere. Le periferie ci sono a Firenze, esistono, e noi vorremmo che le periferie diventassero centrali nella vita quotidiana cittadina. E ciò si fa anche con la cultura”.
D: In che senso?
R: “Abbiamo la volontà di estendere l’attività che interessa ai turisti ai quartieri periferici. Con installazioni, mostre, mi riferisco magari all’installazione che è stata fatta circa un anno e mezzo fa in piazza della Signoria, con tutti quegli elementi che in qualche modo stonavano nel contesto in cui venivano esposti, mentre potevano essere installati in aree delle “periferie” con più adeguatezza, consenso e riscontro. Dunque, attraverso iniziative di carattere culturale, attraverso percorsi che colleghino il centro con le periferie, potremmo riuscire a renderle parte attiva dell’attività turistica cittadina.
D: Sulla questione della mobilità, della cultura come collante pet la città, e fatalmente del turismo, qual è la vostra posizione sull’overtourism? Lo vedete questo problema?
R: “Questo è un problema che non solo vediamo noi, lo vedono tutti. Vale a dire, basta dare uno sguardo alle strade centrali della città, c’è un evidente sovraffollamento di … chiamiamoli individui, perché non si sa bene neppure cosa cercano, che fanno la fotografia davanti al campanile di Giotto, Santa Croce, di fronte al Duomo, ma non hanno modo di essere soddisfatti di aver vissuto quel momento, in una modalità molto simile a quella che si respira a Venezia. C’è molto turismo anonimo, masse incontrollate che sono in fila ai musei, passeggiano per le strade, e che poi si vedono vietare la sosta per mangiare un panino. Il problema esiste, è reale, è chiaro che questa sovrabbondanza di persone che si recano in un luogo per mangiare il famoso panino creano disagio in quel contesto. Però è anche vero che, e mi riferisco a via de’Neri ma anche a piazza Giudici, se piuttosto che mantenere il parcheggio di venti-trenta macchine si riuscisse a realizzare delle pedane, delle aree di sosta, delle aree dove magari il turista possa fermarsi, consumare il panino e poi andar via e la manutenzione-cura di quelle aree concederla alle attività che forniscono questi generi alimentari (street food) forse, in un modo semplice, si potrebbe risolvere un problema e far contento l’esercente che vende il panino e il turista che può consumarlo in modo acconcio”.
D: Questo è un aspetto dell’overtourism, quello più immediatamente percepito dai cittadini. Ma l’altro, forse più inquietante, tanto che qualcuno ha parlato di occupazione della città, è quello dell’assalto alle case in particolare del centro per trasformarle in offerta di affitti turistici brevi. E ben pagati. Un aspetto che impatta immediatamente sull’emergenza abitativa.
R: “Intanto partiamo da un punto. Questo è un vero e proprio problema, ma per la prima volta, sentendo le associazioni di categoria dei proprietari, mi è stato segnalato che con l’aumento esponenziale dell’offerta cominciano a ridursi i profitti. Qualcuno, fra i proprietari, in particolare medio-piccoli, sta reindirizzando la locazione verso famiglie o soprattutto, studenti. Quest’ultimo, vale a dire le locazioni agli studenti, un altro storico problema, dal momento che da sempre hanno una difficoltà estrema nel trovare casa. Ma c’è un altro ordine di problemi, che riguarda gli immobili acquisiti, o in locazione o in proprietà, e trasformati in offerta turistico-ricettiva. I soggetti di cui parliamo prendono in locazione centro, duecento, trecento metri quadri, quindi sette, otto, dieci vani che avevano due/tre servizi igienici e ne vanno a realizzare sette/otto per unità immobiliare. Questo vuol dire che gli impianti di smaltimento dei reflui, che in città non sono storicamente dimensionati per ricevere tutte quelle utenze. Questa è sicuramente anche la ragione per cui si avvertono quegli odori che si avverton quando si passa nei vicoli della città storica. Per cui, una cosa che intenderei da subito fare se dovessi occuparmi dell’amministrazione cittadina, è assegnare agli amministratori di condominio l’attività di controllo e verifica di coerenza alle normative igienico-sanitarie degli scarichi delle acque reflue, dandogli magari un anno di tempo. Verifica che sia tutto a posto. E poi comincerei a fare i controlli. Perché non si può pensare che nel 2020 siano ancora presenti sistemi di scarico delle acque scure nei pluviali riservati alle acque piovane. Questo è il motivo per il quale si sente puzza quando si va in centro. Ritengo infatti che chi fa attività imprenditoriale con l’affittacamere in barba alle normative cui sono invece sottoposti i grandi alberghi che hanno centinaia di dipendenti, che pagano le tasse, che devono rispondere a normative, debba adoperare gli opportuni accorgimenti per fare in modo che quello che fanno lo facciano in regola”.
D: A questo proposito, cosa ne pensa della proposta del Sunia, che ha lanciato l’idea di tassare chi ha un certo numero di unità immobiliari tutte inserite nel circuito dell’offerta turistica, come attività imprenditoriale?
R: “Sono assolutamente d’accordo. Chi gestisce più di due o tre unità immobiliari sta comunque conducendo un’attività imprenditoriale, a maggior ragione chi ha decine di appartamenti impegnati in questa attività. Non si può più far finta di non vederli. Anche questo per andare incontro alle esigenze degli albergatori, perché, ripeto e sottolineo, gli albergatori hanno una notevole struttura da dover mantenere in piedi, per mantenere viva l’attività, mentre gli Airbnb non hanno nessun tipo di onere sotto questo punto di vista. Per cui, chi fa attività imprenditoriale deve essere sottoposto al regime fiscale delle imprese”.
D: Un altro punto ineliminabile nella discussione politica circa le proposte amministrative della città, è quello della sicurezza. Qual è la vostra “ricetta”?
R: “La sicurezza per noi è in uno stato di emergenza. Per fare un esempio, il viale dei Bambini all’Isolotto è popolato, come mi dicono gli abitanti, di spacciatori e consumatori di sostanze stupefacenti. Come sappiamo, la zona è quella dove si ritrovano mamme, nonni, e bambini per giocare e socializzare. Ora, ritengo che questa sia la ricaduta del presidio, sacrosanto, delle Cascine che si svolge sulle 2 ore, che ha determinato l’allontanamento degli spacciatori e consumatori, che però si sono semplicemente spostati, andando a toccare un’area che da sempre è punto di incontro e ritrovo della comunità e dei più piccoli. Il problema sicurezza c’è, c’è il problema della colonizzazione da parte delle attività criminose di piccoli giardini riferimenti storici delle comunità residenti. Per cui, maggior presidio: quando si mettono in atto iniziative “shock” come è stato fatto con le Cascine, bisogna contrastare anche la possibilità dei “trasferimenti” delle stesse attività. Dunque, i presidi devono aumentare. Ma questo non basta. Una volta ripristinato una sorta di “equilibrio” che possa essere in qualche modo compatibile con la vita quotidiana, bisogna correre ai ripari, partendo dalla cultura. Ciò significa impegnare le persone che vivono un disagio, soprattutto coloro che hanno un disagio economico importante e di conseguenza non hanno interessi che possano distoglierli dall’arrendersi rispetto al disagio e al consumo e spaccio, motivandole con attività di tipo culturale in senso largo. Per fare un esempio: circa dieci giorni fa sono stato a Fiesole alla Scuola della Musica e mi hanno parlato di un bellissimo progetto che stanno portando avanti da qualche anno alle Piagge, dove hanno realizzato un’orchestra. Costituita non da professionisti, ma da ottanta ragazzi di diverse etnie e diverse estrazioni, cui son riusciti a comunicare un indirizzo molto preciso, nel senso della passione, della conoscenza. Anche semplicemente insegnare ad apprezzare la musica è già dare un senso. Lo hanno fatto gratuitamente, appoggiandosi a diverse scuole, creando questo centro che riceve gli adolescenti delle Piagge che puntualmente si vedono e manifestano la loro passione per la musica. Un progetto di assoluto successo che, accompagnato da altre iniziative magari di carattere teatrale, letterario, ecc, possano funzionare da catalizzatore per contrastare il rischio di disperdersi nelle spire di un facile (per l’accesso) e doloroso inferno legato al consumo e spaccio di stupefacenti”.
D: Insomma il vero problema della sicurezza, a quanto pare, non parla “solo” il linguaggio dell’aumento delle forze dell’ordine, delle telecamere, del taser ….
“Questa è repressione. Penso che, ad esempio, l’istituzione delle zone rosse sia un provvedimento farlocco, di facciata, che di fatto non serve a nulla. Rasenta la lesione della libertà di poter circolare per le strade liberamente, assicurata ad ogni cittadino. Se un ha avuto un precedente … sembra un DASP, ma neanche in epoca fascista forse … Provvedimenti di facciata che poi non servono a nulla, perché per far sì che questi provvedimenti vengano attuati, dovresti mandare centinaia di agenti, fermare una alla volta le persone, dal momento che non è che ci s’ha un codice a barre o qualcosa stampato addosso che segnali di avere una denuncia, per cui non serve assolutamente a nulla. Abbiamo una sorta di commissariamento del Comune in cui il prefetto prende iniziative che scavalcano il ruolo del sindaco adoperandosi in provvedimenti che lasciano il tempo che trovano”.
D: Un altro punto importante, welfare, emergenza abitativa…
R: “Noi, in questo senso, abbiamo un grosso vantaggio, che a questo punto appartiene a tutte le forze politiche, che è il reddito di cittadinanza. Quando ho fatto l’inaugurazione della sede, fra le persone che conoscevo si è presentato un cittadino mai visto, che ha tirato fuori la PostePay, e fra lo sbalordimento generale mi ha abbracciato. E diceva: “Rdc, Rdc … “. Allora ho realizzato. Reddito di Cittadinanza. “Finalmente – mi ha detto – mi sono potuto comperare un paio di scarpe”. Una fesseria? Una cavolata? Lascio il giudizio a chi mi legge. Sono quegli interventi mirati a contrastare quel senso personale di inefficienza che prende quando i problemi riguardano i bisogni primari. Con il Reddito, le persone possono approfittare per formarsi e giungere a trovare un lavoro rispondente alle esigenze. Credo sia un grande vantaggio e un grosso traguardo. Si dice spesso che le domande non sono coerenti con le aspettative. Forse, tuttavia, chi ha dichiarato di essere povero, non era poi così povero; forse non possedeva i requisiti che consentono di accedere al Reddito di cittadinanza. Forse veramente ci sono tanti “furbi” ed è bene che questi soldi giungano là dove davvero ce n’è bisogno. In considerazione anche del fatto che questi soldi possono venire spesi soltanto per certe cose, vale a dire i bisogni primari, affitto, contributo bollette, beni di prima necessità. Inoltre, nella sua contribuzione massima, si parla di 780 euro, vale a dire, pressapoco quanto guadagna un operatore di call center. Ciò ci induce a una riflessione ulteriore, vale a dire che non è sovradimensionato il reddito di cittadinanza, ma che sono sottodimensionate le paghe di certe categorie di lavoro. Quindi è bene che, chi ha sfruttato il lavoro sottopagando le persone, cominci a riflettere. Invece di delocalizzare”.
D: Un altro punto caldo, l’aeroporto.
R: “Si tratta di una battaglia che riguarda il futuro dell’intera città metropolitana, in considerazione della conservazione di un’area, che è l’area della Piana. La città di Firenze, insieme alla Piana fiorentina, è una delle aree più inquinate d’Europa insieme alla Pianura Padana. Siccome di inquinamento ci si ammala e purtroppo spesso si muore, le strategie politiche devono essere rivolte alla tutela della salute dei cittadini in primo luogo. Realizzare un collegamento velocissimo, con una linea ferroviaria dedicata (con circa 30 minuti di tragitto) , con l’aeroporto Galileo Galilei di Pisa e con l’aeroporto di Bologna, non credo che possa compromettere lo sviluppo e l’efficienza della città di Firenze. Quindi non diciamo che lo sviluppo di Firenze dipende dal nuovo aeroporto. La salute dei cittadini dipende dal nuovo aeroporto”.
D: E invece, la Tav? ….
R: “Bisogna chiedersi: Firenze ha necessità di una nuova fermata dell’Alta Velocità? Firenze ha già la sua fermata: se ci rechiamo alla stazione di Santa Maria Novella, vediamo e prendiamo treni che arrivano e partono collegando Roma, Bologna, Firenze e Milano. Finora sono stati spesi qualcosa come 800milioni, col risultato di avere una grande voragine, una platea di cemento armato, non abbiamo scavato neanche un metro per il sottoattraversamento. Ottocento milioni si potevano utilizzare per ristrutturare scuole, teatri, costruire case popolari, ecc. Tutto questo per arrivare a spendere 4/5 miliardi, vedere l’opera compiuta, e guadagnare 7/8 minuti di tempo di un viaggiatore che da Bologna o da Milano deve raggiungere Roma. Sette/otto minuti di tempo che sono quelli che, in maniera fisiologica, si perdono comunque. Tant’è che è in corso la valutazione costi benefici sulla Tav, che deve prendere in considerazione anche questi aspetti. I soldi sono stati spesi, a Firenze, lo scavo è stato già fatto, troviamo l’opportunità di riconvertirlo. Ma non di continuare in questa direzione che assolutamente è incomprensibile”.