Firenze – Sicurezza, efficienza, decoro: sono gli obiettivi. Criminalità, degrado, traffico, multificio, “ tanti danni” provocati dalla tramvia, invasione incontrollata dei turisti, “movida che non fa dormire i fiorentini”, “apertura agli speculatori invece che agli investitori”, “clientelismo”, costituiscono, invece, il programma di rottamazione, in dura polemica con l’amministrazione di centro sinistra, intesa come l’attuale ma anche quelle degli ultimi dieci-quindici anni a Firenze. Un po’ come il paradiso contrapposto a un girone infernale che diventa il caposaldo della prima uscita in pubblico, pochi giorni fa, del candidato del centro destra a Firenze per le amministrative di giugno: un aspirante sindaco fuori dalle righe consuete, non un politico, ma l’ ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, che ha presentato il programma elettorale in serata, verso le 19, al popolare ex Teatro Tenda ora ribattezzato Teatro Cartiere Carrara in una convention dal sapore Made in Usa: bandierine con il giglio di Firenze da sbandierare, grappoli di palloncini bianco-rosso-viola:i primi due colori come simbolo del giglio rosso in campo bianco, l’ultimo, quello della squadra del cuore, la Fiorentina.
Con la suspence di mezz’ora di ritardo sull’orario annunciato e l’eccitazione crescente, al suono squillante di “A change is gonna come” di Sam Cook, Schmidt esce sul palco baldanzoso, a passo energicamente disinvolto, un soddisfatto “fantastico” sulle labbra, abito blu con gilet e cravatta viola. La folla lo acclama. Si piazza sotto il cartello su cui il nome Eike scritto in rosso campeggia assai più grande del cognome Schmidt. “Voglio essere chiamato Eike da tutta la città” dice l’ex direttore degli Uffizi che si candida con una lista civica, supportato dall’intero centro destra e lanciato dal ministro della cultura del governo Meloni, Gennaro Sangiuliano, che gli ha concesso per la durata della campagna elettorale l’aspettativa dal napoletano museo di Capodimonte di cui è direttore da inizio anno. È il primo aspirante sindaco tedesco d’Italia, ancorché naturalizzato italiano e che non smette di ricordare di avere alle spalle molti anni a Firenze, sette da studente e quasi dieci alla direzione degli Uffizi che vanta essere passati sotto di lui da 3 a 5 milioni di visitatori,rivendicando cuore e aspirazioni assolutamente locali.
Il teatro è pieno di oltre un migliaio di persone assai diverse da quelle che di solito frequentano la sala abituata alle convention del centro sinistra. Un successo di numeri sorprendente per il centro destra fiorentino, che prima di Eike non aveva mai potuto presentare un candidato spendibile, tanto da entusiasmare fragorosamente i colonnelli della coalizione che stanno sempre al fianco del loro candidato ma, durante la serata, nessuno sul palco con lui. Tutti in platea a ascoltarlo, per primo il deputato fiorentino di FdI responsabile nazionale dell’organizzazione del partito e assai vicino a Meloni, Giovanni Donzelli, grande sponsor di Schmidt, accolto sul palco solo dal giornalista Mario Tenerani. Una serata organizzata in due parti: la prima con Eike che presenta il suo programma e la seconda con un botta e risposta in cui Tenerani gli offre entusiastici assist. In seconda fila giù in platea, anche la possibile vicesindaca in caso di vittoria, la giovane e intraprendente notaia Alessia Galdo, proveniente da una famiglia che, ritrovatasi un tempo insieme a Sangiuliano nelle fila del Msi al fianco di Almirante, è amica e collaboratrice del ministro. Il centro destra, solleticato dal numero delle persone raccolte in teatro pur in un’ora abbastanza scomoda e dagli applausi scroscianti che accolgono Schmidt e sottolineano ogni sua frase, pur non credendoci fino in fondo, inizia a sognare il ballottaggio.
Cuore italiano ma eloquio metallico, Eike ha conservato la sua terra di origine non solo nella pronunzia ma anche nella sinteticità e concretezza di eloquio sconosciuta a qualsiasi politico nazionale. Così il suo discorso vola svelto, senza tanti ghirigori, comprensibile e in poco tempo condensa il programma. Caratteristica encomiabile e meritevole di fiducia se non fosse che si sposa al dubbio che almeno per ora nelle sue proposte ci siano più titoli che novità. Nessuna proposta forte. Tanto da far sospettare che Schmidt si fermi ai titoli non solo per non annoiare ma anche perché dietro ai medesimi c’è più verve contro lo stato di cose esistente e più voglia di rottamarlo che sostanza e sorprese per il futuro.
“Siamo qui per cambiare. Per cambiare in meglio”, esordisce Schmidt e tutti se lo vogliono sentire dire. Cambiare è la parola magica, in cosa o come è meno chiaro. Nasce un po’ l’impressione che il cambiamento desiderato e annunciato sia di fatto, più che una rivoluzione, il ritorno ai capisaldi della destra cittadina e al provincialismo di una città che sogna le vecchie glorie essendo poco propensa al nuovo, oltre a partire dai mal di pancia della paura e del senso di insicurezza diffusi in questi tempi. Comunque a ogni frase di Schmidt scrosciano gli applausi di un pubblico che sembra in maggior parte nuovo alla politica e che usa molto il battimani senza osare tanto avventurarsi nello sventolare di bandierine.
Gli applausi più forti scattano quando Schmidt dichiara: “Faremo delle Cascine il Central Park di Firenze”. Entusiasmo assoluto all’idea, da secoli macinata, annunciata, ripetuta, sognata ma mai realizzata, di vedere finalmente il vecchio grande e bel parco fiorentino che adesso è trasandato, acciaccato, malissimo frequentato trasformarsi in un bel ritrovo sicuro “dove i bambini possano giocare”, come dice Eike, che lo descrive sorvegliato in futuro da telecamere in ogni angolo e forze dell’ordine diffuse, animato da sane attività e onorato dall’accesso diretto dal Maggio, da ottenersi tramite un’uscita da aprire sul parco dal retro del teatro affacciato sul verde. Aggiunge che il Maggio “deve tornare a essere fucina di bella musica e belle voci e non più una voragine mangia denaro ”. E siccome da’ anche fisicamente un’idea di efficienza e solidità, l’appello che il candidato sindaco fa a un orgoglio ormai un po’ retorico e magari esagerato scatena un delirio di gioia: «Credetemi abbiamo tutte le carte in regola per rendere la città di nuovo magnifica, il faro del mondo». Firenze “Magnifica” evoca felicità passate e buca l’entusiasmo.
Sicurezza al primo posto: “Vogliamo tornare a passeggiare tranquilli nelle strade principali come nei vicoli, senza guardarci le spalle. Accoglienza sì ma senza cedere il passo sulla sicurezza” : un boato di applausi. Come di fronte alla protesta del “Viviamo nella città più multata d’Italia”. Convince la discontinuità con le amministrazioni passate: aeroporto assolutamente sì , tramvia no. Torna perfino in campo il padre di tutte le battaglie contro il tram, il mitico forzista Mario Razzanelli : “L’ho messa come condizione alla candidatura” si gloria. Schmidt attutisce i toni che sembrano far vivere Firenze in un altro mondo ben lontano dalle città d’Europa tutte tranquillamente super dotate di tramvie, ma non li cancella: “Non sono contro la mobilità pubblica come la tramvia ma contro le tecnologiche vetuste che nessuna altra città userebbe. Basta con il tagliare alberi per far posto ai pali per l’elettricità”.
Dunque, scurdammoce o passato, ma non troppo. Facciamo pure i tolleranti sull’ irrimediabile, ma mai più da ora in poi: “Non possiamo disfare le tramvie esistenti che pure hanno fatto tanti danni e inferto ferite alla città, ma le nuove vanno riviste radicalmente, un buon inizio quella di Campo di Marte”. E siccome ogni quartiere ha sempre brontolato di fronte ai cantieri della tramvia per poi rallegrarsi a cose fatte: della diminuzione di traffico e inquinamento come della crescita di valore delle loro case, applausi a scroscio all’idea di annullare il tram per il Campo di Marte. Dopodichè Schmidt parla di dirigere invece gli sforzi a collegarsi meglio con la Piana e Prato e usare le 15 stazioni ferroviarie inutilizzate.Ma non ci sono notizie per la città e l’hinterland di sud e sud est che sono privi di seri, capienti, puntuali e sostenibili mezzi pubblici, se non, adesso, il progetto già partito della tramvia per Bagno a Ripoli.
E poi ancora. Lo stadio del Nervi: no al suo restyling per renderlo in sintonia con i tempi: non si possono tenere insieme vecchio e nuovo, dice l’ex direttore degli Uffizi aggiungendo che “Il restyling del Franchi è un enorme spreco di risorse pubbliche, c’era possibilità di farlo nuovo lo stadio, con la società e senza spendere un centesimo e ora ci troviamo con un progetto già assegnato, lavori iniziati ma senza finanziamenti. Che ci siano, come si racconta, è una grossa bufala. Lo stadio costa 250 milioni ma altrettanti ce ne vogliono per le attività esterne e 500 milioni non ci sono. Io non sprecherò più un solo soldo pubblico”. La sala torna ad applaudire. Come a ogni frase, il gradimento dei convenuti è alto ma la buccia di banana a proposito dello Stadio che è uno dei massimi nervi scoperti dei fiorentini, sventolata dal centro sinistra immediatamente dopo la convention è che le critiche vengono proprio da uno, si sottolinea, che due anni era fa era nella commissione esaminatrice del progetto attuale e lo aveva approvato, lanciandolo perfino alle altezze del Brunelleschi. L’aspirante sindaco non sarà adesso un po’ troppo ispirato sai committenti?, si insinua.
Dal giorno alla notte, va avanti Eike: “Vogliamo gli studenti in città ma non gli eccessi della movida che hanno trasformato i residenti del centro in vittime inascoltate e ostaggi del degrado”. Il patrimonio immobiliare: “Basta con lo svendere i palazzi storici, bisogna, piuttosto, usarli per servizi, scuole, spazi culturali”. L’università : “Vogliamo che l’università sia un vanto, abbia sedi adeguate, veri studentati e non falsi student hotel. Bisogna recuperare tanti edifici vuoti e degradati che vanno riqualificati”. Il turismo che invade: “Il turismo in sé non è una brutta cosa purché sia sano e non tossico. Il problema è come viene gestito”. L’esempio negativo sono “i tanti mini market e gli infiniti panini che vengono loro offerti senza attrezzature per raccogliere i rifiuti, attraendo i piccioni”. Applausi.
La via rottamatrice trionfa più delle proposte per ribaltare una realtà così descritta : “Degrado, criminalità, traffico, invasione incontrollata dei turisti, promesse vane di ascolto, grandi sprechi di soldi e progetti assurdi come le isole galleggianti. Tutto questo deve finire”. Quanto alla sua rivale, la candidata del Pd Sara Funaro, l’ attacco ironico sembra quasi inevitabile. L’isola sull’Arno da lei proposta, anche se Funaro ha poi spiegato di averlo detto nel contesto più ampio di un rifacimento del bacino del fiume, arriva su un piatto d’argento quando a Schmidt viene chiesto con quali risorse pensi di realizzare tutto ciò di cui ha parlato. La risposta è rapida: “Sa quanti asili si farebbero al posto dell’isola?”. E, ancora più tagliente, ampliando il discorso generale sulle risorse: “Noi siamo liberi, non abbiamo clientele da soddisfare”.
La convention si chiude sulle note di “Don’t stop me now”dei Queen. Poi tutti a stringere la mano e felicitare Eike, con il centro destra fiorentino che ritrova la carica tramite quello che la gente accorsa in teatro chiama ancora “direttore”, riferendosi al lungo passaggio del candidato, dal 2015 a ieri, a capo degli Uffizi e considerandolo l’autore del rilancio del prestigioso museo fiorentino nel quadro internazionale.